Un appello “per chi ha a cuore il destino del Paese” e un messaggio per Italia viva: “Non si cancella quanto accaduto”. Giuseppe Conte si è presentato all’Aula di Montecitorio per il primo voto di fiducia dopo lo strappo di Matteo Renzi e si è rivolto a tutte quelle forze che si sentono rappresentate “nella più alta tradizione europeista: liberale, popolare, socialista“. Una richiesta di sostegno che nasce da quello che il premier ha definito “disagio” per una crisi nella quale “non solo i cittadini, ma io stesso non trovo alcun plausibile fondamento, nel pieno della pandemia Covid e mentre da casa ci ascolta chi ha perso i propri cari“. E dunque Conte mentre ha chiuso la porta a Italia viva – senza mai citare il suo leader Matteo Renzi – l’ha aperta ai parlamentari “volenterosi”, ai quali ha annunciato due novità: rinuncerà alla delega ai servizi segreti, fonte di polemica nelle ultime settimane, e si impegnerà per una legge elettorale proporzionale. Una mossa duplice per allargare la maggioranza dopo la defezione dei renziani.

“Dalle scelte che ciascuno in questa ora grave deciderà di compiere“, ha detto poi nella replica all’Aula, “dipende il futuro del Paese. Siamo chiamati a costruirlo insieme, è un appello trasparente, alla luce del sole, chiaro che propongo nella sede più istituzionale e rappresentativa del Parlamento”. Il Paese “merita un governo coeso”. E, ha concluso: “Dopo quanto successo il 6 gennaio in America, siamo consci che le nostre democrazie vanno difese con i fatti e con le parole, e noi leader abbiamo un compito: non ci possiamo permettere, come successo negli Stati Uniti, di alimentare la tensione”.

La condanna della “crisi” in piena pandemia: “Richiamo di perdere contatto con la realtà” – Conte, davanti all’assemblea dei deputati, ha ricostruito le ultime fasi che hanno portato allo scontro dentro il governo: “Il 13 gennaio, in una conferenza stampa, sono state confermate le dimissioni delle ministre di Italia viva. Si è aperta una crisi che deve trovare qui in questa sede il proprio chiarimento in trasparenza del confronto e linearità di azione che hanno caratterizzato il mio mandato”. E per quanto riguarda i motivi dello scontro, ha detto: “Nonostante ci sia stato un chiaro contributo al miglioramento della bozza originaria” del Recovery plan “c’è stata un’astensione motivata principalmente per il fatto che la bozza non contempla le risorse del Mes, che però nulla ha a che vedere con il Recovery fund“.

Quindi il premier ha condannato la decisione di far saltare il banco mentre il Paese ha altre priorità da affrontare: “Le nostre energie”, ha detto il premier, “dovrebbero essere tutte, sempre concentrate sulla crisi del Paese. Così, agli occhi dei cittadini, appaiono dissipate in contributi polemici, spesso sterili, del tutto incomprensibili. Rischiamo così tutti di perdere contatto con la realtà. C’era davvero bisogno di aprire una crisi politica in questa fase? No”, si è chiesto in modo retorico il capo del governo. “Questa crisi ha provocato profondo sgomento nel Paese, rischia di produrre danni notevoli e non solo perché ha fatto salire lo spread, ma ancor più perché ha attirato l’attenzione dei media internazionali e delle cancellerie straniere”. E rivolgendosi proprio a Italia viva, ha dichiarato: “Diciamolo con franchezza, non si può cancellare quello che è accaduto“. Il Paese “merita un governo coeso, ora si volta pagina”.

