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Gessica Notaro a FqMagazine: “Prima dell’aggressione bollavo le vittime di violenza come stupide. Oggi so che sono fragili, è come non avere la ‘testa sana’. Dico: chiedete aiuto”

Nella sua autobiografia, Nata sotto una buona stella, c'è la sua storia, la sua personalità ritrovata o forse scoperta, la sua bellezza: "Quando lo vivi in prima persona capisci che lo stalking ti fa ammalare, c’è gente che si suicida perché questa pressione psicologica ti toglie la voglia di vivere... Oggi? Sono più bella. E giuro che non è una paraculata. Tutti pensano: è la classica stronzata che dice questa poveretta che è rimasta vittima di un’aggressione e poi si deve accontentare. No, no, io non mi accontento..."

di Davide Turrini e Ilaria Mauri

“Il mio aggressore in libertà? Sarà lui ad avere paura di me”, ci dice. “Non bisogna avere paura, perché se ce l’hai, questi stalker la sentono. Sono come squali”. Anche via zoom Gessica Notaro riesce a trasmettere la sua forza d’animo, quell’energia vitale che l’ha portata a rinascere più forte dopo l’aggressione con l’acido subita il 10 gennaio del 2017 per mano del suo ex fidanzato. Gessica ha rimesso insieme i pezzi dopo quella notte ed è più determinata di prima, oltre che più bella, come lei stessa racconta in Nata sotto una buona stella, la sua autobiografia in uscita con Mondadori. Un libro che ha deciso di scrivere non solo perché la sua storia sia monito per chi si trova a vivere una relazione tossica ma anche per chiudere definitivamente un capitolo della sua vita.

Nella cover del suo libro si copre metà del viso con una mano dorata e questa mano sembra come infonderle nuova linfa. È un’immagine molto poetica, tenera e allo stesso tempo forte e simbolica…
L’idea era quella del kintsugi. La tecnica giapponese che esalta l’arte di abbracciare il danno. Quella tecnica dei vasi giapponesi che una volta che spaccati invece di essere buttati via vengono riaggiustati con l’oro. Ho deciso di esaltare queste rotture/fratture per valorizzare il danno anziché nasconderlo. Anche il punto debole può diventare un punto di forza.

Come è stato ricordare e ripercorrere in prima persona tutta la propria vita durante la scrittura di questo libro?
Ho aperto talmente tanti cassetti che erano stati chiusi che sono tornati alla mente dettagli che avevo rimosso. È stato un grande lavoro di introspezione, non è stato semplice, è stato doloroso ma mi ha aiutata.

C’è un cassetto in particolare che non ricordava esistesse?
Il libro abbiamo finito di scriverlo circa tre mesi fa. Per istinto di sopravvivenza avevo staccato con il cervello. Ho così la versione definitiva tra le mani da ieri. Non saprei “aprire” un cassetto in particolare, ma il ricordo di molti dettagli che quella volta, negli anni in cui vivevo una relazione con l’uomo che mi ha poi gettato acido in viso, avevano una parvenza di normalità ma che con la testa sana di oggi non ce l’hanno per niente.

Una “testa sana”?
Dico sana perché chi rimane incastrato in una dipendenza affettiva è come rimanesse intossicato, come se facesse uso di sostanze stupefacenti. Da vittima non sei più in grado di intendere e volere. Questo la gente deve capirlo. In molti dicono: sta lì infognata e non si lascia aiutare. Queste vittime per quanto possano essere forti, se cascano in queste trappole non riescono più a sganciarsene. È come una dose di eroina, all’inizio ti piace però poi capisci che ti sta portando alla morte, ma quando provi a farne a meno ti manca l’aria.

Lei si è sempre dimostrata incredibilmente serena e ottimista. In tutte le pagine del libro racconta di aver trovato sempre un appiglio per uscire dal buio, all’ansia, dal dolore: è stato davvero così?
“Quella volta là” (si riferisce all’aggressione ndr) non lo so. A me piace dire che non si trattasse solo di una forza terrena. In quei momenti arriva qualcosa di strano dal cielo. Anche adesso se la devo descrivere non te la so descrivere, chiamalo istinto di sopravvivenza, chiamalo miracolo. Arriva qualcosa a cui non riesci a dare un nome.

