di Jakub Stanislaw Golebiewski

Caro Presidente Draghi,

l’Italia non è l’Europa e se in Italia si ferma la scuola, la scuola ferma l’Italia. Dove eravamo rimasti? Ah ecco, ai tamponi rapidi direttamente nelle scuole, ad una vaccinazione veloce ed efficace per tutto il personale scolastico oltre che potenziare il dipartimento di sanità pubblica, ovvero accelerare quella burocrazia legnosa che troppo spesso fornisce con ritardo le comunicazioni su positività e quarantena.

Promesse appese a semplici parole, eppure oggi molte scuole continuano a rimanere chiuse e noi genitori con affanno tentiamo di andare avanti cercando di portare a tavola quel tozzo di pane che giorno dopo giorno diventa sempre più piccino. Figli in Dad e genitori in congedo straordinario, questa è la prospettiva futura del nostro tanto amato Belpaese? Potete sforzarvi e fare di più?

Gli studenti, soprattutto quelli delle scuole primarie e secondarie, non possono pagare le conseguenze derivanti dall’incapacità di gestire l’emergenza così come non possono subire limitazioni più severe di quelle attuate nelle zone rosse, per di più senza comprovate motivazioni. C’è tanta confusione e noi genitori ci troviamo in difficoltà, oggi più che mai.

Non si tratta di una gara a chi dimostra di saper intervenire celermente perché presume di star peggio rispetto alla provincia o alla regione limitrofa, ma di dare il giusto peso alla cultura e al futuro dei nostri bambini chiedendo più professionalità e impegno. Sì, perché oggi lo pretendono anche i nostri figli. I danni derivanti dalla chiusura delle scuole non sono monetizzabili, ma ingenti ed evidenti agli occhi dei genitori.

Da papà separato sono il primo ad essere preoccupato per la salute dei miei figli e per la sicurezza di tutto il nucleo familiare, ma allo stesso tempo vi chiedo serietà e competenza, soprattutto trasparenza, quella sui dati che devono essere chiari e puntuali sui contagi nelle scuole, arrivando nel dettaglio fino alla singola classe. Abbiamo bisogno di mappare la situazione pandemica con numeri ben precisi lasciando da parte le parole, troppo spesso lanciate al vento con approssimazione, quella che oggi porta a rovinose soluzioni per molti genitori come me, così come le chiusure generalizzate lo sono per intere famiglie. Dopo un anno credo che avreste dovuto acquisire un minimo di competenza nella statistica, soprattutto in condizione di non determinismo sanitario. Mi sbagliavo. Siamo tornati al punto di partenza e la (ri)partenza si è arrestata.

I numeri ci aiutano e raccontano quello che accade nelle scuole affinché si decida di lasciarle aperte o meno. Oggi manifesto il mio assoluto dissenso in merito alla scelta di chiuderle in quanto ritengo ingiusto e ingiustificabile che la scuola venga considerata attività meno essenziale rispetto al altre rimaste ancora aperte. È necessario che l’amministrazione renda pubbliche le informazioni sui numeri di contagi individuati nelle scuole e avvii una seria e rigorosa azione per circoscrivere gli assembramenti. A scuola si può fare e i risultati potrebbero essere migliori di quelli ottenuti per strada, come accaduto tra i navigli milanesi o le piazze romane durante gli ultimi weekend di sole. Eppure qualcuno potrebbe dirci che la salute ha la meglio su tutto. Verissimo. Ma anche una seria pianificazione potrebbe avere la meglio sull’improvvisazione del momento.

Prima di decidere una chiusura, nessuna amministrazione ha predisposto con lungimiranza e in tempo misure di sostegno alle famiglie che non saranno in grado di affrontare i problemi derivanti dalla chiusura delle scuole. Un caso? No, ultimamente alla politica piace complicare ulteriormente la vita alle famiglie, sia per i genitori che lavorano autonomamente, sia per i lavoratori dipendenti in quanto non vi è possibilità di prendere congedi parentali. Chiedo a questo nuovo Governo di rivedere le scelte effettuate in questi giorni, prevedendo misure stabili e immediatamente attivabili che si basano su un efficiente piano vaccinale per tutto il personale scolastico, affiancato da uno screening con tamponi rapidi messo direttamente a disposizione nelle scuole.

Ciò permetterebbe, e non sono un virologo né tantomeno un politico, non solo di accorciare i tempi nel tracciamento ma circoscrivere il contagio e una eventuale chiusura localizzata, mantenendo costantemente monitorata la situazione pandemica.

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