“Fino a quando non ci sarà uno scatto di coscienza dei parlamentari, non c’è niente da fare”. Primo Di Nicola, senatore M5s da sempre in prima linea per l’abolizione dei vitalizi, è pessimista. Finché a decidere del taglio saranno politici che potrebbero godere del privilegio, sarà difficile che “le Camere riescano a valutare serenamente e secondo giustizia l’opportunità di mantenerlo”. Eppure, in gioco c’è la credibilità stessa delle Camera, perché un Parlamento che vota i suoi privilegi “è ulteriormente screditato agli occhi dei cittadini”. Intervistato da ilfattoquotidiano.it, il parlamentare 5 stelle fa un appello: “I parlamentari si mettano una mano sulla coscienza”. E critica le modalità che a giugno hanno portato la commissione contenziosa di Palazzo Madama a bloccare il taglio: l’organo è “delegittimato” per la sua composizione e “le motivazioni discutibili”. Ora la segretaria generale Elisabetta Serafin, anche per evitare che fossero svuotate le casse di Palazzo Madama per pagare gli arretrati, ha annunciato il ricorso davanti al consiglio di garanzia. Ma ben due membri dell’organo di appello su cinque beneficeranno dei vitalizi. E così, secondo Di Nicola, “non c’è garanzia” per i cittadini che i politici al momento della decisione non penseranno (anche) ai loro interessi. Anche per questo, chiude il senatore, la soluzione è una sola: “Abolire definitivamente l’odioso privilegio”.

Senatore Di Nicola, dopo lo stop al taglio dei vitalizi ora il ricorso. La decisione può essere ribaltata?
La partita non è finita. La decisione può essere riesaminata, ma ho poche speranze vista l’insensibilità che il Senato, e in particolare la commissione contenziosa, ha dimostrato. Sono molto scettico: se non ci sarà veramente una mobilitazione, credo che la partita finirà con una restaurazione dell’antico privilegio.

Chi dovrebbe mobilitarsi?
Ci vorrebbe una nuova grande mobilitazione dei cittadini, ma non basterebbe. Fino a quando non ci sarà una mobilitazione generale delle coscienze dei parlamentari, uno scatto di coscienza, non ci sarà niente da fare. Sarà anche un fatto generazionale, ma dentro questo Parlamento ci sono tantissimi parlamentari che godranno del vitalizio. E’ un conflitto di interesse sotterraneo. Forse ci vorrà ancora qualche legislatura perché si riesca a valutare serenamente e secondo giustizia l’opportunità di mantenere l’odioso privilegio.

Ma neanche ora che i 5 stelle sono al governo si riesce ad andare fino in fondo? Non è che avete abbandonato la battaglia?
No, sono i 5 stelle che in Parlamento hanno determinato l’abolizione dei vitalizi. Il problema è che non basta nemmeno vincere le elezioni, avere la maggioranza in Parlamento, perché poi la decisione su una grande mobilitazione civile contro i vitalizi viene risolta da un organo parlamentare, per altro delegittimato, utilizzando motivazioni discutibili. Spero che queste possano essere ribaltate da un’istanza superiore. Ma sono molto molto pessimista.

Nel collegio di garanzia siedono due parlamentari che beneficeranno dei vitalizi.
Io posso personalmente avere una grande fiducia in questi parlamentari, ma visti i precedenti, come potranno i cittadini fidarsi di chi, nella sua decisione, sarà sempre sospettato di avere un conflitto di interessi? Non c’è garanzia, l’unica poteva venire dallo scioglimento degli organi attuali e dall’elezione di nuovi composti da parlamentari che il vitalizio lo devono ancora prendere.

Lei chiese lo scioglimento anche dell’organo che ha poi deciso lo stop al taglio.
I membri della commissione contenziosa sono direttamente interessati al ripristino del vitalizio. Non solo. Ci sono tre membri (Giacomo Caliendo, Simone Pillon e Alessandra Riccardi) che sono all’opposizione in questo momento (uno di Forza Italia e due della Lega). E sottolineo il caso della senatrice Riccardi che era senatrice del Movimento 5 stelle ed è passata con la Lega. Ragioni di opportunità, anche politica, avrebbero suggerito uno scioglimento dell’organo per comporne uno più credibile. Se è un organo giudicante, il giudice deve essere sempre inattaccabile.

Ora toccherà al collegio di garanzia esprimersi. Secondo lei c’è spazio di manovra?
Le motivazioni che sono state date confermano la totale insensibilità. Tentare di ripristinare i vitalizi è veramente uno schiaffo. E non solo per i pensionati, ma per tutti i cittadini che ora si trovano in una condizione di difficoltà. Inoltre hanno affermato che il vitalizio sarebbe una proiezione della indennità parlamentare. Da semplice parlamentare, ho grandissimi dubbi su questa motivazione.

