Cultura

Lo Scaffale dei Libri, la nostra rubrica settimanale: diamo i voti a Melissa Magnani, Alessia Gazzola, Teresa Ciabatti

di Davide Turrini e Ilaria Mauri

SEMBRAVA BELLEZZA - 3/3

Ecco un altro “io ipertrofico”. Un Francesco Piccolo modello L’animale che mi porto dentro (con un quintale in meno di sessualità predatoria, sia chiaro). Sembrava bellezza di Teresa Ciabatti (Mondadori) di primo acchito, in quel centinaio di pagine iniziali – “Libro Primo” – appare come una strada letteraria senza uscita, un piatto insipido, linguisticamente in apnea. La declinazione biografica autocelebrativa di una scrittrice (la Ciabatti sì, ma fin dove?), donna matura alle soglie della menopausa, che ha raggiunto il successo commerciale e di critica, e lo vive come segno di rivalsa, di rivendicazione sociale sul periodo adolescenziale più che doloroso, banalmente insignificante. Poi ecco il “Libro secondo” e ti accorgi che era tutta calcolata, misuratissima, bluffante ammuina. La “livella sociale” tanto agognata è una sorta di falsa pista psicologica che cela in verità un mastodontico, a suo modo tenero e tragico senso di colpa (c’entra una sorta di ragazza bellissima oggi letteralmente “minorata”). Così nel rievocare le schermaglie subite passivamente tra ragazze e ragazzi durante le superiori, come una sorta di anaffettività generale nella propria crescita e quella bellezza esteriore che pare fuggita negli anni, la scrittrice torna a fare spazio fisico e mentale a due ex compagne (Federica e Livia) riemerse come fastidio da celebrità, in realtà trappola narrativa e redde rationem dell’essere donna ma soprattutto madre. L’autoironia sentimentale e sessuale che nella prima parte appariva bolsa inizia ed echeggiare furtiva e penetrante. Il susseguirsi consequenziale degli accadimenti, prima fastidiosamente frammentari, assume clamorosa robustezza logica. L’intreccio tra l’ “alto” culturale di chi ha letto Freud e il “basso” (televisivo, social) piano inclinato in cui si risolve il rebus intimo della scrittrice si mescola ad un tourbillon linguistico/temporale di cui sul finale – “voltati, lettore” – se ne scorge l’incredibile autorevolezza di stile e l’assoluta pregnanza di significato. Voto (ma poi “il giocattolo con l’elica di plastica o carte che ruota col vento” qual è?): 8 e 1/2.

SEMBRAVA BELLEZZA - 3/3
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