“Non l’ha capito quello che deve stare zitto”. È l’11 settembre 2020. Nelle stanze del commissariato di Pisticci, in provincia di Matera, ci sette giovani. Sono divisi in due stanze. Per i poliziotti, che li osservano e li ascoltano, sono gli autori dello stupro delle due minorenni inglesi avvenuto qualche sera prima in una villa durante una festa. I ragazzi sospettano che qualcuno li stia intercettando e due di loro provano a farlo capire anche agli altri: guardano il sensore antincendio della stanza e salutano con la mano ipotizzando che all’interno ci sia una telecamera. Quattro di loro saranno arrestati poco dopo: il 23enne Michele Masiello, il 21enne Alessandro Zuccaro, il 19enne Giuseppe Gargano e il 22enne Alberto Lopatriello. Gli altri tre Michele Leone di 22 anni, Egidio Antonio Andriulli di 22 e Rocco Lionetti di 21 saranno arrestati insieme a un ottavo indagato, Michele Falotico, anch’egli di 21 anni.

Quest’ultimo quella mattina non è negli uffici della polizia ed è anche sulle parole che Falotico potrà dire che si aggrappa la speranza dei quattro di farla franca. La loro strategia è chiara: raccontare che le due ragazzine, oggi assistite dall’avvocato Giuseppe Rago, erano consenzienti. Dalle nuove intercettazioni emerse con l’ordinanza che il 21 ottobre ha portato in carcere gli altri quattro ragazzi emerge il modo in cui cercano, secondo l’accusa, di pianificare la comune linea di difesa. In una delle due stanze, Gargano dice ai suoi amici: “Noi non abbiamo fatto nulla quando andiamo davanti al giudice è la verità sono state loro che ci hanno abbassato i pantaloni”. Insulta in diversi modi le due 15enni inglesi e ripete agli altri: “Noi non c’entriamo nulla… io non posso andare a Matera… per colpa loro… in galera”. Lionetti, però, gli fa notare che i poliziotti della Squadra mobile di Matera, guidati dal vice questore Luigi Vessio, ha già raccolto le immagini di videosorveglianza.

G: ma mica si vede che la tiriamo?
L: sì…
G: che la tiriamo?
R: sì tu fai così… (mettendo un braccio sopra Zuccaro mostra il gesto ai presenti, spiegano i poliziotti nella trascrizione del video)
G: e va beh… la abbraccio, ma mica lei fa resistenza
R: tu (indicando Zuccaro, ndr) si vede che passi “tutt tuost” (facendo il duro, ndr)

A quel punto, quindi proprio Gargano, pensa all’unico dei suoi amici che non è lì: “Devi chiamare a Michele Falotico perché deve dire la stessa cosa che è successo che noi… erano consenzienti…”. Ma Rocco Lionetti non sembra della stessa idea e provoca la reazione di Gargano: “Non devi dire chiacchiere Rocco, non dire chiacchiere che non ce ne usciamo più devi dire la verità… e che erano consenzienti…”. Per poi aggiungere: “Rocco non è che dici che quelle non erano consenzienti?”. In quella stanza c’è anche Michele Masiello che a quel punto interviene: “Ognuno deve dire quello che ha fatto (…) tu dici quello che hai fatto, io dico quello che ho fatto io e quello dice (…) io sono stato con tizio e caio… tu sei stato con tizio e caio… non è che puoi dire che sei stato con quella se non ci sei stato”.

Ma per Gargano, forse, non deve andare in quel modo e quindi cerca addirittura di attirare l’attenzione degli amici che si trovano in un’altra stanza: “Devi dire che erano consenzienti quelle tr… quella sega anche le telecamere gli ha dato”. Per il giudice per le indagini preliminari Angelo Onorati, che ha accolto la richiesta di arresto avanzata dalla procura di Matera, “pur sospettando che i loro discorsi potessero essere monitorati dai poliziotti, hanno comunque cercato di concordare una versione dei fatti da offrire agli investigatori” e “così hanno ammesso la loro presenza sul luogo e nel momento della consumazione degli atti sessuali, indicando anche la presenza contestuale di Falotico Michele, e, cosa ancora più importante, confessando di aver avuto rapporti sessuali consensuali con le due minorenni”.

Una vicenda che secondo il magistrato è di “estrema gravità, brutalità ed efferatezza” commessa “mediante modalità subdole” perché avrebbero fatto assumere alle vittime sostanze alcoliche e stupefacenti “per stordirle a attirarle con l’inganno in un luogo buio ed appartato”. Segnali che secondo il gip Onorati sono “frutto di una collaudata preparazione e pianificazione, replicabile agevolmente con le stesse modalità operative nei confronti di altre donne inermi”.

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