La scuola è stata riaperta in presenza dal 26 aprile, ma un insegnante su quattro non ha ancora ricevuto il vaccino. Dopo aver somministrato almeno la prima dose a 1.152.528 (dato al 27 aprile) tra docenti, bidelli e amministrativi, il commissario straordinario all’emergenza, il generale Francesco Paolo Figliuolo, il 9 aprile scorso ha deciso di dare assoluta priorità per le vaccinazioni anti Covid-19 in primis agli over 80 e alle persone fragili, poi agli over 70 e 60. Una scelta che ha scatenato le reazioni del mondo della scuola, delle organizzazioni sindacali, dei presidi ma soprattutto dei docenti. Sono quest’ultimi a trovarsi “in mezzo alla strada”: c’è chi non l’ha ancora fatto e a questo punto spera di non dover avere a che fare con Astrazeneca, c’è chi ha avuto la prima dose e non ha ancora la data della seconda somministrazione, c’è chi nel frattempo ha deciso di non vaccinarsi più e chi è pronto a valutare i propri anticorpi per poi decidere che fare.

La sospensione della vaccinazione ha aumentato la confusione e i dubbi tra maestri e professori. E il caos regna sovrano anche all’interno delle stesse Regioni: in Lombardia, per esempio, qualcuno ha avuto la data del secondo appuntamento, altri attendono la chiamata, altri ancora hanno ricevuto l’avviso per due date. Ma c’è anche chi doveva fare l’iniezione proprio nei giorni della sospensione e ora si ritrova punto a capo a ripetere la richiesta senza alcuna precedenza.

A raccontare quest’ultimo caso è un’insegnante di sostegno di una scuola secondaria di Milano: “Avrei dovuto ricevere la dose il 13 aprile ma è arrivata l’ordinanza che ha bloccato i vaccini agli under 60 e mi è arrivato un messaggio che annunciava la sospensione della mia somministrazione. Ho chiamato in Regione perché ho sentito in TV che per i docenti si sarebbe comunque fatta fino al 14, ma nulla da fare. Mi hanno detto di rifare la procedura di richiesta ma, a questo punto, senza alcuna precedenza per me che son docente”.

È andata diversamente, invece, a un’altra maestra: “In regione Lombardia mia figlia di 39 anni – racconta Sara Cacioppo al Fatto Quotidiano.it è stata vaccinata con Astrazeneca il 12 aprile nonostante già avessero stabilito che questo vaccino fosse adatto agli over 60 e nonostante avessero già sospeso la vaccinazione per i docenti. Mia figlia prima di farlo ha telefonato all’Asp (Azienda sanitaria provinciale) ma hanno risposto che non sapevano niente e di presentarsi. Una sua collega invece il giorno successivo è stata avvisata di non andare”. Alessandro, maestro della primaria in provincia di Cremona, invece, ha ricevuto un doppio appuntamento per la seconda dose: il 27 maggio, fissato dal punto vaccinale di Soncino dopo la prima iniezione, e il 14 maggio confermato via sms ma da fare a Crema, stavolta.

Dalla Lombardia alla Sicilia, nessuno è rimasto indenne dal caos generato dallo stop. Antonella Passarello, maestra della primaria aspetta ancora: “Sono andata, ho atteso tre ore in coda, alla fine è arrivata la notizia che veniva bloccato Astrazeneca. Mi son sentita sollevata: almeno non farò quel tipo di vaccino”. A Bari, Corrado de Gioia, 38 anni, insegnante alle elementari ha fatto la prima dose di Astrazeneca a marzo ma al momento non sa nulla sulla data di richiamo: “Informalmente sappiamo tra fine maggio e inizio giugno ma sono informazioni di corridoio. Chissà come andrà a finire”.

E ci sono anche casi in cui lo stop alla vaccinazione per gli insegnanti ha creato paradossi anche nel resto della campagna vaccinale, come avvenuto nelle Marche. “Fino al 17 aprile hanno continuato a vaccinare senza problemi i colleghi – racconta al Fatto.it una professoressa di scuola superiore marchigiana – a chi si era prenotato per i giorni successivi, come me, invece, tra giovedì 15 e venerdì 16 è arrivato un sms con la disdetta. Nel frattempo la Regione ha aperto le prenotazioni per la fascia di età 65-70 anni, dando appuntamento fin da subito e riempendo quindi gli spazi ‘lasciati vuoti’ dai docenti cancellati. Il risultato? Ci sono 71enni prenotati prima della sospensione con appuntamenti anche a maggio, e 65enni già vaccinati. Speravamo che almeno il nostro stop servisse a far seguire un ordine giusto di età”. Ma non solo. “La cosa assurda – continua – è che anche giorni dopo lo stop, provando a prenotarsi, il sistema dava ancora l’opportunità di farlo, nonostante non ne avessimo più il diritto”.

