Arrivare all’approvazione delle leggi delega sulle riforme della giustizia entro l’estate. È l’obiettivo della guardasigilli, Marta Cartabia, che in mattinata ha incontrato i capigruppo della maggioranza nelle commissioni Giustizia di Camera e Senato. Era la seconda riunione, dopo il primo incontro del 19 febbraio scorso in cui Cartabia si era presentata ai deputati e senatori di Pd, M5s, Leu, Forza Italia, Lega e Italia viva. In quell’occasione la ministra aveva spiegato che non c’era alcuna fretta di intervenire sulla riforma di Alfonso Bonafede che blocca la prescrizione dopo il primo grado di giudizio, visto che i primi effetti si avranno solo tra qualche anno. Una mossa politica che aveva disinnescato eventuali tentativi della “ex opposizione” di far saltare la riforma con ementamenti-trabocchetto al decreto Milleproroghe.

Questa volta l’incontro tra la ministra e i parlamentari della maggioranza che si occupano di giustizia ha avuto contenuti esclusivamente di metodo. L’inquilina di via Arenula, in pratica, ha spiegato come intende procedere per arrivare prima possibile all’approvazione della riforma del processo penale e di quella civile, ma pure della nuova legge elettorale per il Consiglio superiore della magistratura. Tutti temi sui quali il precedente esecutivo aveva già approvato e depositato disegni di legge delega sui tavoli delle commissioni giustizia del Senato (la riforma della giustizia civile) e della Camera (quella penale). A questo proposito Cartabia ha spiegato ai capigruppo che non vuole sprecare lavoro già svolto in commissione. Tradotto vuol dire che sulla giustizia il governo di Mario Draghi intende ripartire dai testi di Bonafede. Saranno il punto di partenza per una revisione che tenga conto della nuova maggioranza. In questo senso la ministra ha chiesto ai capigruppo di presentare eventuali emendamenti entro aprile – il termine precedente era fissato a marzo – in modo da arrivare all’approvazione per l’estate.

Per provare a velocizzare l’iter la guardasigilli ha spiegato a deputati e senatori che nei prossimi giorni costituirà al ministero tre tavoli di lavoro, composti da tecnici ed esperti, che si dedicheranno alle riforme, partendo proprio dai testi di Bonafede: uno per il processo penale, un altro per quello civile e un terzo che si occuperà della riforma dell’ordinamento giudiziario e della legge elettorale del Csm. Un quarto tavolo potrebbe essere costituito in comune tra via Arenula e il ministero del’Economia per occuparsi di una riforma della giustizia tributaria, capitolo che rappresenta la maggioranza dell’arretrato della Cassazione. Ridurre l’arretrato è una delle richieste fondamentali formulata dalla Commissione Europea al nostro Paese. Un’istanza che insieme alla velocizzazione dei processi e alla lotta alla corruzione è legata a doppio filo ai fondi del Recovery. “Non soltanto gli investimenti richiesti dal Ministero della Giustizia, ma l’intero Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza sarà scrutinato tenendo conto della capacità di affrontare con riforme normative, investimenti e misure organizzative i problemi del processo civile e penale e di apprestare un’efficace prevenzione della corruzione“, era scritto nella relazione sulla giustizia firmata dall’ex ministro Bonafede. Secondo la bozza del piano del governo Conte ben 3 dei 200 miliardi di fondi comunitari sono destinati al capitolo della giustizia. Anche per questo motivo la ministra ha spiegato alla maggioranza che serve partire dalle urgenze legate al Recovery.

Da parte loro, gli esponenti della maggioranza hanno chiesto a Cartabia la creazione di una sorta di “camera di compensazione” che faccia da sintesi tra i lavori parlamentari e quelli dei tavoli del ministero. “Ho condiviso le priorità, le linee di intervento e la scansione temporale della road map proposta dalla Ministra della Giustizia, Cartabia, segnalando sul piano del metodo che la efficacia e rapidità degli interventi saranno strettamente conseguenti alla capacità di preventivo coordinamento dei gruppi di lavoro del Ministero con i gruppi politici della maggioranza”, dice Federico Conte di Leu, chiedendo “un confronto approfondito sull’attività emendativa sulla riforma del processo penale e civile, favorendo una sintesi anticipata delle diverse istanze politiche espresse da una maggioranza tanto composita, per sua stessa natura ad alto rischio di conflittualità, renderà il passaggio parlamentare più maturo e più veloce”. Per Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia del M5s “dobbiamo impegnarci sulle urgenze, in particolare sul ‘cantierè già aperto del Recovery. Successivamente verranno ripresi i lavori già avviati sulle riforme: Csm e processo penale, due grandi temi sui quali proseguiremo il lavoro sulla base quanto già fatto”. Franco Mirabelli del Pd ha apprezzato “la sensibilità che la ministra ha dimostrato sulla necessità di migliorare la situazione nelle carceri e applicare la Costituzione, intendendo la pena come un’opportunità di recupero e reinserimento”. È soddisfatto pure Enrico Costa di Azione, noto per essere nemico giurato di Bonafede, che però non riesce a non citare il suo storico cavallo di battaglia: l’abolizione della riforma della prescrizione, che secondo lui rischia “di influenzare negativamente il processo legislativo di riforma del processo penale: si tratta infatti di pericolose bandierine che, se non rimosse, ostacoleranno il lavoro parlamentare”. Quando si parla di giustizia il pericolo di qualche trabochetto non è mai completamente disinnescato.

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