L’appello ai costruttori – C’era molta attesa per la lettura della crisi da parte del presidente del Consiglio che, se da una parte non si è mostrato più disponibile a mediare con i renziani, dall’altra si è rivolto a tutti “i volonterosi” che ritengono importante far andare avanti il progetto di governo. “Questa alleanza”, ha continuato, “può già contare su una solida base di dialogo alimentata da M5s, Pd, Leu, che sta mostrando la saldezza del suo ancoraggio e l’ampiezza del suo respiro. Sarebbe un arricchimento di questa alleanza poter acquisire contributo politico di formazioni che si collocano nella più alta tradizione europeista: liberale, popolare, socialista. Ma chiedo un appoggio limpido e trasparente”. La sua è stata una vera e propria richiesta di “aiuto”: “Aiutateci a rimarginare la crisi in atto. Cari cittadini, la fiducia deve essere reciproca, deve essere un qualcosa che si alimenta in maniera biunivoca. Avete offerto una risposta di grande responsabilità, state dimostrando di riporre grande fiducia nelle istituzioni. Confido che con il voto di oggi anche le istituzioni sappiano ripagare questa fiducia” riparando “il grave gesto di irresponsabilità” che ha prodotto questa crisi. “Costruiamo un governo aperto a tutti coloro che hanno a cuore il destino dell’Italia”.

In questo momento “servono donne e uomini capaci di rifuggire gli egoismi, servono persone disponibili a mantenere elevate la dignità della politica, la più nobile delle arti e dei saperi se declinata nel giusto spirito che è il miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Chi ha idee, progetti e volontà di farsi costruttore insieme a noi sappia che questo è il momento giusto“. L’appello al Parlamento, ha chiarito Conte prima delle dichiarazioni di voto, è rivolto “a tutte le forze ma anche ai singoli parlamentari. Chi si riconosce in questo progetto può dare un contributo. Abbiamo bisogno di affrontare tutte quelle diseguaglianze vecchie e nuove, create dalla pandemia. Oggi abbiamo una società che rischia di uscire da questa pandemia con forti diseguaglianze di genere, territoriali e generazionali”.

La mossa sui servizi e la proposta di una legge elettorale proporzionale – L’appello di Conte è stato accompagnato da un annuncio sulla legge elettorale che può interessare a molte forze in Parlamento: “Il governo, chiaramente nel rispetto delle determinazioni delle forze parlamentari, si impegnerà a promuovere una riforma elettorale proporzionale, quanto più possibile condivisa, che possa coniugare le ragioni del pluralismo con l’esigenza di assicurare stabilità al sistema politica”, ha detto. E’ questa una garanzia che, al momento della ricerca di “responsabili” tra i partiti minori, può fare la differenza. Per le sfide che attendono l’Italia servono “la massima coesione possibile, il più ampio consenso in Parlamento. Servono un governo e forze parlamentari volenterose, consapevoli della delicatezza dei compiti. Capaci di sfuggire gli egoismi e l’utile personale”. Conte ha anche rivelato come intende muoversi sulla squadra di governo e su una delle contestazioni più forti fatte da Renzi nelle scorse settimane: la delega ai Servizi segreti: “Viste le nuove sfide e anche gli impegni internazionali, non intendo mantenere la delega all’Agricoltura se non lo stretto necessario e mi avvarrò anche della facoltà di designare un’autorità delegata per l’intelligence di mia fiducia”. Inoltre, Conte ha ricordato che naturalmente, se il governo avrà i numeri sufficienti per continuare nella sua azione, rafforzerà e rivedrà la squadra e il piano d’azione: “Alle forze di maggioranza voglio preannunciare”, ha detto, “che nei prossimi giorni chiederò di completare il lavoro avviato per un patto di legislatura” e porsi “nelle condizioni di rafforzare la squadra di governo”.

