Entrambi sono finiti a giudizio davanti alla Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura: lui perché è accusato di una presunta violenza sessuale, lei perché (senza denunciarlo) ne ha parlato in chat con Luca Palamara “al fine di ricercare una privata ‘giustizia’“, come sostiene la Procura generale della Cassazione che ha dato il via al procedimento. La vicenda riguarda il procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo e la pm antimafia di Palermo Alessia Sinatra, entrambi di Unicost, la stessa corrente delle toghe dell’ex presidente dell’Anm ora espulso dalla magistratura. Tutto risale al 2015, quando entrambi si trovavano all’hotel Isa di Roma per un convegno: in quell’occasione Sinatra sostiene di aver subito una violenza sessuale da Creazzo. Episodio per cui non ha presentato denuncia, come racconta a Repubblica, “per tutelare l’istituzione. Ma è stata la decisione più difficile e sofferta della mia vita professionale”. Ne ha parlato però per telefono con Palamara e quelle conversazioni sono state rese pubbliche nell’ambito dell’inchiesta di Perugia in cui è coinvolto l’ex capo di Unicost.

Il 23 maggio 2019, riferisce il quotidiano di Largo Fochetti, Sinatra si sfoga con Palamara sul “porco di Firenze“. “Giurami che il porco cade subito“, dice. Pochi giorni dopo la commissione per gli incarichi direttivi del Csm avrebbe dovuto scegliere il nuovo procuratore di Roma, incarico a cui Creazzo ambiva e di cui si discusse anche nella famosa riunione all’hotel Champagne della Capitale tra lo stesso Palamara, 5 consiglieri del Csm, Cosimo Ferri e Luca Lotti. La Procura generale della Cassazione ha quindi deciso di avviare un procedimento disciplinare contro la magistrata di Palermo, “non certo per avere denunciato i fatti” relativi alla presunta violenza, ma per “l’uso improprio di quei fatti, al fine di ricercare una privata ‘giustizia’, come dalla stessa dottoressa rappresentato. Valuterà la Sezione disciplinare se ciò costituisca condotta scorretta e se, in tal caso, essa – si legge in una nota- possa considerarsi giustificata dagli aspetti personali coinvolti“.

Allo stesso modo, l’ufficio diretto dal pg della Cassazione Giovanni Salvi il 2 dicembre 2020 ha esercitato l’azione disciplinare nei confronti del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, “a seguito delle accuse specificamente a lui rivolte dalla dr.ssa Sinatra in sede di interrogatorio disciplinare“. Il 25 gennaio 2021, inoltre, “è stato chiesto il giudizio al Csm, la cui Sezione disciplinare potrà valutare le deduzioni addotte dal magistrato a sua discolpa“. Nella nota, Salvi replica anche a Repubblica, che nell’articolo pubblicato oggi escludeva che fosse stata avviata un’azione disciplinare anche per Creazzo. “Non corrisponde dunque a verità che per i fatti suddetti non vi sia stata iniziativa o che non siano stati ascoltati i testimoni”, si legge.

Il legale di Sinatra Mario Serio, però, che è anche ex consigliere del Csm, non nasconde “amarezza” e “sorpresa” per i contenuti del comunicato della procura generale della Cassazione. Il procedimento contro Creazzo “era un atto dovuto a seguito della denuncia circostanziata della mia assistita”, spiega. “La procura generale sembra considerare che la partita possa ritenersi chiusa in pareggio con due distinte incolpazioni. E’ evidente invece che si tratta di posizioni totalmente e sideralmente distanti l’una dall’altra“, aggiunge, sottolineando le “conseguenze gravemente negative sul piano psicologico e materiale” per la magistrata. Dal canto suo, invece, Creazzo respinge ogni accusa. Sarà quindi la Sezione disciplinare del Csm a chiarire tutte le responsabilità.

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