È la prima discesa in campo di Giuseppe Conte nel dibattito interno del governo Draghi. Un intervento non più solo da ex presidente del Consiglio, ma da leader in pectore del Movimento 5 stelle, deciso a fare pressione sull’esecutivo nel momento più caldo delle trattative sul Recovery plan, con un Consiglio dei ministri continuamente rimandato e i partiti di maggioranza divisi sul superbonus 110%. “La transizione ecologica è una priorità sia per me che per il Movimento 5 Stelle. È un’occasione imperdibile per il nostro Paese e non può essere rimandata per difetto di lungimiranza o carenza di volontà politica”, ha scritto Conte su Facebook in mattinata, proprio quando le tensioni a Palazzo Chigi erano fortissime. “In quest’ottica, il superbonus 110% è una misura fondamentale per consentire non solo di salvaguardare il nostro Pianeta e abbattere in modo significativo le emissioni, ma anche per permettere a milioni di famiglie di risparmiare sui costi dell’energia e di rendere più sicure le proprie case sul piano antisismico“. L’ex premier in sostanza si è rivolto direttamente all’ex capo della Bce, mettendo nero su bianco che per i pentastellati il via libera al Piano di ripresa e resilienza passa inevitabilmente per una proroga al 2023 della misura pensata per dare una spinta alle ristrutturazioni edilizie. Poi, nel giro di circa un’ora, si è trovato l’accordo.

“Con il superbonus si sta investendo su un patrimonio immobiliare vetusto, si stanno creando migliaia di posti di lavoro con cantieri diffusi su tutto il territorio”, ha ricordato ancora Conte, sottolineando che “ad oggi, nonostante le difficoltà create dalla pandemia, sono stati avviati già oltre 10mila cantieri in tutta Italia per un valore superiore al miliardo di euro”. La sua convinzione, così come quella di tutto il Movimento, è che il superbonus sia “essenziale” per fare da volano alla ripresa economica post-Covid. Il problema è anche politico, perché “il Parlamento si è espresso in modo chiaro e compatto sulla necessità di prorogare il superbonus almeno fino al 2023 a tutti i soggetti e a tutte le tipologie di edifici. Tutte le categorie produttive lo ritengono fondamentale per risollevare il settore dell’edilizia e dare certezza agli investimenti”. Non è un caso che in queste ore a difendere la misura siano intervenute anche associazioni di consumatori, Confindustria e l’Associazione bancaria italiana. Conte ha quindi chiesto che l’esecutivo Draghi – che “ha abbracciato la svolta della transizione ecologica” – agisca in modo “conseguente“: “La misura del superbonus va prorogata fino al 2023 e, anzi, è necessario intervenire per renderla ancora più semplificata. Occorrono segnali politici forti e chiari. I nostri cittadini, le famiglie, le imprese chiedono certezze”.

Con il suo intervento, l’ex premier ha cercato anche di fare da collante all’interno del Movimento – che proprio in queste ore è sconquassato dallo strappo di Rousseau – per creare un fronte comune nella battaglia in maggioranza. Lo sottolinea il deputato Stefano Buffagni, commentando così le parole di Conte: “Insieme al Governo lo abbiamo inserito con coraggio e visione: il settore edile sta ripartendo verso la transizione, il che significa futuro e lavoro e aiuto alle zone. Ora lo dobbiamo difendere. Bene che ci facciamo sentire uniti. Diamo forza alla nostra delegazione di governo che deve lavorare senza paura e con forza”. A stretto giro è arrivata infatti una nota congiunta della delegazione M5s, composta dai ministri Stefano Patuanelli, Luigi Di Maio, Federico D’Incà e Fabiana Dadone, in cui si legge che il Movimento “chiederà garanzie nero su bianco affinché” il superbonus “nei prossimi provvedimenti economici venga prorogato al 2023“. Il punto di caduta nelle trattative, raggiunto prima del Cdm, sembra quello di inserire l’estensione della misura nella legge di bilancio o in un altro decreto-legge.

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