Dopo il disastro del maltempo, che ha lasciato sei cadaveri trovati nel ponente ligure, è scontro tra il ministro dell’Ambiente Sergio Costa e l’Anci. Perché l’esponente del governo, in un’intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, ha dichiarato che le risorse economiche per far fronte al dissesto idrogeologico ci sono, ma “i comuni hanno difficoltà a progettare interventi”. Dichiarazioni a cui ha risposto in primis Antonio Decaro, presidente dell’Anci e primo cittadino di Bari: “Il ministro non scarichi la responsabilità sui sindaci”. Non ci sta neppure il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio: “Caro ministro Costa, esca dal suo ministero e venga in Piemonte a sporcarsi un po’ con i nostri sindaci piemontesi, che non dormono da 3 giorni, che spalano con le ginocchia immerse nel fango e che firmano sotto la loro responsabilità e senza ancora nessuna certezza dallo Stato, interventi di somma urgenza per mettere in sicurezza la loro gente”.

LE PAROLE DEL MINISTRO – Nell’intervista che ha scatenato diversi malumori, il ministro Costa ricorda che il primo passo per evitare disastri è quello di prevenire e questo comporta “capacità di spendere, di mitigare fenomeni climatici straordinari, ma sempre più ricorrenti e di adattare il nostro territorio ai cambiamenti del clima”. In questo contesto, sottolinea, le Regioni decidono la conformità dei progetti e se ammetterli ai finanziamenti nazionali, ma i Comuni hanno il compito di individuare i territori a rischio e di realizzare i progetti per metterli in sicurezza: non tutti ci riescono”. Questo perché, la progettazione “è molto complicata. I Comuni più grandi hanno competenze e risorse per poterli realizzare, ma spesso i Comuni piccoli, quelli delle aree interne dove oltretutto si concentra la gran parte delle zone a rischio, non hanno né le competenze né le risorse per accedere a studi esterni”. Per trovare una soluzione sono state inserite misure nel decreto Semplificazioni di luglio. “Come ministero dell’Ambiente, aggiunge “abbiamo previsto di anticipare ai Comuni il 30% della spesa in modo da permettere l’attivazione di tutta la procedura per la messa in opera del cantiere. E possiamo mettere a disposizione le competenze dei funzionari della Sogesid per realizzare i progetti”. Ci sono “anche i soldi, abbiamo 7 miliardi di euro in cassa”.

LA REPLICA DELL’ANCI – Ma l’Anci non ci sta. “Se il ministro finalmente, a nome del Governo, intende farsi carico di quello che da anni stiamo sostenendo come associazione dei Comuni, ben venga” risponde Decaro. E aggiunge: “Se invece intende individuare una istituzione sulla quale scaricare le responsabilità sbaglia di grosso”. Il presidente dell’Anci ricorda anche che, in tutti gli incontri e in tutte le occasioni, l’associazione ha sempre sostenuto la necessità di varare un piano straordinario per la manutenzione del territorio. “Se è questo quello che oggi propone il ministro – conclude – noi sindaci siamo pronti a collaborare. Decaro ricorda anche l’esperienza della struttura del ministero dell’Ambiente ‘Italia Sicura’, “interrotta per volontà del governo nel 2018”. “Mi sembra – afferma il presidente dell’Anci – che stesse con fatica cercando di coordinare gli interventi”.

QUEL GIUDIZIO DELLA CORTE DEI CONTI – Ma sulla questione della capacità di spendere le risorse sono emblematici i risultati, pubblicati dalla Corte dei Corti il 31 ottobre 2019, di un’indagine sul Fondo progettazione contro il dissesto 2016-2018, in cui si segnala che le risorse effettivamente erogate alle Regioni dal 2017 alla fine del 2018 rappresentavano solo il 19,9% dei 100 milioni di euro in dotazione al fondo in questione. “A testimonianza – scriveva la Corte – dell’inadeguatezza delle procedure, della debolezza delle strutture attuative degli interventi, dell’assenza di controlli e monitoraggi”. E ancora: “Il tema del contrasto al dissesto idrogeologico dovrebbe rientrare tra le funzioni ordinarie svolte dalle amministrazioni locali troppo spesso prive di capacità tecniche e amministrative per la gestione dei progetti” e costrette a combattere contro una cronica carenza di risorse.

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