Pugni e calci per aver dato un bacio al compagno. È denuncia che arriva dagli attivisti di Gaynet di Roma, realtà che si occupa di diritti lgbt. L’episodio è avvenuto intorno alle 21:00 di venerdì 26 febbraio. “I fatti sono stati resi noti solo ora per agevolare l’iter legale” spiega dice Rosario Coco, referente di Gaynet Roma. Vittima è Jean Pierre Moreno, rifugiato e socio dell’associazione. Una persona ha visto Jean Pierre baciarsi con il compagno mentre aspettava il treno, ha attraversato ben due binari da una banchina all’altra e si è presentato davanti ai due dicendo ‘non vi vergognate?‘. Sono seguiti calci, pugni e percosse, quasi per miracolo senza gravi conseguenze fisiche, nonostante la violenza con cui il soggetto si è scagliato, mostrata nel video girato da un amico della coppia che si trovava con loro. Anche il compagno di Jean Pierre è stato colpito marginalmente e ha sporto denuncia”. Sfortunatamente – prosegue Coco – l’iter con le forze dell’ordine non è stato facile. La polizia ha faticato a comprendere il movente omofobo ed è servita una integrazione della denuncia per mettere nero su bianco la richiesta di recuperare i video delle telecamere di sicurezza, che proverebbero la dinamica dei fatti. Attualmente non sappiamo ancora se le immagini saranno recuperate, poiché vengono distrutte ogni 7 giorni e questi passaggi hanno determinato una notevole perdita di tempo”. “Attendiamo adesso il pronunciamento del pubblico ministero su quanto accaduto, auspicando che si faccia tutto il possibile per l’identificazione dell’aggressore e per classificare questo reato nel miglior modo possibile secondo gli attuali strumenti giuridici. La Legge Zan, in attesa di approvazione definitiva al Senato, avrebbe certamente imposto alle autorità di accertare sin da subito l’eventuale movente dei fatti sulla base dell’odio omotransfobico. Quando accaduto – conclude – è purtroppo ormai parte di una quotidianità intollerabile in un Paese europeo che dice di guardare all’europeismo delle istituzioni Ue ma si ritrova nei fatti una cronaca degna della repressione che vediamo in Polonia”.

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