E’ sbagliato equiparare il vitalizio alla pensione?
Secondo la commissione contenziosa è una pensione e non può essere tagliata. Ma i parlamentari storicamente, sul definire la pensione un vitalizio hanno ballato sempre a seconda della convenienza. Quando negli anni ’90, come giornalista, ho fatto le prime inchieste sui tagli, loro dicevano: “La nostra non si tocca perché non è una pensione”. Quando invece è esploso lo scandalo dei vitalizi, hanno iniziato al rovescio a dire che non era un vitalizio. E già questo fa capire come il Parlamento abbia usato argomentazioni per giustificarsi.

Perché a un parlamentare non dovrebbe spettare un vitalizio alla fine della legislatura?
L’istituto, anche se riformato, continua a mantenere criticità inaccettabili. La prima riguarda l’età pensionabile: mentre i cittadini devono arrivare a 67 anni e 6 mesi ed aver versato 20 anni di contributi, il vitalizio invece continua a essere riscosso a 65 anni e con soli 5 anni di militanza in Parlamento. E questo dimostra che il vitalizio non è una normale pensione. Inoltre, dopo una legislatura, il limite di 65 anni si abbassa ulteriormente per ogni anno di mandato svolto, quindi abbondantemente sotto i 65. Non è finita. Alla Camera, nel 2018, si è deciso che per ogni anno completato, dopo il secondo mandato, puoi abbassare ulteriormente l’età pensionabile (perfino sotto i 60 anni): così i vitalizi tornano ad essere delle baby pensioni. Non si capisce come con queste regole si possa definire il vitalizio un trattamento pensionistico.

Lei propone un’ulteriore riforma?
Il sistema dei vitalizi andrebbe proprio abolito. Anche perché nasconde un altro privilegio: quello dei contributi figurativi. Ovvero quelli versati al parlamentare come se continuasse a lavorare: i parlamentari ancora oggi, oltre a maturare i vitalizi, continuano ad alimentarsi la pensione del lavoro di provenienza. Questa è pagata per un terzo dai parlamentari, mentre i due terzi glieli versa la Camera di appartenenza. E’ un ulteriore scandaloso pasticcio, che consiglierebbe di andare alla radice del problema. Io propongo che la collettività si faccia carico solo del versamento dei contributi per ogni parlamentare, così come i loro lavori li pagavano prima di entrare in Parlamento. E’ una proposta, e può essere perfezionata. Ma non è assolutamente giusto che, mentre i cittadini prendono una pensione da fame, i parlamentari si facciano la doppia pensione.

Gli ex parlamentari dicono che è un taglio eccessivo.
Non sono d’accordo. La riforma fatta era un primo doveroso atto in vista di un’abolizione totale dell’istituto del vitalizio. Che finché sarà mantenuto in vita sarà fonte di equivoci e di problemi. Sul trattamento pensionistico dei parlamentari, le Camere hanno sempre trattato il tema non con equità e giustizia, ma per trarre vantaggio da meccanismi di assoluto privilegio.

Vi contestano anche che i risparmi sono pochi.
Il bilancio dello Stato è fatto di migliaia di voci e sono anche le piccole cifre che determinano la grande voragine. In questo caso poi stiamo parlando di un migliaio di persone e sui tagli operati ci sarebbero stati più di 22 milioni di euro di risparmi. Non mi sembrano pochi. Proviamo a immaginare con quei soldi quante mascherine si potrebbero comprare e quante terapie intensive si potrebbero fare.

Cosa dovrebbero fare i parlamentari?
Se vogliono dare un segnale, anche chi è contro il ripristino dei vitalizi, dovrebbe cominciare a rinunciare al trattamento di vantaggio per i contributi figurativi e chiederne l’abolizione. Ma evidentemente questo Parlamento non ha la sensibilità, la forza, la motivazione civica per fare un normale atto di giustizia ed equità sociale su se stesso. Gli organi giudicanti dipendono dalle presidenze delle due Camera, quindi anche la loro resistenza. Si possono trovare tutte le motivazioni giuridiche che si vogliono per giustificare il mantenimento dei privilegi, ma è certo che, se questo è l’esito, il Parlamento ne esce ulteriormente screditato agli occhi dei cittadini.

La situazione è peggiorata dal fatto che il Parlamento è composto da “nominati”?
Assolutamente. Mi auguro che la nuova legge elettorale permetta ai cittadini di scegliersi il candidato da votare, così da poterlo eventualmente sanzionare per le decisioni prese alle elezioni successive. Da questo punto di vista il sistema maggioritario sarebbe ottimale, perché nei collegi i cittadini si votano il candidato che preferiscono. Se passerà una legge proporzionale, mi auguro che ci sia la preferenza e che sia unica per non tornare ai mercanteggiamenti della Prima Repubblica.

Comunque se ne parlerà (forse) alle prossime elezioni. Quanto al presente: il suo è un appello ai colleghi?
Sì, chiedo che si mettano una mano sulla coscienza. Perché così è davvero uno scandalo.

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