Mentre iniziano le consultazioni e continuano le trattative per riuscire a varare un governo Conte ter, a via XX Settembre la prospettiva di portare la prossima settimana in Consiglio dei ministri il decreto Ristori 5 sembra allontanarsi. Le categorie più colpite dalle restrizioni anti contagio chiedono di intervenire subito: giovedì scenderanno in piazza davanti al Pantheon gli organizzatori di matrimoni ed eventi e Federturismo in audizione alla Camera avverte che il tasso di mortalità delle pmi del settore rischia di raggiungere il 40% “con punte dell’80% per settori come le agenzie di viaggio e i tour operator”. Ma. il giorno dopo le dimissioni, l’esecutivo rimasto in carica per gli affari correnti sta valutando l’opportunità politica di varare un provvedimento così “pesante” – a disposizione ci sono i 32 miliardi di ulteriore scostamento di bilancio, anche se non verrebbero usati subito tutti – senza essere nel pieno delle funzioni.

Dal punto di vista costituzionale nulla osta: si tratta di un decreto legge che ha indubbiamente le caratteristiche della necessità e dell’urgenza, visto che la fine di gennaio si avvicina, chiusure e restrizioni stanno continuando e gli ultimi contributi a fondo perduto erogati dalle Entrate – con rapidità – sono stati quelli per dicembre. Tuttavia il caos politico e la difficoltà di trovare uno sbocco potrebbero far propendere per una soluzione intermedia: licenziare la settimana prossima solo un provvedimento che rinvii nuovamente la spedizione delle cartelle esattoriali, pronte a ripartire da lunedì (pur se con gradualità, per cui non si ritiene indispensabile intervenire già nel weekend). Questo è il capitolo più pressante e anche i deputati M5S della commissione Finanze oggi hanno chiesto di procedere subito prolungando di almeno un mese l’attuale sospensione, anche se “sarà poi compito della prossima maggioranza definire una nuova Rottamazione e il Saldo e stralcio, così da alleggerire il carico nel frattempo accumulato”. Ma le decisioni sui nuovi ristori verrebbero rinviate.

Anche perché il quinto decreto della “serie” inaugurata ad ottobre dovrebbe, stando agli annunci, prevedere meccanismi di calcolo del tutto diversi dai precedenti: gli aiuti non sarebbero più calcolati in percentuale variabile rispetto al fatturato perso nell’aprile 2020 rispetto all’aprile 2019 bensì in base alle perdite dell’intero 2020, e senza distinzione in base ai codici Ateco visto che questo sistema ha escluso molte categorie. Introdurre criteri nuovi è però una scelta politica. Così come prolungare il blocco dei licenziamenti, che senza interventi scade a fine marzo, e decidere se continuare a legarlo alla fruizione degli ammortizzatori. Martedì sera a Di Martedì Roberto Gualtieri ha confermato l’intenzione di “dare cig aggiuntiva e prorogare il blocco dei licenziamenti, una prima tranche per tutti e poi solo per i settori più in difficoltà”. Non c’è però visibilità sui tempi di questo intervento, che rischia di dover attendere una schiarita nelle trattative per il nuovo governo.

Intanto, per giovedì alle 10 l’associazione di categoria che i professionisti e le aziende del settore matrimoni ed eventi (Federmep) ha organizzato una manifestazioni al Pantheon: “La crisi politica è di queste ore, la nostra crisi dura da un anno”, scrivono. “La pazienza è finita”.

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