Si riaccende ancora lo scontro tra Unione Europea e Regno Unito, dove gli attriti si misurano sulle dosi dei vaccini esportate da Bruxelles verso altri Paesi senza reciprocità. Tra questi c’è anche la Gran Bretagna che, nonostante produca il vaccino AstraZeneca, non ha ancora assicurato l’invio di fiale verso il continente. Solleva il nodo – cruciale nel momento in cui le campagne vaccinali sono in pieno svolgimento – la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che ricorda: “Dall’Ue abbiamo esportato dieci milioni di dosi” alla Gran Bretagna, “è il primo Paese per l’export dall’Ue”, senza contare che il Regno Unito produce il vaccino AstraZeneca. “Stiamo ancora aspettando che arrivino dosi dal Regno Unito in modo che ci sia reciprocità”. Da Londra è arrivata la replica: un portavoce di Downing Street ha risposto che il governo di Boris Johnson sta “rispettando il suo impegno” di non imporre restrizioni all’export dei vaccini. “Mi rifaccio a una conversazione avuta dal primo ministro con von der Leyen a inizio anno – ha detto il portavoce – in cui lei ha escluso restrizioni alle aziende che attuano le loro responsabilità contrattuali. Noi restiamo fedeli a questo principio e ci aspettiamo che l’Ue continui pure a rispettare i suoi impegni”.

La presidente della Commissione europea ha ricordato che l’Unione “è la regione che ha esportato di più, 41 milioni di dosi a 33 Paesi, ma vogliamo vedere reciprocità. Non sta tornando niente verso l’Ue”. Diversa invece la situazione “con gli Stati Uniti“, ha sottolineato von der Leyen, con i quali “c’è la reciprocità: non ci sono export da Ue a Usa e viceversa di vaccini, ma c’è un flusso intenso dei precursori, degli ingredienti, e di tutte le materie che servono per fare i vaccini”.

Il rispetto dei contratti e i tagli di AstraZeneca – Per una prosecuzione rapida ed efficace della campagna vaccinale, e anche per “accelerare e fare meglio”, “vogliamo che le aziende produttrici rispettino i contratti”, dice von der Leyen, diversamente da quanto fatto da AstraZeneca, che nel secondo trimestre “consegnerà all’Ue 70 milioni di dosi rispetto ai 180 milioni che aveva contrattualmente promesso di fornire”. Nonostante il mancato rispetto degli impegni di consegna della multinazionale anglo-svedese, “con l’arrivo delle prime dosi del vaccino Johnson&Johnson da aprile possiamo raggiungere l’obiettivo di avere il 70% degli adulti vaccinati entro fine estate”, aggiunge la presidente della Commissione e ricorda che, al contrario di quanto fatto finora da AstraZeneca, BionTech-Pfizer e Moderna hanno rispettato gli impegni. Nel secondo trimestre arriveranno dalla prima 200milioni di dosi, 55 da Johnson&Johnson e 35 da Moderna. Le prime vaccinazioni J&J sono attese per aprile.

A proposito delle aziende “affidabili”, ha aggiunto che con queste “dobbiamo investire per creare partenariati a lungo termine, investendo su di loro, quindi saremo disposti a fare prenotazioni anticipate di milioni di dosi anche per il futuro”. Sulla distribuzione, von der Leyen ha sottolineato che “deve essere fatta in proporzione alla popolazione, il criterio più giusto”, ma che alcuni Stati membri “hanno deciso diversamente” non acquistando poi “le quantità che spettavano, quindi ci sono state tornate successive di distribuzione per chi era disposto a comprare di più rispetto alla popolazione“.

La “proporzionalità” nell’export dei vaccini – Alla luce di una situazione epidemiologica chesta peggiorando”, von der Leyen ribadisce che l’Europa “sta cercando di collaborare con le esportazioni ma le strade corrono in entrambe le direzioni, ci deve essere reciprocità e proporzionalità. Se la situazione non cambia – precisa la presidente della Commissione -, dovremo riflettere di far dipendere l’export sul livello di apertura dei Paesi” riceventi. E “rifletteremo se con i Paesi che hanno tassi più alti di vaccinazioni c’è proporzionalità“. In Europa, chi ha la percentuale più alta, è proprio il Regno Unito, che finora ha somministrato 26,5 milioni di dosi, completando la vaccinazione per 1,66 milioni di cittadini (pari al 2,5% della popolazione). In più, da oggi invita alla vaccinazione tutte le persone over 50, dopo aver coperto già la quasi totalità degli over 70, delle persone malate e vulnerabili, nonché una larga fetta di ultracinquantacinquenni.

Sulla sospensione di AstraZenecaQuanto alla temporanea sospensione di AstraZeneca in molti Paesi d’Europa alla luce di casi di trombosi, la presidente della Commissione precisa di avere “fiducia nel prodotto e negli scienziati dell’Ema (che ieri ha tenuto una conferenza stampa e domani si pronuncerà definitivamente sulla questione). Dobbiamo dare loro il tempo di cui hanno bisogno per valutare la frequenza degli eventi tromboembolici” rispetto alla cittadinanza vaccinata. “Bisogna rispettare procedure e rispettare il fatto che scienziati abbiano bisogno” di qualche giorno per condurre le loro analisi. Sono contenta che non si siano prese scorciatoie” nell’approvazione dei vaccini, “ma si sia affrontata la strada più lunga”.

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