Gli 20 Stati più ricchi del mondo hanno speso finora quasi 10 trilioni di dollari statunitensi per arginare il Covid-19, e promettono di stanziarne ancora.
È fondamentale che i governi del G20 si impegnino senza riserve a rendere trasparenti i principi regolatori degli appalti per equipaggiamento protettivo, medicine e vaccini, in modo da evitare di ripetere gli errori fatti dall’inizio della pandemia. Il G20 deve seguire l’appello dei leader Ue a “sostenere e rinforzare il suo impegno a combattere la crisi Covid-19, specialmente nel garantire un accesso economico ed equo a diagnosi, terapie e vaccini per tutti”.

di Gavin Hayman, Open Contracting Partnership

I governi di tutto il mondo spendono un dollaro su tre in contratti con fornitori. Questi contratti sono le fondamenta del bene pubblico derivante dalle nostre tasse; forniscono le scuole, gli ospedali e le infrastrutture da cui tutti dipendiamo. Il peso della spesa pubblica è sentito di più nei sistemi sanitari nazionali, in cui l’accesso a cure a poco prezzo può essere una questione di vita o di morte.

Durante l’emergenza c’è stato un abuso crescente di appalti pubblici che ha favorito corruzione e clientelismo. Sono i cittadini a pagare il prezzo di questa cattiva gestione dei soldi pubblici: dispositivi di protezione falsi, carenza di vaccini e medicine troppo care.

Ecco perché, ora più che mai, i governi del G20, che si incontreranno a Roma il 21 maggio per il Global Health Summit, dovrebbero impegnarsi alla massima trasparenza nelle loro spese pubbliche.

Le cinque economie più forti del G20 – Stati Uniti, Cina, UE, Germania e Giappone – da sole, secondo le stime dell’FMI, nel dicembre 2020 avevano speso più di $9 trilioni di dollari (almeno €7.5 miliardi) per arginare il Covid-19, e hanno già stanziato altri miliardi per aiutare la ripresa. In Italia sono stati spesi €22,8 miliardi relativi all’emergenza tramite i bandi di gara delle pubbliche amministrazioni, secondo il sito Bandi Covid di Openpolis.

Negli ultimi dieci anni ci sono stati dei progressi in materia di trasparenza degli appalti pubblici che hanno aiutato a ridurre i costi di trattamenti molto cari come quelli per l’HIV/Aids. Lo stesso insegnamento deve essere applicato all’attuale crisi sanitaria. Abbiamo bisogno di regole chiare lungo tutto il processo di rifornimento, distribuzione e somministrazione dei vaccini anti Covid-19 per garantire il diritto di accesso al vaccino per tutti. Gli Stati a basso e medio reddito devono sapere con chiarezza se i contratti che hanno stipulato sono equi. Quando i contratti vengono negoziati in segretezza, le aziende hanno il potere di imporre le loro condizioni, favorendo così una mentalità in cui gli accordi a porte chiuse e la corruzione sono la norma, mentre chi ne paga le spese sono i contribuenti.

“Le situazioni di emergenza offrono terreno fertile a circostanze in cui interessi particolari utilizzano fondi pubblici per profitti privati, rendendo più difficile riconoscere e mitigare i punti deboli che aprono la via alla corruzione e agli sprechi”, ha avvertito l’FMI all’inizio della pandemia nei primi mesi del 2020.

Da quando è stata dichiarata la pandemia da Covid-19 da parte dell’Oms (Organizzazione Mondiale per la Sanità), l’11 marzo 2020, la corruzione negli appalti pubblici ha prosperato. Mentre i governi erano impegnati a preparare appalti per le procedure d’emergenza in una corsa all’equipaggiamento medico, trasparenza, open data e responsabilità sono stati duramente colpiti.

A partire dal marzo 2020, troppi appalti pubblici legati alla pandemia sono stati compromessi da segretezza, procedure opache e corruzione. In Germania e nel Regno Unito sono sotto esame accordi con fornitori molto vicini ad alcuni parlamentari. In Kazakistan un’azienda di distribuzione di fiori si è aggiudicata contratti redditizi per la fornitura di dispositivi di protezione individuale; negli Stati Uniti e in Slovacchia sono stati stipulati contratti per il rifornimento di attrezzature mediche a società che erano state registrate appena qualche settimana prima. In Guatemala e in tante altri Stati i prezzi sono duplicati rispetto alle medie storiche.

Gli osservatori di contratti pubblici hanno individuato contratti legati al Covid che erano stati assegnati in esclusiva, con gare e aggiudicazioni coperte da segretezza. In molti casi soni stati nuovi fornitori senza esperienza a ottenere accordi remunerativi per milioni di dollari.

È per questo motivo che il G20 deve seguire l’appello dei leader dell’Ue a “sostenere e rafforzare l’impegno a combattere la crisi Covid-19, specialmente nel garantire un accesso economico ed equo a diagnosi, terapie e vaccini per tutti”.

Se il G20 dovesse fallire nell’adottare tali principi, il prezzo da pagare potrebbe essere enorme. Il totale complessivo che verrà speso per i vaccini Covid-19 fino al 2025 dovrebbe ammontare a $157 miliardi (€130 miliardi). Segnali di cattiva amministrazione nella distribuzione del vaccino stanno già emergendo: in Puglia, un ispettore del governo ha scoperto che il numero di operatori sanitari vaccinati superava nettamente il numero di dipendenti registrati nel settore.

“L’Italia, che quest’anno ospita il G20, dovrebbe dare il buon esempio e abbracciare i più elevati standard di trasparenza degli appalti e delle spese della pubblica amministrazione” dichiara l’attivista anti-corruzione Davide Del Monte, ex direttore esecutivo di Transparency International Italy e fondatore dell’organizzazione Info Nodes. “Con oltre €200 miliardi da spendere, sarebbe anzi meglio dire investire, per il futuro del Paese, non ci si possono permettere sprechi e corruzione. Per questo ci aspettiamo che tutte le informazioni vengano pubblicate nel modo più aperto e trasparente possibile,” aggiunge Del Monte, membro del C20, gruppo di organizzazioni della società civile che sostiene l’hosting del G20 in Italia.

C’è speranza. In Lituania, un portale apposito che pubblica open data sui contratti legati al Covid ha aiutato gli osservatori a fornire un servizio a chi paga le tasse; in Paraguay, l’agenzia per gli appalti pubblici si è mossa rapidamente per garantire che i dati sugli appalti connessi alla pandemia fossero accessibili per tutti.

Il G20 deve impegnarsi pienamente a pubblicare i dati relativi agli appalti pubblici come parte della ripresa globale. I governi non possono permettere che le forze del settore privato compromettano la trasparenza: bisogna proteggere gli interessi dei cittadini, e non quello delle aziende farmaceutiche.

Le spese non sono state tracciate per troppo tempo durante l’emergenza, come è stato dimostrato dai casi di Argentina, Regno Unito, Sudafrica e tanti altri stati. È tempo di invertire la rotta e andare avanti. Non solo per ristabilire la fiducia, ma anche per assicurare che i trilioni investiti per la ripresa arrivino dove dovrebbero e possano salvare vite.

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