“Credo che sia tutto qui, il senso della mia storia: le favole esistono e non sono storielle, ma profezie di cui possiamo scegliere la trama. Abbiamo un enorme potere: sta a noi decidere di usarlo”. Sappiamo che non si dovrebbe mai parlare in una recensione del finale di un libro eppure queste parole, scritte nelle ultime righe di Nata sotto una buona stella (Mondadori) sono rimaste impresse nella nostra mente, probabilmente perché racchiudono tutta la forza e l’energia magnetica di Gessica Notaro. Cinque anni dopo quel maledetto 10 gennaio del 2017, quando la sua vita cambiò per sempre, Gessica ha deciso di mettere nero su bianco la sua storia, ripercorrendo gli eventi che l’hanno segnata, dai lutti familiari alla relazione tossica con l’uomo che l’ha aggredita con l’acido, passando per il suo amore per gli animali e il canto, passione, quest’ultima, che ha guidato e accompagnato il suo percorso di recupero aiutandola a “rinascere” più forte di prima.

Definire però Nata sotto una buona stella come un libro autobiografico è assolutamente riduttivo. “Ero fasciata come una mummia, con due buchini per il naso, due fori per le orecchie e uno per la bocca”, scrive raccontando del suo risveglio in ospedale, al Bufalini di Cesena, all’indomani dell’aggressione con l’acido. È un flusso di coscienza doloroso e a tratti agghiacciante, che ripercorre con estrema lucidità e distacco il filo degli eventi, come a mettere un punto per chiudere un ciclo. E darne inizio ad un altro. Gessica Notaro non si risparmia niente, il dolore vissuto è palpabile ma, alla fine, ciò che colpisce dritto il cuore del lettore è la sua positività, la capacità di non darsi per vinta neanche un istante. I dettagli della sua relazione tossica devono fungere da campanello d’allarme per chi, leggendoli, prova familiarità: lei non nasconde di esser stata messa in guardia da un amico su quell’uomo pericoloso, e non nasconde neanche il senso di fascinazione che l’ex fidanzato esercitava su di lei, un’arma che non ha esitato ad usare per farle del male. Con una schiettezza disarmante, Notaro racconta il suo vissuto per mettere in guardia e rassicurare chi si è trovato o si trova tutt’oggi ad essere oggetto del desiderio malato di uno stalker. Senza risparmiarsi, senza compiangersi, senza un istante di pausa nello slanciarsi verso nuova vita.

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Gessica Notaro a FqMagazine: “Prima dell’aggressione bollavo le vittime di violenza come stupide. Oggi so che sono fragili, è come non avere la ‘testa sana’. Dico: chiedete aiuto”

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