Sono quasi 250 i sindaci di tutta Italia che hanno aderito all’appello al governo per utilizzare il Mes, lanciato dal presidente Ali (Autonomie Locali Italiane) e sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Da Beppe Sala a Dario Nardella, da Giorgio Gori a Giuseppe Falcomatà, da Emilio Del Bono a Leoluca Orlando, oltre 200 sindaci chiedono al Parlamento e al governo di chiedere il prestito di 36 miliardi a valere sulla nuova linea di credito pandemica per il potenziamento dei sistemi sanitari nazionali. Anche Nicola Zingaretti, segretario del Pd, ha dato sostegno all’iniziativa dei sindaci. “Ascoltiamoli – ha scritto il governatore del Lazio in un post su Facebook – Chi è in prima linea, come i tanti amministratori in trincea, sa bene che ora è il momento di rafforzare la rete di prevenzione e cura nei territori, specie per gli anziani e per le persone più fragili. Da presidente di Regione dico: è tempo di investire, siamo in guerra e serve ogni mezzo utile per vincere“. Il M5s resta contrario e su facebook oggi ricorda che “molte Regioni non hanno ancora adeguato il numero necessario dei posti in terapia intensiva: i nostri alleati di governo pensino a sollecitare i loro presidenti prima di fare continue pressioni sul Mes”.

Nella lettera, i sindaci affermano che il ricorso al Mes è “una priorità assoluta”, specialmente in questo momento in cui “siamo di fronte a una seconda ondata del virus, con un aumento record in termini assoluti, che sta portando in crisi il nostro sistema sanitario”. Per questo la decisione sul Mes non si può più rimandare: per evitare nuove chiusure, “che non possiamo permetterci”, sottolineano i sindaci, l’unico modo è “potenziare il sistema sanitario”. Per farlo occorrono soldi, “immediatamente – scrivono nell’appello – Dobbiamo avere chiaro che le risorse del Recovery Fund, che arriveranno grazie al lavoro del Governo, non saranno a disposizione prima di luglio 2021. Non possiamo aspettare”.

Secondo gli amministratori delle città, oltre a far rispettare le misure di prevenzione e di contrasto alla diffusione, come mascherine e distanziamento, in questa fase occorre rafforzare la sanità territoriale del Paese, attraverso presidi sanitari locali, essenziali perché permettono di alleggerire i reparti dei grandi ospedali. L’impiego del Mes – si legge nell’appello – “regione per regione, ma secondo un coerente indirizzo nazionale” consentirà di alzare il livello della prevenzione e della risposta alle emergenze, e di ridurre i divari della capacità di copertura e di qualità delle prestazioni, che “oggi vedono penalizzato il Mezzogiorno e le persone più povere”. Con il Mes, si potrà digitalizzare e rendere più efficiente il Ssn, così come velocizzare per i cittadini le diagnosi e le cure, fino alla medicina domiciliare. Un altro obiettivo è quello di potenziare i presidi sanitari del territorio e la medicina di base. Infine, con i soldi del Mes si potrà investire sulla specializzazione e sulla ricerca, per sconfiggere le patologie più impegnative.

“La spesa sanitaria – continuano i sindaci – è un investimento indispensabile per rendere la nostra economia più sostenibile, un moltiplicatore di crescita innovativa”. Per questo, si legge nella lettera, la formazione e l’assunzione di “giovani e motivati medici, infermieri e tecnici, sono parte rilevante dello sforzo da fare per creare occupazione qualificata”. In conclusione, i Comuni si dicono “pronti a fare ciò che a essi spetta per competenza” e chiedono al Parlamento e al governo di “essere coinvolti nel percorso che porti a prendere velocemente le decisioni necessarie“, concludono nell’appello.

Articolo Precedente

La Camera è un focolaio: con Lupi sono 17 i parlamentari contagiati. Fico concede il primo rinvio di seduta. Empasse sul voto a distanza

next
Articolo Successivo

Il bottino della Lega in Veneto: 524mila euro al mese per 5 anni a consiglieri e giunta di Zaia. Così il partito ipoteca il futuro della Regione

next