Tre anni e quattro mesi. È la pena patteggiata da Michele Scillieri, uno dei commercialisti di fiducia della Lega arrestati nell’inchiesta milanese sul caso Lombardia Film Commission. Il professionistà risarcirà 83mila euro. Ad accogliere l’istanza è stato il gip Lidia Castellucci che ha ratificato anche la richiesta di patteggiare 2 anni e 1 mese e 30mila euro avanzata da Fabio Barbarossa, cognato del professionista e accusato di essere un suo prestanome. Entrambi sono ai domiciliari e rispondono di peculato e turbativa d’asta. Sono stati invece prosciolti dai reati fiscali. Scillieri è il commercialista presso il cui studio era stata fissata la prima sede della Lega per Salvini premier, la versione sovranista del Carroccio.

Cuore dell’indagine che ha portato al patteggiamento è l’affare del capannone di Cormano che secondo la procura di Milano è stato venduto al doppio del prezzo – 800mila euro – alla Lombardia Film Commission. Ente della regione all’epoca dei fatti era guidato da Alberto Di Rubba, insieme a Andrea Manzoni commercialista di fiducia del Carroccio: entrambi erano revisori contabili del gruppo parlamentare al Senato e alla Camera. Dopo gli arresti Scillieri era stato interrogato. Il professionista considerava la vendita dell’immobile, da ristrutturare e con il tetto in amianto, “una porcheria”. “Hanno inventato che costava il doppio“ diceva intercettato. Il commercialista era finito agli arresti domiciliari lo scorso 11 settembre insieme a Di Rubba, Manzoni e Barbarossa. Anche Luca Sostegni, il primo a finire nel mirino della procura e considerato un prestanome, ha patteggiato 4 anni e 10 mesi. Per Di Rubba, Manzoni e per l’imprenditore Francesco Barachetti è stato chiesto il giudizio immediato. L’istanza, che si basa sull’evidenza della prova e che se accolta fa saltare l’udienza preliminare, sarà valutata dal gip Giulio Fanales.

Agli inquirenti Scillieri avrebbe raccontato di sapere che parte dei soldi che ‘retrocedeva’ a Di Rubba e Manzoni finivano alla Lega di Salvini. Gli investigatori hanno indagato su questo sistema di presunte ‘retrocessioni‘ verso il partito, anche da parte di imprenditori e con l’ipotesi investigativa di finanziamento illecito. Nei racconti di Scillieri anche una presunta confidenza di Di Rubba su quel flusso di denaro transitato dalla Sparkasse di Bolzano fino in Lussemburgo, su cui indagano da tempo per riciclaggio i pm di Genova nell’inchiesta sui famosi 49 milioni di euro spariti. A detta di Scillieri, a cui i pm avevano mostrato molti documenti durante un interrogatorio, Di Rubba sarebbe stato a conoscenza in particolare del rientro di 3 milioni di euro in Italia.

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