Più di 14mila medici specializzandi dovranno ancora attendere almeno la metà di dicembre prima della loro assegnazione alle Scuole di specializzazione di area sanitaria per l’anno accademico 2019/2020. Il ministero dell’Università infatti ha comunicato che il Consiglio di Stato, in merito ai ricorsi di taluni candidati, ha imposto il rinvio della procedura in corso. Quindi l’assegnazione dei candidati alle scuole, prevista per il 3 dicembre, è rinviata alla “camera di consiglio del 15 dicembre 2020“. Intoppi burocratici che costringono gli specializzandi a restare ancora ai box, mentre il Paese sta fronteggiando la seconda ondata e in molti ospedali c’è carenza di medici e operatori sanitari. Una vicenda che ora sta diventando anche politica: tra le opposizioni protesta soprattutto la Lega, mentre il Pd auspica che il Consiglio di Stato possa “risolvere definitivamente l’impasse”. Intanto i maggiori sindacati dei camici bianchi chiedono di mettere fine ai “giochetti sulla pelle dei giovani colleghi” e anche la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo) interviene per criticare “una vicenda paradossale”.

Durante la prima ondata, tanti specializzandi si sono ritrovati in prima linea, se aver avuto alcun bonus. Ancora oggi però sarebbero fondamentali nei reparti e in vista della campagna vaccinale prevista all’inizio del 2021. Chi si affaccia alla professione però deve fare i conti con i ritardi e gli intoppi della burocrazia, che hanno rallentato le graduatorie del concorso 2020. La Fnomceo ricostruisce le fasi quella che definisce “una vicenda kafkiana“. Prima la prova rimandata di due mesi per l’emergenza Covid. Poi il blocco, a causa dei numerosi ricorsi, della graduatoria che avrebbe dovuto essere pubblicata il 5 ottobre, per arrivare il 13 all’assegnazione. Ancora la pubblicazione, il 26 ottobre, della graduatoria provvisoria, con il differimento delle successive fasi relative alla scelta di tipologia e sede e all’assegnazione dei candidati alle tipologie prescelte, secondo un cronoprogramma pubblicato poi il 9 novembre e aggiornato, alla luce dell’esito dei diversi contenziosi, il 30 novembre. E ancora: entro il primo dicembre i candidati avrebbero dovuto comunicare la propria scelta, per dar modo al ministero di assegnare, il 3 dicembre, i candidati alle Scuole. Ieri 3 dicembre, appunto, l’ennesima doccia fredda per i candidati, informati con una nota dell’ennesimo ritardo.

La prova d’accesso mette in palio circa 14.500 posti, aumentati dal governo proprio per via dell’emergenza coronavirus. Il leader della Lega Matteo Salvini ora accusa l’esecutivo di non trovare il tempo “per i più di 20mila giovani medici che da metà ottobre attendono di sapere dove potranno iniziare la specializzazione”. Interviene anche Aurelio Tommasetti, responsabile nazionale del Dipartimento Università del Carroccio: “Non è giustificabile tale incapacità nel gestire un concorso e soprattutto di scrivere un bando decente. Non è ammissibile accettare che il destino di migliaia di medici, intenzionati a offrire il loro contributo al Sistema sanitario nazionale, debba dipendere da scelte politiche così manifestamente inopportune”, commenta Tomassetti. “Tale inadeguatezza appare ancora più grave se si considera la crisi sanitaria che stiamo vivendo, caratterizzata dalla carenza di specialisti nelle corsie degli ospedali italiani”, conclude il leghista.

“Comprendiamo l’enorme disagio che gli aspiranti specializzandi stanno vivendo a seguito dell’ulteriore decisione del Consiglio di Stato, che ha imposto al ministero di bloccare l’emanazione delle graduatorie, fino al 15 dicembre, giorno in cui dovrebbe essere assunta la decisione finale rispetto ai 116 ricorrenti“, sottolineano in comunicato i democratici Elena Carnevali, Flavia Piccoli Nardelli, Beatrice Lorenzin, Paola Boldrini e Stefano Manai. “Considerando la situazione attuale e tenendo conto delle spiegazioni fornite dal ministero, oltre alla necessità di risolvere quanto prima il problema dell’effettiva presa di servizio – si legge nella nota – diventa quanto mai urgente e improrogabile risolvere definitivamente l’impasse in cui il ministero si è trovato, superando definitivamente la stagione dell’imbuto formativo e iniziando un percorso intenso e cruciale per il nostro Servizio sanitario nazionale”.

Alla discussione politica si aggiunge la rabbia dei sindacati dei medici: “In un momento di grave crisi sanitaria – rileva l’Intersindacale medica in una nota – si continua a perseverare nel vergognoso ping pong tra le Istituzioni a danno dei giovani medici che attendono di accedere alle scuole di specializzazione. Lungaggini burocratiche insopportabili rispetto alle quali le Organizzazioni sindacali della dirigenza medica chiedono di sbloccare con urgenza le assegnazioni per consentire ai colleghi di avere certezze e finalmente pianificare il proprio futuro”.
“Intanto si chiede ai medici pensionati di tornare in corsia e, contemporaneamente, si impedisce ai giovani medici di fare il loro percorso di formazione lavoro”, sottolineano i sindacati.

Il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, chiede di “porre termine alla storia infinita e paradossale del concorso per le Scuole di specializzazione, che potrebbe essere la trama di un romanzo di Kafka o la sceneggiatura di un’opera di Samuel Beckett“. “Comprendiamo il disagio dei colleghi, estenuati dai continui ritardi e costretti ad attendere ancora per sapere quale sarà la loro destinazione, proprio nell’anno in cui il governo ha aumentato a 14.500 i posti nelle Scuole di specializzazione”, afferma Anelli. “Esprimiamo la nostra piena solidarietà – prosegue – a tutti coloro che si sono dovuti licenziare dalle Rsa, dalle Usca, dalle Guardie mediche, a tutti i colleghi che stanno tenendo in sospeso le loro vite, professionali e private, in attesa di conoscere l’esito”. “Per il futuro – conclude Anelli – crediamo sia giunto il momento di porre fine a questo percorso a ostacoli, facendo, per legge, corrispondere il numero delle lauree in Medicina al numero dei posti nelle Scuole di specializzazione e al corso di formazione specifica per la Medicina generale”.

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