Musica

Fiorella Mannoia: “A maggio riparto in tour e dobbiamo farlo anche con teatri dimezzati per aiutare i lavoratori, se no sarà il disastro totale”

L'artista con l'album “Padroni di niente” parla di amore, speranza ma anche della violenza dei social e della società di oggi tra povertà e menefreghismo. Fiorella Mannoia da sempre un prima fila per i lavoratori fragili dello spettacolo invita a tornare al più presto sul campo per riavviare la macchina: “Non possiamo fare a meno della musica, teatro e cinema perché sono essenziali quanto il pane che mangiamo”

di Andrea Conti

Fiorella Mannoia torna con l’album “Padroni di niente” che è una radiografia del momento che gli italiani hanno vissuto nel primo lockdown ma con un occhio anche al tema della violenza dei social, dei padroni della società che hanno contribuito ad accrescere la povertà, tra sogni e speranze. “Questo disco è stato concepito durante il lockdown e le canzoni sono state scritte sull’onda delle riflessioni profonde scaturite in quel periodo – ci ha raccontato Fiorella Mannoia – e sulla nostra fragilità di essere umani e del nostro mondo, soprattutto quello occidentale. Pensavamo di essere padroni di tutto, anche della nostra salute, pensavamo fossimo invincibili e invece una microscopica entità biologica ci ha messo in ginocchio e ci ha fermati tutti. Così ci siamo ritrovati nel tempo sospeso e siamo riusciti a volare in alto coi nostri pensieri su di noi e sulla natura. Abbiamo visto animali girare in città, i canali di Venezia trasparenti, i fiumi ripulirsi, la natura si è ripresa i propri spazi. Quando siamo usciti da casa per ritornare nelle nostre vite ci siamo dimenticati di tutto purtroppo e spero quando sarà tutto finito si possa tornare lì con i pensieri e che l’uomo torni al centro dei pensieri per non ritrovarci di nuovo in un’altra epoca nella stessa situazione”.

DOBBIAMO RIPARTIRE CON I LIVE A QUALSIASI COSTO

“A maggio riparto in tour. In qualche modo dobbiamo ripartire, anche con questo disco ci siamo domandati se fosse giusto farlo uscire adesso. Abbiamo deciso di uscire perché è una forma di resistenza, dobbiamo lavorare e continuare a vivere. A maggio dobbiamo ripartire a teatro pieno o dimezzato perché questo è il modo per aiutare i lavoratori dello spettacolo che siano piccoli o grandi cantanti. La situazione è drammatica. Noi, per quanto possibile, possiamo cerchiamo di aiutare i lavoratori. Ci sono dei fondi, come ad esempio Music Innovation Hub, nessuno ci vieta di mettere lì i nostri soldi. Certo è che noi dobbiamo chiedere a gran voce che i lavoratori vengano tutelati, una categoria che ha visto poco e niente ad oggi. Il governo deve occuparsi di quasi 300mila lavoratori precari dello spettacolo. L’impegno lo deve prendere, per quello che riguarda noi, nessuno ci vieta aiutare, mettendo denari dentro ai fondi”.

SONO CADUTA DIVERSE VOLTE E NON RIMPIANGO NULLA

“In ‘Sogno‘ canto ‘difendi ogni giorno passione e quello in cui credi’. Io ho cercato di farlo ma ci sono state anche diverse difficoltà nella mia vita. Le difficoltà sono importanti, ti aiutano e contribuiscono a dimostrare quello che sei. Sarebbe non auspicabile avere una vita spianata perché con le difficoltà ti inginocchi per poi rialzarti. Ho costruito una carriera molto lunga, il successo è arrivato dopo un percorso costruito piano piano, contrariamente a quello che oggi purtroppo e per fortuna accade, io dico purtroppo, alle nuove generazioni. Dunque la mia carriera è stata una costruzione lenta con sconfitte e tanta caparbietà, però non rimpiango nulla e rifarei tutto quello che ho fatto”.

STIAMO FACENDO IL SOGNO PIÙ BRUTTO MAI FATTO

“Non a caso ho scelto come titolo del disco ‘Padroni di niente‘, come il brano inedito omonimo, perché si pone degli interrogativi importanti: ‘E se fosse che stiamo davvero sbagliando e facendo il più brutto dei sogni mai fatti? E se fosse che stiamo soltanto giocando una partita di scacchi tra il Nero ed il Bianco Il Nero ed il Bianco?’. L’uomo ha costruito tante cose belle ma c’è un problema che l’uomo non riesce a risolvere ossia il problema della povertà. Mi sembra che nessuno lo abbia voluto risolvere in tutti questi anni. Abbiamo vissuto tanti cambiamenti, ottenuto tante vittorie… Ma oggi viviamo in un momento storico pericoloso perché stiamo tornando indietro. Siamo ancora qua a manifestare per diritti e a fare appelli, per le donne, per gli omosessuali e per tante altre persone. Stiamo vivendo un periodo di involuzione”.

LA GENTE PARLA ED È INCATTIVITA

La gente è incattivita un po’ per il periodo storico che stiamo vivendo, un po’ perché è un periodo delicato visto che stiamo vivendo la bruttissima condizione di dover scegliere tra il diritto al lavoro e la vita. C’è gente che si vede le attività chiuse e rivendica giustamente il diritto ma c’è un’altra situazione della salute… Questa cattiveria si riversa anche nei social, chiunque vuole dire la propria e chiunque vuole entrare nella vita degli altri esprimere giudizi. Magari queste stupidaggini le dicevano una volta al bar sotto casa e magari, come diceva Umberto Eco, c’era sempre qualcuno che diceva ‘stai zitto cretino’”.

HO FOTOGRAFATO LA MACCHINETTA DEL CAFFÈ

“Sono una fotografa ‘di strada’ per passione, amo ritrarre le persone mentre si muovono e vanno in giro. Ho scattato tantissime foto in Italia e in giro per il mondo. Oggi e per un po’ di tempo non sarà più possibile farlo. Così durante il lockdown ho fotografato le cose che avevo in casa. Ho scattato la teiera, la scatolina del cucito con il metro e gli spilli, la macchinetta del caffè, tutti gli oggetti che erano più interessanti dentro casa”.

(Foto di Francesco Scipioni)

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