‘Quando si tornerà a scuola?’ tutti si chiedono. Ma io soprattutto mi chiedo, come ci si tornerà?

L’ISS spiega che se vogliamo riportare i ragazzi a scuola in presenza, più che cambiare i protocolli, occorre rispettarli in maniera più decisa ed efficace. In maniera PIÙ DECISA ED EFFICACE mi fa abbastanza tremare.

Il normale bisogno dei bambini è quello di giocare, muoversi, socializzare, esplorare. Se la scuola priva di esperienze corporee e di movimento, sarà sempre più difficile per i bambini incuriosirsi, appassionarsi, imparare. Questo è un problema della nostra scuola da sempre, dal Covid in poi, è anche peggio. Mascherine, distanziamento, protocolli rigidissimi, che se presi alla lettera ci fanno tornare all’educazione autoritaria di inizio 900 con i bambini fermi immobili al banco. Tornare in presenza in condizioni ancora più rigide, mi sembra folle. I politici non hanno voluto fare nulla per ridurre il numero dei bambini in classe e per aumentare i docenti: a inizio gennaio è stata bocciato un emendamento alla legge di Bilancio, proposto da Paola Nugnes, per ridurre gli alunni per classe a massimo 15 bambini (la media europea nella scuola primaria è di 14).

E’ ovvio che a queste condizioni la scuola sarà sempre più simile ad una caserma, o ad un’azienda, e i bambini dovranno adattarsi ad essere piccoli soldatini obbedienti a regole soffocanti. Con buona pace di tutta la pedagogia studiata all’Università. Davvero le uniche alternative sono dad chiusi in casa, oppure le lezioni in presenza chiusi in classe, immobili e fermi al banco, con mascherina 5-8 ore di fila?

Le scuole che hanno la sfortuna di non avere il cortile, o di averlo troppo piccolo, sono le più svantaggiate (spesso e volentieri sono scuole pubbliche). Le piccole uscite al parco pubblico da noi, ad esempio, sono state vietate dalla dirigente, per eccesso di zelo, che le ha equiparate a gite scolastiche (nonostante il governo non abbia mai vietato formalmente l’outdoor education). Ma in questo fosco periodo, la rigida burocrazia prevale sul buonsenso, anche a scuola.

In alcune scuole medie e primarie (lo dico per esperienza diretta) è stato persino vietato di muoversi dal banco, anche a ricreazione. Bambini obbligati a stare seduti al banco per tutto il tempo. Io ho provato a protestare, ma mi sono sentita rispondere bruscamente: “Preferisci la dad”? Ora che la scuola è chiusa, la dad porta con sé altre ingiustizie e altre vessazioni. I miei figli se la passano tutto sommato bene, la dad per loro è tollerabile perché appena finite le videolezioni corrono a giocare nel parco sotto casa con i bambini vicini (piccoli gruppi, sempre gli stessi bambini).

Da noi, per fortuna, i parchi sono aperti. Ma alcune famiglie tengono ugualmente i bambini chiusi in casa, ed in certe regioni (e comuni) i parchi sono addirittura chiusi. I più piccoli sono affidati ai nonni, che magari sono terrorizzati. Ho visto nonni iperansiosi che impedivano ai nipotini di appena 3 anni di avvicinarsi ad altri bambini e socializzare. Che cosa lascerà questo lungo periodo ai bambini? La chiusura in se stessi, la frustrazione e la paura dell’altro, la paranoia del contatto, la mancanza di empatia, l’obbedienza acritica e la soppressione dei propri bisogni…

Non dobbiamo limitarci a chiedere di riaprire la scuola, dobbiamo chiedere che sia una scuola rispettosa dei bisogni dei bambini, anche in tempo di pandemia. E’ ciò che chiede una lettera firmata da vari cittadini alla Regione Emilia Romagna: alternare la Dad a piccoli gruppi in presenza al parco o al teatro. Visto che l’attività all’aperto è fondamentale per potenziare il sistema immunitario e la produzione di vitamina D come anche consigliato dai pediatri italiani (SITIP,2012).

Quando la scuola in presenza riprenderà, dovremmo chiedere spazi adeguati, uscite nel quartiere, almeno 1 ora di outdoor al giorno. Ci erano arrivati anche ad inizio 900: al tempo della tubercolosi, nascevano le scuole all’aperto, dando impulso ad un rinnovamento della pedagogia. Ancora adesso in tanti paesi europei l’outdoor è molto sviluppata. Mentre noi siamo sempre al lumicino.

Anche i Teachers for Future italiani sottolineano l’importanza di una scuola più verde, aperta e sostenibile con un accorato appello: “Basta scuole-fabbrica e scuole-caserma! E’ il momento della scuola di prossimità e degli spazi di apprendimento innovativi“. Nel 2018 è stato depositato un disegno di legge, a firma della senatrice Cirinnà (PD) e redatto insieme alla Lipu, per finanziare e garantire spazi verdi in ogni scuola. Che fine ha fatto questa proposta? Il deficit di natura è un problema sempre più grave, e impedisce ai bambini di essere resilienti agli eventi stressanti.

Infine, occorrerà anche riformare il mondo del lavoro: diminuire le ore di lavoro settimanali e garantire un reddito di base incondizionato, dando la possibilità ai genitori di stare più tempo con i figli, e migliorando la qualità della vita.

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