Lei ha sempre avuto una profonda consapevolezza nei gesti compiuti prima della terribile aggressione subita: si sentiva in obbligo di andare a frenare il suo ex che dava in escandescenza minacciando suoi colleghi o amici. Si metteva in mezzo, diceva ci penso io, ma eri una vittima…
Ho fatto l’errore che tutte quante facciamo in quella situazione: pensavo di aggiustare la situazione da sola, pensavo nella paura di avere comunque tutto sotto controllo invece non è così. Per questo io dico sempre: fatevi aiutare, parlatene il più possibile, da sole queste situazioni non si riescono a risolvere.

Come si affrontano gli sguardi, i commenti, il giudizio delle persone, gli odiatori sul web?
Mah… dico la verità in francese moderno: me ne sbatto altamente le palle. Scrivetela in maniera più diplomatica, ma quando passi certe situazioni nella vita credetemi non te ne importa niente di cosa dice questa gente qua. I problemi sono altri. Poi è gente fortemente disturbata. Mi rincuora che c’è qualcuno che sta peggio di me.

Che rapporto ha con i media? All’indomani dell’aggressione, tutti titolavano “La Miss sfregiata con l’acido”: ha mai sofferto per come i giornali hanno trattato la sua storia?
No, non ho mai sofferto. I media, chi più chi meno, sono sempre stati dalla mia parte. C’è chi ha utilizzato parole che vendevano di più in quel momento, ma era pur sempre la verità. Quindi mi sono sempre sentita rispettata dai giornali e giornalisti.

Lei racconta che sia negli istanti immediatamente successivi all’aggressione che poi nei giorni seguenti, in ospedale, ha spesso pregato Dio dicendogli “prenditi la mia bellezza ma lasciami gli occhi”: qual è il suo rapporto con la fede e chi è Dio per lei?
Sono una credente non praticante. Non vado in chiesa. Sono sicuramente una grande peccatrice. Ho una visione della fede prettamente spirituale. Penso che esista un essere superiore che io chiamo dio e altri in altro modo. Penso ci sia un’energia superiore a cui chiedere aiuto nel momento del bisogno e che puntualmente ci risponde e si rende disponibile. Io non sono mai stata lasciata sola, mai.

Oggi possiamo dire che quella preghiera è stata più che ascoltata. Lei ha confidato di sentirsi “anche più bella di prima”.
Ma sapete che sì! E giuro che non è una paraculata. Tutti pensano: è la classica stronzata che dice questa poveretta che è rimasta vittima di un’aggressione e poi si deve accontentare. No, no, io non mi accontento. Io mi vedo proprio bella. Io mi piaccio proprio. Anzi nel disastro, perché chiaramente la pelle del viso è rovinata e ci devo ancora lavorare, ci sono dei tratti del mio viso che sono anche migliorati rispetto a prima. Con questo non voglio dire che l’aggressione mi ha fatto un favore per carità. Potessi tornare indietro mi sarei risparmiata tutta questa sofferenza. Dico sul serio: oggi quello che vedo allo specchio mi appaga. Passare tre anni con quella persona che me ne ha fatte di tutti i colori, soprattutto nell’ultimo periodo, gli otto mesi di stalking, allo specchio non vedevo altro che il riflesso di quello che avevo dentro. E io dentro ero marcia. Quindi mi vedevo brutta bruttissima, non mi piacevo più da tre anni.

In un altro passaggio del libro ricorda che lei anni fa da giovanissima “bollava” donne che subivano violenze come deboli, fragili…”. Pensava, a me non può succedere perché io sono forte…
No, no, io le bollavo proprio come delle stupide. Io oggi dico che sono fragili e la fragilità non è una colpa. Ho sempre avuto un carattere molto forte e pensavo: ma che problemi hanno queste stupide che si fanno trattare così? Ed è l’errore che fanno tantissime persone. Poi quando lo vivi in prima persona capisci che lo stalking ti fa ammalare, c’è gente che si suicida perché questa pressione psicologica ti toglie la voglia di vivere.

Pensa che i predatori la intuiscano prima questa fragilità nelle loro vittime?
Assolutamente sì. Il narcisista maligno è in cerca costantemente di una fonte di approvvigionamento narcisistico ed spesso sono donne forte che stanno vivendo una fragilità momentanea e quindi consentono a questi vampiri di succhiargli via tutto, anche l’anima.

Più volte nel libro definisce il suo ex fidanzato un “manipolatore affettivo”, può spiegarci questa forma patologica di possesso dell’altro in una relazione?
Non è una mia invenzione. È trattato su qualsiasi manuale di psicologia e criminologia. Se ne dovrebbe parlare più spesso perché se fosse più conosciuto questo argomento magari potremmo drizzare le antenne prima.

