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“L’anno prossimo 25 miliardi dal Recovery fund. Nel 2022 saliranno a 37”. Nella Nadef il calendario sull’uso delle risorse europee

La Nota di aggiornamento al Def delinea per la prima volta il calendario di utilizzo dei fondi europei per la ripresa fino al 2026. L'anno prossimo i 14 miliardi a fondo perduto e gli 11 di prestiti contribuiranno ovviamente alle coperture della legge di Bilancio, che varrà nel complesso circa 36 miliardi. La somma più corposa dovrebbe arrivare nel 2023: 43 miliardi suddivisi in 26 di sovvenzioni, 15 di prestiti a valere sulla Recovery and resilience facility più 2 dall'iniziativa React Eu
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Il governo punta ad utilizzare già il prossimo anno l’intero anticipo che spetta l’Italia a valere sul Next generation Eu, meglio noto come Recovery Fund. Una cifra che stando alle regole concordate dai leader Ue a luglio e precisate nei giorni scorsi dall’Ecofin ammonta al 10% del totale che spetta alla Penisola. Il Tesoro, nella Nota di aggiornamento al Def appena pubblicata, quantifica la cifra in circa 21 miliardi a cui si aggiungono 4 miliardi a valere sull’iniziativa React Eu destinata a potenziare i fondi di coesione. Una tabella contenuta nella Nadef delinea il calendario di utilizzo dei fondi europei per la ripresa fino al 2026, anno in cui il Recovery si esaurirà. Si tratta di cifre “preliminari”, specifica una nota, perché “gli importi potranno variare a seguito dei negoziati ancora in corso”. E’ comunque il primo specchietto ufficiale che mostra nel dettaglio quanti soldi l’esecutivo si attende e in che tempi.

Il ministero dell’Economia prevede che nel triennio 2021-2023 saranno utilizzate tutte le sovvenzioni a fondo perduto previste dalla prima fase del Recovery Plan europeo, pari al 70% del totale che spetta all’Italia, e “una prima
parte del restante 30%”. Inoltre “si è assunto un parziale ricorso ai prestiti” della Recovery and resilience facility, che pesano sul debito. Il resto verrà utilizzato tra 2024 e 2026. Le sovvenzioni “andranno ad aumentare la
spesa per investimenti pubblici, il sostegno agli investimenti privati e le spese per ricerca, innovazione, digitalizzazione, formazione ed istruzione”, ma l’esatta ripartizione è rinviata ovviamente al Piano di ripresa e resilienza che sarà presentato ufficialmente solo a gennaio anche se la discussione con Bruxelles sulle bozze inizierà dal 15 ottobre.

Nel 2021 i 14 miliardi a fondo perduto e gli 11 di prestiti contribuiranno ovviamente alle coperture della legge di Bilancio, che varrà nel complesso circa 36 miliardi. Il resto sarà coperto con “normale” indebitamento sul mercato. Nel 2022 le sovvenzioni salgono a 16 miliardi (più 4 dal React Eu) e 17,5 di prestiti. La somma complessiva più corposa dovrebbe arrivare nel 2023: 43 miliardi suddivisi in 26 di sovvenzioni, 15 di prestiti a valere sulla Recovery and resilience facility più 2 di React Eu. Poi si andrà a scalare, con 39,4 miliardi nel 2024, 30,6 nel 2025 e 27,5 nel 2026. Il totale delle risorse Next generation Eu attese dal Tesoro è di 205 miliardi, un po’ meno rispetto ai 209 di cui si parlava a luglio. Ma si tratta appunto solo di stime, passibili di modifiche a seconda di quanto l’economia italiana riuscirà a recuperare l’anno prossimo. La Penisola sarà comunque beneficiario netto di queste risorse, perché contribuirà a ripagare il debito contratto dalla Commissione per raccogliere i 750 miliardi del Recovery fund in misura inferiore rispetto alla cifra che le arriverà. Quanti soldi andranno restituiti dipenderà anche da quanti progressi gli Stati membri faranno sulla decisione riguardo all’aumento delle risorse proprie dell’Ue, che ridurrebbe il contributo nazionale.

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