Cominciano le discussioni all’interno della maggioranza in vista del nuovo decreto Covid che andrà a sostituire quello attuale, in vigore fino al 6 aprile. Fonti governative confermano che il provvedimento è atteso per la prossima settimana ed è stato avviato un primo lavoro istruttorio per capire quali misure mettere in campo. Stando a quanto riferisce l’Adnkronos, una delle ipotesi è quella di prorogare le attuali misure anti-contagio fino all’11 aprile, ma con una possibile eccezione: riaprire anche in zona rossa le scuole dell’infanzia e le elementari per dare fiato a genitori e famiglie. Altre fonti consultate dall’Ansa negano che allo stato attuale si stia valutando una “mini-proroga”, ma in serata è il ministro del Lavoro Andrea Orlando a confermare che l’opzione è sul tavolo: “Non ci sono ancora notizie definitive. E’ una valutazione in corso“, dice a Porta a porta su Rai1. “Credo che bisognerà proseguire aiutando chi va in difficoltà, accelerando sul fronte dei vaccini e lavorando su tutte le misure di prevenzione che si possono realizzare senza interrompere l’attività produttiva dove è possibile”.

Per quanto riguarda le scuole, invece, come sempre ci sono ministri che invocano la riapertura e altri che invocano prudenza, citando l’esempio della stretta appena varata in Germania. Insomma, le trattative sono ancora allo stadio preliminare. Ma nel pomeriggio il premier Mario Draghi ha visto per oltre un’ora a Palazzo Chigi il ministro della Salute Roberto Speranza, il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro e il presidente del Css Franco Locatelli. L’incontro è servito a fare un punto sul quadro epidemiologico e si sarebbero esaminate le curve del contagio, riflessioni indispensabili per capire che direzione prendere dopo le vacanze di Pasqua.

Va ricordato che le regole attuali prevedono parametri molto stringenti per l’inserimento delle Regioni in area arancione o rossa e di fatto è stata “congelata” la zona gialla: nei territori compatibili con questo scenario si applicano infatti le restrizioni da zona arancione. Un regime che – se dovesse prevalere la linea del rigore – potrebbe essere esteso di un’altra settimana rispetto a quanto inizialmente preventivato, in modo tale da consentire un raffreddamento della curva epidemiologica e non ostacolare la campagna di vaccinazione. Il timore è infatti che il ritmo attuale dei contagi (vicino al plateau) non sia sufficiente per mettere al riparo il Paese da nuove risalite dei casi prima dell’estate, con inevitabili conseguenze sugli ospedali, ancora alle prese con centinaia di ricoveri quotidiani. Il tutto avrebbe un impatto negativo sulla somministrazione dei vaccini.

Nei prossimi giorni, assicurano fonti del governo, verrà convocata la cabina di regia per arrivare a un punto di caduta all’interno della maggioranza. “Pensiamo che dopo la Pasqua la situazione migliorerà gradualmente – dice il ministro dell’Economia Daniele Franco -, e poi ci muoveremo con gradualità verso una situazione più normale a maggio e giugno: questo grazie alla disponibilità dei vaccini e all’aiuto che arriva dalla stagione più calda”. L’esecutivo punta a comunicare le misure in anticipo per dare la possibilità ai cittadini di organizzarsi, ma l’obiettivo è anche quello di permettere a bambini e ragazzi di tornare a scuola al più presto. “Lavoriamo giorno e notte per poter riaprire”, ha detto il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, incontrando Anci e Upi in videoconferenza. Il ministro ha ricordato di aver chiesto, anche in sede di Consiglio dei ministri, che le scuole siano le prime a riaprire, quanto prima, in condizioni di sicurezza, “a partire dai più piccoli che devono essere i primi a poter tornare”.

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