Il governo giallorosso è nato “sui valori della Carta e con vocazione europeista” – L’esordio del discorso di Conte è stato dedicato ai valori su cui è nato il governo giallorosso: “All’inizio di questa esperienza di governo, nel 2019, prefigurai un chiaro progetto politico per il Paese”, ha detto il premier al suo arrivo in Aula. “Precisai che il programma non poteva risolversi in una mera elencazione di proposte eterogenee o una sterile sommatoria delle posizioni delle forze di maggioranza. Un’alleanza tra formazioni provenienti da storie, esperienze, culture di diversa estrazione e che in passato si erano confrontate con asprezza, poteva nascere solo su due discriminanti. Il convinto ancoraggio ai valori costituzionali e la solida vocazione europeista del Paese”. Quindi Conte ha parlato dello spirito che lo ha animato fin dalla nascita del governo: “Sin dall’inizio mi sono adoperato perché si delineasse la prospettiva di un disegno riformatore, ampio e coraggioso” per “configurare una nuova stagione riformatrice” basata sulla “sostenibilità, sulla coesione sociale e territoriale, sul pieno sviluppo della persona umana. E ancora oggi “c’è una visione”. Un progetto, ha spiegato nella sua replica il premier, oggi rafforzato dal fatto “che guardiamo con grande speranza alla presidenza Biden. Ho avuto con lui una lunga, calorosa telefonata e siamo rimasti che ci aggiorneremo presto in vista del G20”.

“Nella pandemia abbiamo operato per la comunità nazionale”– Una lunga parte del discorso di Conte è stata dedicata alla gestione della pandemia: “In questi mesi drammatici” della pandemia da Covid “questa maggioranza ha dimostrato grande responsabilità, raggiungendo convergenza di vedute, risolutezza di azione anche nei momenti più difficili”, ha detto. “Agli inizi 2020” il progetto del governo si è dovuto “misurare con la pandemia che ha sconvolto in profondità la società e la dinamica stessa delle nostre relazioni. Affrontiamo una sfida di portata epocale, si vivono paure primordiali, più spesso conosciute da generazioni del passato. Torniamo a sentirci profondamente fragili, alcune certezze radicate sono state poste in discussione. Ci siamo misurati quotidianamente come mai in passato con scienza e tecniche, con la difficoltà a fornire risposte efficaci e rapide. Primi in occidente siamo stati costretti a introdurre misure restrittive dei diritti della persona, operando delicatissimi bilanciamenti dei principi costituzionali”. “Abbiamo coltivato un serrato dialogo” con tutti “gli interlocutori istituzionali nella consapevolezza che solo con la leale collaborazione sarebbe stato possibile elaborare strategia di intervento efficaci. L’esperienza della pandemia ha rafforzato nelle forze politiche che con lealtà sono nel governo la consapevolezza del dialogo”.

Covid ed emergenza: un discorso politico – E, soprattutto, Conte ha difeso l’operato del governo: “Abbiamo operato sempre scelte migliori? Ciascuno esprimerà le proprie valutazioni. Per parte mia posso dire che il governo ha operato con massimo scrupolo e attenzione per i delicati bilanciamenti anche costituzionali. Se io oggi posso parlare a nome di tutto il governo a testa alta non è per l’arroganza di chi ritiene di non aver commesso errori ma è per la consapevolezza di chi ha operato con tutte le energie fisiche e psichiche per la comunità nazionale. Alcuni hanno intimato che la pandemia ha prodotto l’effetto di oscurare, schiacciare la politica. Il dialogo tra politica e scienza si è infittito, ma mai come in questo periodo la politica è stata chiamata ad assolvere la sua missione, con le scelte per bene comune, alcune delle quali tragiche”. Scelte “politiche” quindi. “Politica è stata la determinazione con cui il governo ha chiesto all’Unione europea”, nel segno dell’europeismo, “di farsi promotrice”, nella pandemia, “di politiche espansive, con debito comune orientato al raggiungimento di strategie condivise. Lo storico accordo su Next generation Eu ha impresso alla politica europea una svolta irreversibile inaugurando un nuovo corso in grado di cambiare i paradigmi delle politiche economiche e il volto stesso dell’Ue”.

