“Non date un altro lutto a queste famiglie ed alla nazione intera. Chiediamo al nostro Stato e ai suoi organismi di mettere avanti la dignità ed il rigore unito al rispetto della finanza pubblica. Non ci fermeremo in questa battaglia di civiltà”. In una lettera aperta ai presidenti della Repubblica, del Consiglio e delle due Camere e ai ministri di Sviluppo economico e Trasporti, il comitato familiari vittime del ponte Morandi chiede di interrompere la trattativa di Cassa depositi e prestiti con il gruppo Atlantia per il passaggio di Autostrade per l’Italia in mano pubblica. “Nulla è definito e le trattative, fino a firma definitiva, potrebbero interrompersi per mancato accordo”, scrive la portavoce del comitato Egle Possetti, che nel disastro ha perso la sorella, il cognato e i nipoti.

“La transazione prevista per l’acquisizione evidenzia un grosso divario con il valore reale, decurtato dei debiti e dei risarcimenti per la drammatica vicenda”, si legge nel documento. Tanto più che il gruppo controllato dalla famiglia Benetton ha chiesto 400 milioni di ristoro per i mancati pedaggi dovuti al Covid, una somma che, se concessa, farebbe salire il prezzo di acquisto a 9 miliardi e mezzo di euro. “La società cedente richiederebbe un ulteriore ristoro, aggiuntivo a quello già precedentemente ottenuto, per il recupero dei mancati pedaggi causa Covid, nonostante in sede di convenzione unica la società concessionaria non avesse optato per il regime di equilibrio. In questi anni sono stati erogati utili sproporzionati a discapito delle manutenzioni, stante ai bilanci pubblicati di cui purtroppo stiamo vedendo i gravissimi risultati“, scrivono i familiari delle vittime. “Siamo preoccupati che ancora una volta chi non ha gestito adeguatamente un bene pubblico riceva un beneficio finanziario. Vedere ancora questo spettacolo sarebbe come veder morire un’altra volta le nostre famiglie. Inoltre – si legge – le società partner di Cdp (i fondi Blackstone e Macquarie, ndr) pare siano, tramite reciproche proprietà azionarie, quasi le medesime cedenti e questo porterebbe a un’altra anomalia.

“Pensiamo che lo Stato abbia un grosso debito con i cittadini in questa vicenda”, argomentano: “per anni la concessione è stata via via blindata senza garanzie di tutela per la cittadinanza e la finanza pubblica. Quante persone sono passate sui nostri viadotti e sul ponte Morandi rischiando la vita? Crediamo che nessun giudice potrebbe condannare lo Stato per l’annullamento e la revoca di questo contratto, pensiamo che anche nel caso peggiore la situazione sarebbe comunque proficua da un punto di vista finanziario rispetto a questo acquisto (stante il debito attuale ed i futuri risarcimenti che rimarrebbero in capo al nuovo acquirente)”.

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