Calo delle entrate per il 79% dei professionisti in aprile e maggio. E i più colpiti dalla crisi occupazionale provocata dal Covid sono i trentenni. Tra il secondo trimestre 2019 e quello del 2020 in quella fascia di età si contano 110mila occupati autonomi in meno sui 219mila totali, un crollo del 10,5% mentre la discesa è “solo” del 2,4% della fascia 40-59 anni e del 2,2% tra gli over60. I dati arrivano dalla Fondazione studi Consulenti del lavoro, che traccia il quadro delle categorie più penalizzate dalla crisi economica innescata dalla pandemia. Intanto, nelle ore in cui è atteso un nuovo Dpcm per l’introduzione di restrizioni a fronte dell’aumento dei contagi, il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli avverte che coprifuoco e chiusure anticipate dei pubblici esercizi “aumentano l’incertezza e mettono a rischio decine di migliaia di imprese. Sono prioritarie misure efficaci anti Covid e con una economia già in ginocchio va assolutamente evitato un secondo lockdown“. E chiede sostegno “con maggiori e più veloci indennizzi le imprese in difficoltà, altrimenti a fine anno rischieremo gravi, gravissime conseguenze per l’occupazione”.

Gli autonomi in sofferenza – Secondo i dati Istat analizzati dai Consulenti del lavoro, tra il secondo trimestre 2019 e quello di quest’anno su 841mila posti di lavoro perduti 219mila sono stati di autonomi, comparto “passato da 5,4 a 5,1 milioni di occupati (-4,1%)”. Per il 79% dei professionisti, nei mesi bui dell’emergenza Covid (aprile e maggio), le entrate sono scese, ma per il 35,8% il calo è stato “superiore al 50%”. I venti della pandemia, si legge nel dossier, hanno soffiato più violentemente su alcuni specifici segmenti dell’universo dell’attività lavorativa indipendente: le perdite maggiori, in termini assoluti, si registrano tra i piccoli imprenditori del commercio (71mila addetti in meno, con una discesa del 7,1%), ma anche nel mondo delle professioni intellettuali ad elevata qualificazione e di quelle tecniche, che lasciano sul terreno rispettivamente 31mila (-3%) e 39.000 (-4%) lavoratori, per un totale di circa 70mila professionisti.

A livello settoriale, poi, argomentano gli autori dello studio, sebbene l’area turistica contribuisca, tra attività ricettive e ristorative, alle cadute occupazionali “in modo rilevante (33mila autonomi in meno, con un calo del 7,7%), va segnalata la crisi anche di tanti altri comparti: gli agenti e consulenti che lavorano nel campo finanziario ed assicurativo (-11,5%), la filiera dei servizi alle imprese (-11,3%), dell’informazione (-11,5%) e della formazione (-14,8%)”. Per i consulenti del lavoro, in un simile scenario, “neppure il ‘bonus’ autonomi, di cui hanno beneficiato oltre 4 milioni di lavoratori, è riuscito ad arginare le ingenti difficoltà reddituali e di liquidità riscontrate dai liberi professionisti”, tema che, anticipano, verrà affrontato (insieme alla diffusione di alcune idee su come far ripartire il lavoro, dopo la pandemia) al Festival del Lavoro, l’appuntamento annuale della categoria professionale, che si terrà il 23 ottobre prossimo.

Giovani e donne i più colpiti – Se nel 2010 il 25,3% degli occupati svolgeva un lavoro indipendente, nel 2019, spiega il focus dei consulenti del lavoro, la percentuale si attesta al 22,7% e tra i giovanissimi scende dal 17,6% al 13,6%. Se si guarda, invece, al periodo compreso tra il secondo trimestre 2019 e lo stesso periodo del 2020, sono i 30-39enni ad essere in forte crisi, con 110 mila lavoratori in meno (sui 219 mila totali) e una contrazione del 10,5%, contro il 2,4% della fascia 40-59 anni e il 2,2% degli over 60. Un dato estremamente critico, perché interessa, spiegano i consulenti del lavoro, la fascia d’età in cui solitamente si avvia o consolida l’attività e dove le difficoltà congiunturali, unite ai numerosi adempimenti burocratici, possono portare all’abbandono dell’iniziativa imprenditoriale. Mediamente più colpite le donne rispetto agli uomini: tra un anno e l’altro il genere femminile perde il 5,1% della base occupazionale contro il 3,6% dell’altro sesso.

Confcommercio: “Per ristorazione, tempo libero e turismo si profilano giorni bui” – Confcommercio prevede che il “quarto trimestre si apre all’insegna di una rinnovata e profonda incertezza alimentata dalla dinamica dei contagi” con il risultato che i settori della “convivialità” e del turismo “non verranno coinvolti dalla ripresa del Pil“. Per il mese di ottobre Confcommercio stima un incremento dello 0,9% congiunturale del prodotto che si traduce in una decrescita su base annua del 5,1%.

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