Ma non solo. “E’ stata politica la scelta di tutelare in via prioritaria la salute, perché solo tutelando quel bene primario si può preservare anche il tessuto produttivo del Paese. Tutta politica è stata la scelta di destinare ingenti risorse, più di cento miliardi di euro, a sostegno di lavoratori, imprese, categorie fragili, con ristori proporzionati. Questi interventi ci hanno permesso di erigere la cintura necessaria di protezione, apprezzata da economisti come Krugman. Politica è stata la scelta di accompagnare le misure emergenziali con interventi strutturali. Anche nei momenti più complessi dell’emergenza non abbiamo mai rinunciato a porre le basi del rilancio del Paese, pur con le debolezze strutturali” del Paese. “Noi abbiamo da subito raccolto la sfida di trasformare le difficoltà in opportunità”. E, ha ricordato, che in questo senso “l’assegno unico mensile si colloca in una cornice di interventi volti ad alleggerire il peso fiscale sulle famiglie”. E ha quindi annunciato che da “luglio” sarà introdotto “l’assegno unico mensile” per famiglie con figli sotto i 21 anni”.

Gli interventi dei partiti – Conte ha incassato il sostegno naturalmente di Pd e M5s. “Presidente Conte, lei ha la fiducia del M5s”, ha detto il capogruppo Davide Crippa. “Questo Paese può e deve essere rilanciato”. Per il capogruppo dem Graziano Delrio, il premier non deve solo sopravvivere: “Lei non è qui per sopravvivere ma per dare un orizzonte di forza e dignità al governo per il bene degli italiani. Per questo ci rivolgiamo a tutte le forze politiche democratiche e liberali. Il suo appello non solo è legittimo ma è giusto. Come diceva Alex Langer, è il tempo dei mediatori, è tempo di gettare ponti”. Tra chi si è espresso a favore Centro democratico: “La figura di Conte è centrale, e la scelta di parlamentare la crisi è stata doverosa”, ha detto Bruno Tabacci.

Per Italia viva ha parlato Ettore Rosato: “La nostra non è stata una crisi sui posti, ma sulle idee. Non abbiamo fatto una crisi sul consenso ma sulle idee. La crisi non è nata oggi, non è dovuta a qualche dichiarazione di Renzi o Rosato e nemmeno per le dimissioni delle nostre ministre. Non c’è stata volontà di costruire una agenda condivisa e lei non si può esimersi di assumersi la responsabilità”. L’ex sottosegretario Iv Ivan Scalfarotto ha cercato però di riaprire le trattative: “Se c’è da creare un governo migliore e non abbiamo nessuna pregiudiziale sui nomi, figuriamoci se mettiamo un veto su di lei che ha governato con la Lega poco prima di questo governo. Ma chiediamo di muoversi, di darci risposte, una visione e una strategia. Se questo c’è, noi ci siamo”.

Siamo di fronte a “un calciomercato” secondo la Lega. “Gli italiani”, ha detto il leghista Riccardo Molinari, “sono di fronte a uno spettacolo disarmante, immondo e indegno: una sorta di calcio mercato dei parlamentari con improbabili talent scout come Mastella, e lo dico non tanto per esprimere un giudizio morale su Mastella ma pensando al giudizio che dava su quelli che ora chiamate ‘costruttorì, la principale forza politica del suo governo cioè il M5s. I termini più gentili allora erano traditori, venduti, voltagabbana. Come si può conciliare quello che si diceva allora con ora?”. E così anche la leader Fdi Giorgia Meloni: “Avvocato Conte, stamattina mi sono vergognata per lei e non solo per quell”Aiutateci’ che tradiva la sua disperazione ma per il mercimonio inscenato in quest’aula nel tentativo di dare una profondità a quella supplica”. E ha chiuso: “Avvocato Conte, lei un tempo diceva ‘Noi voliamo alto’. Sì, con la Mastella airlines!. Voi la prima Repubblica la fate ampiamente rimpiangere. Allora c’erano gli stessi partiti che cambiavano il premier, adesso addirittura c’è lo stesso premier e cambiano continuamente quelli che lo sostengono”.

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