Quali sono i segnali d’allarme da non sottovalutare per uscire in tempo da una dipendenza amorosa e per aiutare qualcuno, amico o familiare in difficoltà?
Potremmo scriverci un altro libro. Sono tante le sfaccettature. La tendenza del narcisista maligno è quella di isolare la vittima affinchè ad essa non rimanga altra soluzione che frequentare e credere solo a lui. Arriva a plagiare talmente tanto la vittima che questa osserva il mondo che la circonda attraverso gli occhi del manipolatore perdendo il senso della realtà attorno a sé. Da esterni dobbiamo capire questi momenti e intervenire. Queste ragazze (talvolta anche ragazzi) si vergognano di chiedere aiuto o non sono addirittura consapevoli di quello che gli sta succedendo. Bisogna rimanere in loro ascolto, quindi, senza giudicarle.

Come ci si comporta quando un familiare, un’amica o anche solo una conoscente ci sembra essere succube del proprio compagno?
Da quattro anni a questa parte faccio questo di lavoro. Ascolto vittime di violenza quindi mi succede dieci volte al giorno di registrare questi accadimenti. Tutto dipende dalle necessità che richiede la storia, la persona in sé. La prima regola base però è: non giudicare. Poi seconda cosa: avere tanta pazienza perché la vittima cambia idea spesso. La vittima è molto altalenante nell’umore quindi ti ascolta, va a denunciare, poi ritira la denuncia, sparisce e inizia a vederti, anche se la vuoi aiutare, come una figura nemica. Chiunque al tuo posto direbbe: vai a quel paese e arrangiati. Invece devi rimanere lì e far capire che ci sarà sempre una porta aperta per lei.

Ha mai paura che uno stalker possa rivolgersi contro di lei e farle del male?
È capitato. Minacce, osservazioni, messaggi. Io sono scortata, anzi ricordo che collaboro con la Luciano Ponzi investigazioni. Sono monitorata 24 ore su 24 quindi posso prendere una posizione. E meno male, perché altrimenti queste povere criste rimarrebbe da sole. Bisogna tutelarsi e non avere paura, perché se ce l’hai la paura, questi la sentono. Sono come degli squali.

Vuole lanciare un messaggio ai ragazzi, alle giovani coppie di oggi?
Volersi bene. Quando ti ami attiri verso di te le cose più positive.

La sua vita è costellata di presenze animali (Penelope, Golia, Zeus, Reggy): che rapporto ha con loro, che significa per lei questa relazionalità?
Gli animali sono il più grande canale che esista tra il cielo e la terra. Lo sto scoprendo ancora di più adesso. Arrivano sempre con una missione ben specifica nella nostra vita e ci aiutano sempre a superare situazioni di difficoltà. A me gli animali hanno sempre salvato. In un modo o nell’altro, sempre, cani, delfini, cavalli. Il mondo dei mammiferi marini è speciale. A me manca il mio lavoro. In realtà ogni tanto vado a dare una mano in via ufficiosa al Delfinario dove lavoravo prima. Quel lavoro tornerà e non mi scollerò mai dal mondo animale: è l’unico modo per rimanere aggrappata ai valori della terra e della vita.

Ha paura di cosa potrebbe succedere quando lui, il suo aggressore, tornerà in libertà?
No. Io mi sono sempre comportata bene. È lui che deve aver paura.

Cosa la spaventa oggi?
Nulla. Forse le malattie e le cose di cui non abbiamo controllo. I veri guerrieri sono quelli che combattono contro il cancro, soffrono da anni e non mollano di un centimetro. Io quella forza non ce l’avrei.

La notte, com’è per lei oggi?
Quando è successo erano le 11 di sera, era notte. Per questo all’inizio è stato difficile. Poi però si supera, l’importante è restare positivi, fare le cose che ci piacciono e che vogliamo veramente. È questo che ti fa superare i traumi, se durante il giorno spendi bene il tuo tempo, la sera ripensi alle cose belle che hai fatto e ti addormenti sereno.

Come si può tornare ad amare?
Ripeto sempre questa frase banale: quella roba là non era amore, era un rapporto tossico. L’amore è un’altra cosa, perché averne paura. L’amore fa stare bene. Sei felice. Vivi tutto con entusiasmo, non bisogna aver paura dei sentimenti belli.

Cosa direbbe oggi a quella ragazza che l’11 gennaio 2017 si è risvegliata al Bufalini di Cesena completamente bendata, impossibilitata anche ad aprire gli occhi?
Niente, perché mi ha già detto abbastanza lei. Mi ha insegnato tutto quindi non devo insegnarle proprio niente.

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