Altro capitolo riguarda invece coloro che hanno perso la fiducia: “Ho la prenotazione per seconda dose il 28 maggio ma non credo che la farò. Intendo eseguire i test per il titolo anticorpale da vaccino e da Covid e, se ci sarà una buona copertura, rinuncerò”, spiega Anna Maria Capasso. Stessa scelta fatta da Valeria Martino, professoressa a Verona: “Valuterò in base all’esito dell’esame sierologico: se ho abbastanza anticorpi non la farò. Aggiungo – e questo lo dico da giurista, non da insegnante – che ritengo illegittimo il provvedimento del Governo che, da un lato, sconsiglia il vaccino agli under 60 e, dall’altro, obbliga chi ha già fatto la prima dose che pure rientra nelle categorie che rischiano con AstraZeneca (specialmente donne sotto i 60 anni) a fare il richiamo col medesimo tipo di vaccino”.

Ma quante sono esattamente le persone del mondo della scuola vaccinate? Secondo i dati ufficiali che IlFattoQuotidiano.it ha raccolto da una fonte sicura del ministero della Salute, al 23 aprile avevano ricevuto la prima somministrazione il 73,89% dei docenti. La seconda dose era invece stata eseguita solo all’1,88% ovvero 28.471 persone.

Andando ad esaminare l’andamento regionale – sempre secondo i numeri del ministero della Salute – il Molise si aggiudica la maglia rosa con il 99,87% di dosi fatte; segue il Friuli Venezia Giulia con 92,80%; Abruzzo (92,41%); Puglia (89,80%); Lombardia (85,91%) e Lazio (83,86%). La maglia nera, invece, va alla Liguria dove solo il 41,37% del personale scolastico ha ricevuto la prima dose. Ad attendere la prima dose in Italia sono ancora 394.545 persone del mondo della scuola (26,11%).

Resta aperto il dibattito sull’opportunità o meno di sospendere la campagna vaccinale. Uno dei consulenti del ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi conferma al Fatto.it che il tema è difficile: “Ad oggi oltre il 70% del personale ha comunque ricevuto una dose che abbatte l’ipotesi di malattia grave”. L’immunologa Antonella Viola non ha dubbi: “Ho sempre ripetuto, sin dai primi giorni dell’anno che i vaccini dovessero essere utilizzati in base al rischio clinico e non per categorie lavorative. È stato giusto vaccinare i medici e gli infermieri che sono a contatto con i pazienti ma non gli amministrativi. Allo stesso modo, non si sarebbe dovuto vaccinare il personale di scuola e università. Solo mettendo in sicurezza i più fragili, in base a età e comorbidità, noi potremo svuotare gli ospedali e ridurre il numero di morti. Quindi approvo la nuova linea del governo e il cambio di strategia”.

Un pensiero condiviso dal presidente della Federazione medici di famiglia, Giacomo Caudo che da mesi è impegnato in prima linea: “Sulla scelta delle categorie tutto può essere opinabile. Aver dato la precedenza ai luoghi di cura è corretto; averla data agli ultra 80enni è condivisibile perché presentano una mortalità superiore; inserire i pazienti fragili nella lista prioritaria è giusto. Superato questo è tutto opinabile. Non abbiamo dati chiari su chi rischia di più. Dire che un servizio pubblico è più prioritario di un altro è fuorviante”.

Chi invece reclama vaccini subito per tutti i docenti è Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi: “Non trovo logico che si sospenda la vaccinazione, non tanto per la salute dei docenti, ma anche per quella degli alunni. Non ho nulla contro la vaccinazione degli anziani, ma dobbiamo accelerare”. Sulla stessa linea di Giannelli anche le organizzazioni dei sindacalisti della scuola. La segretaria nazionale della Cisl scuola, Maddalena Gissi, ribadisce: “Dobbiamo capire se e soprattutto quando si riprenderà la campagna rivolta ai docenti”. Duro anche il segretario della Flc Cgil, Francesco Sinopoli: “Siamo di fronte al fallimento della questione vaccinale dell’Europa. Si è giocato uno scontro geopolitico. Non ci sono i vaccini. Sarebbe stato sensato spiegare perché si è interrotta la campagna. Bisognava completarla. Le Regioni hanno fatto una gestione totalmente autonoma: troppe deroghe rispetto ai prioritari”.

Per ora di ripresa della campagna vaccinale per i docenti non se ne parla. Fino a pochi giorni prima della ripartenza i sindacati hanno tirato la giacchetta al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, vista appunto l’apertura il 26 aprile di tutte le scuole, ma al momento non sembrano esserci spiragli.

Articolo Precedente

A Prato le prime elementari cinesi multilingue. La fondatrice: “Qui il livello culturale della comunità è più basso, volevo fare qualcosa”

next
Articolo Successivo

Il “piano estate” per le scuole: ecco a chi è rivolto e come funzioneranno le tre fasi

next