Brahim Aoussaoui era arrivato a Nizza solo il giorno prima dell’attentato. Partito da Parigi in treno, l’attentatore che nella mattinata di giovedì ha sferrato l’attacco armato di coltello alla cattedrale di Notre-Dame nel quale ha ucciso tre persone è arrivato nella città francese con l’unico obiettivo di portare a termine l’attentato. Lo ha fatto sapere il procuratore antiterrorismo francese, Jean-Francois Ricard, e lo confermano anche le dichiarazioni dei familiari che la sera di mercoledì hanno ricevuto un messaggio con la foto della basilica in cui il 21enne diceva al fratello di voler passare lì la notte. Il giovane, continuano dalla Procura, aveva con sé un documento della Croce Rossa italiana, essendo sbarcato a Lampedusa solo il 20 settembre scorso, ed è stato ripreso dalle telecamere a circuito chiuso della stazione di Nizza, dove si è cambiato giovedì mattina prima di raggiungere la chiesa di Notre Dame, a 400 metri di distanza, e compiere l’attacco. Il killer ha dichiarato agli inquirenti di essere l’unico responsabile dell’attentato, ma la polizia sta cercando di ricostruire la catena di contatti dell’uomo per capire se, invece, dietro di lui si nasconda una regia che lo ha guidato fino alla chiesa, coltello in mano, per sgozzare tre persone. Le autorità hanno infatti arrestato un uomo di 47 anni, secondo quanto riporta Bfmtv che cita fonti della polizia, sospettato di aver avuto contatti con l’attentatore il giorno prima dell’attacco.

A confermare che Aoussaoui, che al momento si trova in prognosi riservata in ospedale per l’operazione a cui è stato sottoposto dopo essere stato colpito dai proiettili degli agenti, stava programmando l’agguato almeno dal giorno prima è la famiglia del 21enne tunisino raccontando ad al-Arabiya che l’attentatore aveva detto al fratello che vive in Tunisia di “voler passare la notte davanti alla basilica”. L’uomo ha anche inviato al fratello “una foto dell’edificio”. La madre ha detto che “quello che abbiamo visto nelle immagini è lui, il nostro figlio. Mi telefonò non appena arrivato in Francia”. La Procura antiterrorismo di Tunisi, in parallelo con quella francese, ha aperto un’indagine per fare chiarezza sui contatti e la vita di Aoussaoui nel Paese nordafricano, con alcuni familiari che sono già stati sentiti dagli inquirenti.

E anche la procura di Palermo ora indaga. Aoussaoui ha trascorso 15 giorni in Sicilia, ospite di un conoscente: e per tutta la durata del soggiorno nel nostro paese non ha mai frequentato ambienti radicali, non ha mai manifestato con i suoi interlocutori atteggiamenti estremisti né la volontà di compiere attentati. Intelligence e antiterrorismo, grazie anche all’incrocio delle informazioni che cominciano ad arrivare dalla Francia e dalle autorità tunisine, hanno ricostruito un altro pezzo importante della storia di Brahim, un tassello che, sottolinea una qualificata fonte degli apparati di sicurezza, conferma come il ragazzo non fosse, al momento dello sbarco in Italia, un “terrorista strutturato” né un “lupo solitario radicalizzato sul web”, come testimonia anche la sua fedina penale ‘pulita’. Cosa lo abbia spinto ad uccidere in nome di Allah lo chiariranno gli investigatori francesi. Ma molto probabilmente, ragiona ancora la fonte, sulle scelte del giovane potrebbe aver influito il clima di tensione “respirato” in Francia dopo lo scontro aperto tra il presidente Macron e il leader turco Erdogan. E dunque.

Dopo Lampedusa e Bari, Brahim Aoussaoui fa una terza tappa in Italia, a Palermo. In Sicilia, hanno infatti ricostruito gli investigatori e gli 007, è andato a trovare un conoscente, che si è preso cura di lui e lo ha ospitato. L’ipotesi investigativa è che abbia attraversato il confine a Ventimiglia e su questo si stanno cercando riscontri, così come si stanno sentendo tutte le persone con cui il giovane ha avuto contatti a bordo della Rhapsody, per capire se possa aver fatto trapelare qualche elemento utile per le indagini o per ricostruire gli eventuali contatti avuti in Italia. Chi è già stato sentito ha infatti raccontato che il giovane passava moltissimo tempo al telefono. L’altro punto su cui si stanno concentrando antiterrorismo e intelligence sono i 23 compagni di viaggio con cui Aoussaoui ha fatto la traversata dalla Tunisia all’Italia e in particolare su un soggetto che è stato segnalato nelle ultime ore dalle autorità tunisine.

Il governo francese, dopo le parole di ieri sera del presidente Emmanuel Macron che ha annunciato un rafforzamento della presenza militare sul territorio, con l’operazione ‘Sentinelle’ che passerà da 3mila a 7mila uomini, promette di entrare “in guerra” per estirpare le sacche di radicalismo diffuse nel Paese. “Non siamo in guerra contro una religione, ma contro un’ideologia, l’ideologia islamista”, ha dichiarato in un’intervista a Rtl il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin. “Siamo in guerra contro un nemico che è sia interno che esterno – ha aggiunto – Quando si è in guerra, si deve comprendere che ci sono stati e ci saranno altri fatti come questo attentato ignobile“.

Darmanin ha poi aggiunto che le autorità francesi hanno espulso 14 stranieri “radicalizzati” nell’ultimo mese e altre 18 “espulsioni” saranno eseguite nei prossimi giorni. Se “si deve lottare contro gli stranieri che si sono radicalizzati, questo non è il caso” dell’assalitore della basilica di Nizza, poiché non era noto né ai servizi francesi né europei, ha precisato.

Intanto, emergono particolari sull’identità delle tre vittime dell’estremista, due donne e un uomo. Quest’ultimo era il sacrestano della cattedrale, 45enne, padre di due ragazze. Mentre tra le donne, quella che ha tentato di rifugiarsi in un bar ed è poi morta per le ferite riportate è una 40enne di origini brasiliane, come confermato dal governo di Brasilia, che prima di morire ha detto ai suoi soccorritori: “Dite ai miei figli che li amo”. Della terza vittima, al momento, si sa solo che si tratta di una donna sui 60 anni.

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