La Corte Suprema tedesca ha sospeso l’iter di approvazione della legge di ratifica del Recovery Fund: il giorno dopo il via libera da parte del Bundestag, oggi anche il Bundesrat aveva approvato in via definitiva la partecipazione della Germania al programma di aiuti da 750 miliardi di euro per la lotta alla pandemia. I giudici di Karlsruhe sono intervenuti con una risoluzione che non autorizza il presidente federale Frank-Walter Steinmeier a firmare la legge, dopo il ricorso urgente presentato dall’economista e fondatore dell’AfD Bernd Lucke. Lo stop temporaneo si applica quindi fino a quando non ci sarà una pronuncia da parte della Corte sul Recovery. La Commissione europea, però, può iniziare a sbloccare i fondi del Recovery solo dopo che tutti i 27 Paesi dell’Ue avranno ratificato la decisione.

Lucke, voce dei critici del Recovery Fund in Germania, con il suo “Bündnis Bürgerwille” aveva annunciato all’inizio della settimana di volersi rivolgere alla Corte costituzionale. La sua tesi è la seguente: alcuni Stati Ue potrebbero non essere in grado di ripagare la loro quota di debito, che così potrebbe finire a carico dei Paesi “creditori”. Di conseguenza, dalla ratifica del Recovery Fund potrebbero derivare nuovi obblighi finanziari per la Germania. La Corte di Karlsruhe può quindi intervenire, se ritiene, prima che la Germania si assuma nuovi oneri.

Già a maggio 2020 la stessa Corte Suprema tedesca si era espressa sul quantitative easing, concludendo che “il governo federale e il Bundestag hanno il dovere di attivarsi contro il programma di acquisto di titoli nella sua forma attuale. Una sentenza che aveva scatenato le reazioni negative della Bce e della Corte di Giustizia Ue. Anche allora, a promuovere il ricorso era stato Bernd Lucke, l’economista tedesco che fondò il partito di estrema destra AfD per poi lasciarlo, ritenendo che virasse troppo a destra.

Il processo di ratifica da parte dei Parlamenti nazionali europei sulla decisione di aumentare le risorse proprie del bilancio Ue è necessaria a sbloccare le prime risorse del Recovery Fund. Negli ultimi giorni, l’ok è arrivato da Spagna, Belgio, Grecia, Lussemburgo e Lettonia, portando così a 13 gli Stati membri che hanno completato la procedura. Nelle scorse settimane, Bruxelles ha più volte sollecitato i Paesi a completare la ratifica entro la fine di marzo per rendere disponibili le prime risorse a fondo perduto del Recovery prima dell’estate. Oltre ai cinque Paesi che hanno dato l’ok di recente, il via libera sulle risorse proprie è finora arrivato dai Parlamenti di Italia, Croazia, Cipro, Francia, Malta, Slovenia, Portogallo e Bulgaria. All’appello mancano ancora 14 Stati membri su 27.

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