Ritornare a sciare dal 15 febbraio, seppure con mascherine Ffp2 obbligatorie e uso contingentato delle seggiovie. Le Regioni rilanciano la loro controfferta al governo sulla ripartenza degli impianti e nei giorni scorsi hanno presentato un nuovo protocollo, basato sulle ultime osservazioni fornite il 15 gennaio scorso dal Comitato Tecnico Scientifico, che a breve sarà chiamato a dare il suo parere sull’ultimo documento dei governatori. Il Cts si riunirà tra mercoledì e venerdì per analizzare le linee guida, ma non arriverà una risposta definitiva. In base al decreto legge in vigore, gli impianti dovrebbero riaprire appunto il 15 febbraio, data in cui scade anche il divieto di spostamento tra le regioni. Le prossime due settimane saranno dunque decisive, perché bisognerà vedere se i dati epidemiologici consentiranno un allentamento delle misure o sarà necessaria un’eventuale proroga. Guardando agli altri Paesi dell’arco alpino, solo la Svizzera ha deciso per una riapertura quasi totale degli impianti, fatte salve le regole su mascherine e distanziamento. In Austria lo sci è consentito solo ai residenti, in Francia e Germania per ora è confermata la chiusura totale.

Le Regioni, questa volta, hanno agito in coordinamento con Roma, come confermano le parole del ministro per le Autonomie, Francesco Boccia, che ha spiegato come l’obiettivo sia “provare a costruire un percorso condiviso che consenta la riapertura con la massima sicurezza entro il termine del Dpcm in vigore”. Cosa significa? Il nuovo protocollo prevede la chiusura degli impianti nelle Regioni in zona rossa, mentre ci sarebbe un’apertura contingentata al 50% per gli sciatori amatoriali in tutte le tipologie di impianto delle Regioni in zona arancione e con l’utilizzo obbligatorio delle mascherine Ffp2 o superiori. In zona gialla, nel caso delle seggiovie, potrebbe essere prevista una portata massima al 100% della capienza, ridotta al 50% se le seggiovie venissero utilizzate con la chiusura delle cupole paravento. Per le cabinovie e le funivie, riduzione al 50% della capienza massima del veicolo. Molto probabile, però, che gli esperti del Cts chiederanno alle Regioni ulteriori modifiche: in particolare, l’indicazione dovrebbe essere quella di non consentire l’apertura degli impianti nelle zone arancioni.

Rispetto al precedente documento è stata aggiunta la previsione di un tetto massimo di skipass giornalieri vendibili, considerando anche gli abbonamenti settimanali e stagionali, con l’obiettivo di limitare il numero massimo di presenze giornaliere sui campi da sci. Allo stesso modo sarebbe promosso l’acquisto online dei biglietti, per evitare code e assembramenti. Ovunque andrebbe assicurato il distanziamento interpersonale di un metro. A garantire l’organizzazione e la gestione dei flussi dovrebbero essere i gestori degli impianti di risalita mentre la tutela dell’ordine pubblico e la vigilanza sul rispetto delle misure sarà garantita dalle autorità di Pubblica Sicurezza. E per la gestione dei flussi nei comprensori sciistici di maggiori dimensioni che si estendono oltre i confini regionali, è previsto uno stretto coordinamento delle misure di prevenzione fra le Regioni confinanti.

“Se veramente apriamo il 15 febbraio riusciamo a salvare, almeno in parte, la stagione, e torniamo a vivere”, dice all’Adnkronos Enrico Ghezze, responsabile del Consorzio di Impianti sciistici di Cortina-Faloria. Ma avverte anche che “non sarà per tutti così, ci sono notizie di qualche defezione, di impianti in Alto Adige che probabilmente non apriranno, non avendo ancora prenotazioni alberghiere e contando molto sui turisti stranieri che ovviamente non potranno venire quest’anno”. Ghezze si dice infine d’accordo sul fatto che “nelle regioni in zona arancione non si apra. Ma anche noi non apriremo con il cuor leggero: dobbiamo evitare gli afflussi non regolati agli impianti e per questo sarà necessario mettere in campo più personale per i controlli“, avverte.

Aprire senza turisti stranieri è stata appunto la scelta dell’Austria, dove però in alcuni luoghi gli impianti di risalita sono di fatto dei mezzi di trasporto. Vienna infatti prevede numerosi controlli ed è di venerdì scorso la notizia di 96 stranieri multati per aver tentato di aggirare le norme anti coronavirus e farsi una vacanza sulla neve. E’ successo a St Anton am Arlberg, dove ad avvertire la polizia è stato lo stesso sindaco, Helmuth Mall. Mentre le piste da sci sono aperte alle persone del posto, gli hotel sono chiusi ai turisti. L’Austria prevede di allentare alcune restrizioni la prossima settimana, aprendo scuole, musei, parrucchieri e negozi non essenziali. Ma non è prevista l’apertura al turismo.

La Francia invece ha confermato ieri, lunedì, che gli impianti sciistici resteranno chiusi per tutto il mese di febbraio: lo ha deciso il governo al termine di un incontro fra il primo ministro, Jean Castex, e una delegazione di rappresentanti delle stazioni di sci. Nessuna data per la riapertura è stata fissata. “L’evoluzione della situazione sanitaria – hanno spiegato i collaboratori di Castex – non ci consente a questo punto di riaprire gli impianti di risalita”. Il governo francese ha fatto notare anche che “non c’è tendenza alla riapertura generale” negli altri paesi europei. Infatti anche in Germania per ora è confermata la chiusura degli impianti fino a metà febbraio: le possibilità di una proroga del divieto sono altamente probabili. Solo in Svizzera, quindi, gli impianti sono aperti per tutti.

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