“Tu ti vendi i vitelli..e poi… viene Gratteri!”. È una delle intercettazioni finite nell’inchiesta “Fox”, condotta dai carabinieri del Nas di Cosenza, che vede coinvolti sei veterinari dell’Azienda sanitaria di Crotone. Accesso abusivo a sistema informatico, falsità ideologica commessa da pubblici ufficiali in atti pubblici, ricettazione, abuso d’ufficio, omissione di atti d’ufficio, contraffazione di sostanze alimentari, commercio di sostanze alimentari nocive e diffusione di malattie infettive animali. Sono i reati per i quali il giudice per le indagini preliminari ha emesso otto ordinanze di custodia cautelare su richiesta della Procura di Crotone. In carcere sono finiti i gestori di uno stabilimento di Strongoli che si occupa della macellazione delle carni. Per quattro veterinari, in servizio presso i distaccamenti di Cirò Marina e Roccabernarda dell’Asp, il gip ha disposto gli arresti domiciliari mentre altri due sono stati interdetti dal lavoro.

In sostanza, le carni venivano macellate senza alcuna profilassi o certificazione sanitaria. Tutto è partito nel 2019 grazie a una segnalazione interna al servizio veterinario. Le indagini hanno riguardato l’intera filiera delle carni (bovine, suine ed ovi-caprine) in provincia di Crotone. Oltre ai destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare, infatti, l’inchiesta vede coinvolti 14 allevatori di bestiame perquisiti

L’inchiesta ha ricostruito come come i veterinari indagati, al fine di procurare ingiusti vantaggi patrimoniali agli amici allevatori, fossero autori di una gravissima serie di omissioni e di atti contrari ai doveri del proprio ufficio. Nelle carte della Procura di Crotone c’è di tutto: dall’attestazione di profilassi anti-tubercolosi mai avvenute all’alterazione dei prelievi di sangue effettuati su capi suini al fine di consentirne la macellazione. Ma anche l’inserimento e la revoca di false denunce di smarrimento di bestiame e l’intermediazione nell’illecito traffico di marche auricolari spesso appartenute ad animali deceduti per malattia. Quelle stesse marche venivano poi apposte ad altri capi abusivi. In questo modo, gli allevatori riuscivano a sanare l’illecita posizione degli animali non in regola. Lo avrebbero fatto con la complicità dei veterinari. Nei loro confronti, i carabinieri hanno documentato un utilizzo distorto dell’anagrafe zootecnica informatizzata, in cui venivano registrati dati completamente avulsi dalla realtà ed inseriti al solo fine di regolarizzare i traffici commessi dagli allevatori indagati.

I veterinari, inoltre, erano consapevoli dei comportamenti illegali degli allevatori ai quali facevano pesare i loro “servizi” e il rischio di essere coinvolti in un’indagine giudiziaria. Le intercettazioni, infatti, sono chiare come quella in cui un veterinario rivolgendosi a un allevatore si lascia andare pronunciando la frase “siete certi furbacchioni…tu ti vendi i vitelli, noi parliamo a telefono e poi… viene Gratteri!”. Gli animali finivano tutti in uno stabilimento di macellazione di Strongoli che è stato sequestrato assieme a quattro allevamenti per un valore di un milione di euro. Il gestore è stato arrestato assieme a un’impiegata amministrativa che di fatto sovrintendeva a tutte le attività criminose. All’interno di quel macello, stando alle indagini, sono stati sezionati centinaia di capi tra bovini, suini ed ovi-caprini privi di qualsivoglia profilassi o certificazione sanitaria. Carni che sono state in seguito vendute e finite sulle tavole di ignari consumatori.

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