Cultura

Lo Scaffale dei Libri, la nostra rubrica settimanale: diamo i voti a Melissa Magnani, Alessia Gazzola, Teresa Ciabatti

di Davide Turrini e Ilaria Mauri

Iniziamo per una volta dal fondo di un libro. Le ultime venti pagine di Teodoro (Bompiani) di Melissa Magnani. Perché è come assistere ad una tempesta letteraria perfetta, una curiosa brusca accelerazione nonostante la totale somiglianza nel respiro, nel passo, nella densità del resto del romanzo. Un’autentica magia. Intanto Teodoro è la voce, il punto di vista, l’osservazione di un bimbo nato il 1 ottobre e vissuto undici giorni che riannoda i fili del suo nucleo familiare rurale di pianura composto da sei fratelli, due sorelle, madre cresciuta tra i cavalli, padre campanaro, e una nipotina Bastarda, sorta di ellissi narrativa suprema e sovrana come poche su carta. Lo spazio e i personaggi si muovono in una dimensione da “realismo immaginario”, in echi di fiaba dalla forza magica e simbolica (le due vecchie una cieca e una storpia, il fratello senza un piede, ad es.) dove materia e spirito si intrecciano vorticose in un racconto ciclico, reiterato, ritmato da una voce fuori campo malickiana, presenza invisibile ma vibrante e percepibile che scorge, interpella, descrive, delinea e si avvicina ai familiari perduti, tra ritualità arcaiche e apotropaiche (amuleti, medaglie d’ottone di cavalli, salvia, malva, piume di merlo, brandelli di carta), passioni ancestrali (i fratelli che amano la stessa donna), dolori dell’anima (il diario del padre di Teodoro, il fratello che scompare e quello che staziona a ridosso delle rotaie dove passa il treno). Magnani ricorre poi ad un approccio formale che ribolle di anafore ed epifore lontanamente pascoliane, scolpisce anacoluti, calibra metafore porose e scosse dagli elementi della natura sovrastante i protagonisti con una potenza espressiva di rara efficacia, ipnosi, malia. “Ti vedo. I tuoi capelli scompigliati, groviglio di foglie scure, disordinate, che crescono senza direzione, ortiche nere. I tuoi occhi, campi incolti, a maggese”. Anche se non è letteratura per tutti i palati, per noi è un “sì” grande come una casa. Voto (Magnani, siamo qui): 8 e ½.

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