Cari amici del Fatto,

questo Natale è il dodicesimo che festeggiamo insieme. E senza dubbio è il più difficile, anzi drammatico. Mai avremmo potuto immaginare, un anno fa, ciò che è accaduto in questo maledetto 2020 e che ci costringe ancora alla semi-clausura in attesa di San Vaccino. Il Covid-19 ci ha messi tutti alla prova, una durissima prova, come persone, come cittadini, come giornalisti, come lettori. E quella prova, senza mai dimenticare per un solo minuto il lutto di 70mila famiglie italiane, possiamo dire di averla superata. Tant’è che ci affacciamo sul 2021 pieni di speranze per una Liberazione, un Dopoguerra e una Ricostruzione che non ci riportino ai vecchi vizi di prima, ma ci consentano di cambiare le cose in meglio. Come individui. Come nazione. E, nel nostro piccolo, come giornale e come gruppo multimediale che unisce il quotidiano, il sito web, la casa editrice Paper First, il mensile Fq Millennium e la piattaforma TvLoft.

Il virus ha monopolizzato quasi tutte le nostre attenzioni ed energie, costringendoci a riconvertirci, informarci e aggiornarci in brevissimo tempo su fronti a noi sconosciuti come la medicina, la virologia, l’epidemiologia, la genetica, per offrire ai nostri lettori, internauti e telespettatori un’informazione all’altezza delle nuove sfide. La vostra risposta è stata uno strepitoso premio ai nostri sforzi. Il Fatto “di carta” (ma anche con la sua nuova offerta delle newsletter quotidiane online) ha guadagnato migliaia di copie in edicola, in digitale e in abbonamento, conquistando nuove firme e nuovi lettori, in controtendenza con il trend del mercato editoriale, anche grazie all’ulteriore concentrazione/omologazione degli altri gruppi editoriali. Ma soprattutto grazie a un nuovo modello di giornale, più compatto, leggibile ed esclusivo, oltreché graficamente rinnovato a partire da fine maggio. Il sito ha moltiplicato i suoi utenti unici. I programmi di TvLoft sul Nove – da Accordi&Disaccordi a Sono le Venti a La Confessione a tutti gli altri – hanno ottenuto risultati vicini a quelli dei grandi network generalisti. Le opere di Paper First hanno fatto boom in edicola e in libreria.

Forse mai come quest’anno “Il Fatto” in tutte le sue forme ha fatto opinione e dettato la sua agenda, smascherando le bolle e le balle mediatiche – il “modello Lombardia”, l’autonomia differenziata delle Regioni, il buongoverno del centrodestra al Nord, i balsamici effetti dei fondi pubblici alla sanità privata, dei tagli alla sanità e all’istruzione, l’urgenza di un’amnistia o di un indulto o di un’ennesima svuota-carceri contro il presunto “Olocausto da Covid” nelle carceri, i miliardi alle imprese e la libertà di licenziare per creare occupazione, la “competenza” per scienza infusa dei vecchi partiti e dei loro “tecnici” e così via – che proprio l’emergenza Covid ha miseramente sbriciolato agli occhi prima di pochi e poi di quasi tutti.

A mano a mano che il resto dell’informazione si omologava, passando dal Pensiero Unico al Giornale Unico, il controcanto del Fatto si affermava sempre più come spina nel fianco di quei poteri forti che contano molto più dei governi in carica e che infatti si sono scatenati con una violenza mai vista per rovesciare il Conte-2, non abbastanza ligio ai loro ordini e dunque anomalo e marziano, per riconsegnare l’Italia alle vecchie mangiatoie. E per spegnere una delle poche voci libere superstiti nel mondo dell’informazione a colpi di querele e citazioni civili per danni nella speranza di tapparci la bocca o almeno di ridurci a più miti consigli. Basta citare, fra le tante, le 18 cause intentateci dall’Innominabile per un totale di 2 milioni di euro; quella tragicomica della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati per 150mila euro; e quelle dell’Eni per la bellezza di 5 milioni. Anche in questo caso, la nostra comunità ha reagito con affetto e partecipazione, con una valanga di messaggi e lettere di solidarietà da centinaia di lettori, pronti ad autotassarsi o addirittura e devolverci il proprio Tfr per aiutarci alla mala parata.

E’ la conferma di ciò che ci diciamo fin dal nostro atto di nascita, il 23 settembre 2009: senza l’aiuto e la partecipazione della grande comunità di voi lettori, non ce l’avremmo mai fatta. Ed è sempre bello sapere di avere tanti amici che si preoccupano per la sopravvivenza della nostra voce libera. Una voce che anche nel 2021 si farà sentire per accompagnare la Liberazione, il Dopoguerra e la Ricostruzione con proposte, stimoli e critiche affinché nessuno provi a immaginare questa nuova fase come un ritorno al nostro peggiore passato o come un finto e gattopardesco cambiamento, quasi che l’emergenza Covid fosse soltanto una parentesi da chiudere per ricadere negli errori di prima. Noi pensiamo che sia stata invece una dolorosa, luttuosa prova su strada di ciò che non andava e una formidabile occasione per liberarcene per sempre: basta soldi pubblici alla sanità privata, basta conflitti d’interessi fra politica, affari, informazione e sanità, basta tagli ai servizi pubblici essenziali come gli ospedali, la scuola, la ricerca, la cultura e la giustizia, basta anarchia regionale gabellata per autonomia e federalismo, basta con la nostra salute affidata alle bizze e agli interessi di venti “governatori” perlopiù arroganti e incapaci.

Insomma, in questa nuova fase noi del Fatto continueremo a batterci per i nostri princìpi contro i conflitti d’interessi, lo strapotere delle lobby, le concentrazioni editoriali, l’impunità e i privilegi delle classi dirigenti, le iniquità sociali e fiscali che condannano i poveri e gli onesti a mantenere i ricchi e i ladri. In poche parole: per il rispetto e la piena attuazione della Costituzione repubblicana, anche a costo, per mantenerne lo spirito e adeguandone gli strumenti ai tempi che cambiano, di aggiornarla in qualche punto specifico.

Come sempre, abbiamo pubblicato una marea di fatti che mai sarebbero usciti senza il Fatto. Alcuni erano “scoop”, cioè notizie scovate in anteprima dai nostri bravi cronisti. Altri erano fatti noti a tutti, che però nessuno osava o voleva o poteva pubblicare, regalandocene l’esclusiva a causa dei conflitti d’interessi che continuano a infestare il mondo dell’informazione all’italiana. Altri ancora erano verità nascoste, taciute, censurate o taroccate dalle menzogne dei grandi media, che abbiamo puntualmente sbugiardato con i nostri “fact checking”.

Abbiamo puntato il dito per primi sulle responsabilità della Regione Lombardia nella mancata chiusura in zona rossa di Alzano e Nembro in Val Seriana dopo l’esplosione della pandemia. Abbiamo dato voce al dottor Attilio Galmozzi di Crema, il primo medico lombardo che osò denunciare la mala gestione della pandemia nella sua regione fin dal 4 marzo. Abbiamo raccontato per primi quei monumenti allo spreco che sono gli “ospedali di Bertolaso” alla Fiera di Milano e a Civitanova Marche. Abbiamo anticipato lo scandaloso appalto affidato dalla Regione guidata da Attilio Fontana alla ditta del cognato e della moglie di Fontana. Abbiamo scandagliato il “sistema del 15 per cento” creato dalla Lega negli ultimi vent’anni per farsi pagare dai manager pubblici lottizzati in Asl, direzioni sanitarie, ospedali, banche e Rai. Abbiamo scoperto nella carte dell’inchiesta Consip gli elementi che hanno portato il gip a ordinare ai pm “distratti” di rifare le indagini su Tiziano Renzi e Alfredo Romeo e di ribaltare la richiesta di archiviazione in richiesta di rinvio a giudizio. Abbiamo svelato alcuni altarini del grande pozzo nero dell’Eni e l’altra faccia della medaglia del “caso Palamara”, che va ben oltre le responsabilità di un singolo magistrato “deviato”. Abbiamo segnalato, sempre in beata solitudine, le incredibili incongruenze del processo a Virginia Raggi, poi assolta anche in appello. Abbiamo rivelato la seconda inchiesta per corruzione dell’ex sottosegretario leghista Armando Siri.

Abbiamo visto coronare dal successo elettorale la nostra storica battaglia per la riduzione del numero dei parlamentari, che continuerà nel nuovo anno per ottenere una riduzione dei loro stipendi e una legge elettorale che ci restituisca il potere di scegliere i nostri rappresentanti alle Camere contro le liste bloccate. Abbiamo dato il nostro piccolo contributo per impedire il trionfo (e i “pieni poteri”) di Salvini&C. in Emilia Romagna, Puglia e Toscana. Abbiamo vinto la battaglia affinché il governo istituisse finalmente le manette per gli evasori fiscali ed estromettesse i Benetton dalla gestione delle autostrade italiane dopo i vergognosi inadempimenti della concessione sul ponte Morandi e sulla manutenzione delle arterie e dei viadotti. E così via. Abbiamo anche commesso errori, com’è inevitabile e umano, scusandocene e rettificandoli prontamente, non avendo altri padroni che voi lettori.

A voi lettori chiediamo, ogni volta che avete idee, consigli, suggerimenti, rilievi, critiche e dissensi da segnalarci, di scriverci: tenteremo di rispondere a tutti e, nei limiti del possibile, di seguire le vostre indicazioni. Nessuna lettera cade nel vuoto: compatibilmente col tempo tiranno, rispondiamo privatamente a tutti e pubblichiamo i vostri contributi più interessanti (per la rubrica quotidiana “Lo dico al Fatto”, scriveteci – possibilmente entro i 1500 caratteri – una lettera a Il Fatto Quotidiano, via di Sant’Erasmo 2, 00184 – Roma, o una email a segreteria@ilfattoquotidiano.it o a lettere@ilfattoquotidiano.it, indicando il nome del giornalista a cui vi rivolgete).

Lo diciamo ogni anno e lo ripetiamo per la dodicesima volta: la guerra all’astensionismo informativo è importante almeno quanto quella all’astensionismo elettorale. Aiutateci ad “affezionare” sempre più persone alla lettura del Fatto: continuando ad acquistarlo ogni giorno, non solo saltuariamente, e, per chi già lo fa, abbonandovi anche quest’anno o per la prima volta al Fatto e “presentandolo” o regalandolo ad amici e conoscenti.

Senza di voi, il Fatto non esisterebbe. Ma, senza il Fatto, molti di voi sarebbero meno informati. Cioè meno liberi.

Grazie di cuore a tutti. E, a nome nostro e delle nostre redazioni, Buon Natale e Buon Anno con il Fatto Quotidiano!

Marco Travaglio, Antonio Padellaro e Peter Gomez

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