Cultura

Dall’Italia alla Romania per salvare le vite degli animali randagi: Sara Turetta racconta la sua storia nel libro “I cani, la mia vita”

Il libro, pubblicato da Edizioni Sonda, racconta i suoi 20 anni nel mondo del volontariato animalista. Nel 2005 fonda l'associazione "Save the Dogs and other animals" attiva nell'est della Romania. Dall'anno scorso, Turetta è tornata in Italia con un progetto per combattere il fenomeno dei canili "lager"

di Elisa Cornegliani

Negli anni ’80 la Romania cambia. Il dittatore Ceausescu, al potere dal 1967, dà il via a un vasto programma di urbanizzazione. La popolazione delle province si trasferisce in grandi dormitori, che si diffondono per tutte le città. Cambia lo stile di vita delle persone. Le campagne si svuotano, le case con cortile vengono distrutte. A vagare fra quello che resta rimangono i cani: un tempo guardiani, ora randagi lasciati al caso. È così in tutto il Paese. Niente controlli delle nascite, l’attenzione è rivolta altrove: nel 1989 c’è la Rivoluzione e finisce un’era lunga trent’anni. È così che, lungo i decenni, la Romania è diventata il Paese con uno dei tassi di randagismo più alti d’Europa. Gli animali vengono prima stipati in canili pubblici, poi eliminati dopo due settimane dal loro arrivo. Sara Turetta se ne accorge il 14 maggio del 2001, quando si imbatte in una pagina di giornale che denuncia massacri e brutalizzazioni. Forse il suo viaggio in una cittadina dimenticata dell’est Europa comincia quella mattina. Non è ancora finito: lo racconta nel suo libro I cani, la mia vita, uscito a settembre per Edizioni Sonda.

Quella di Sara è la storia di un cambio di rotta. Da pubblicitaria in una nota azienda milanese a fondatrice e presidentessa dell’associazione Save the Dogs and other animals, nata ufficialmente nel 2005. È operativa a Cernavoda, nell’est della Romania. Ora conta un personale di 50 dipendenti – quasi tutto composto da locali – che lavorano in una clinica di 800 metri quadri. In tutto 7 ettari di terreno per ospitare animali abbandonati, che vengono sterilizzati, curati e fatti adottare dall’estero. “Con la fine di quest’anno arriveremo a circa ottomila cani adottati e 38mila sterilizzazioni fra cani e gatti”, spiega Sara Turetta a IlFattoQuotidiano.it. Inoltre lo staff medico veterinario svolge centinaia di interventi chirurgici, spesso difficili: “A volte ci troviamo di fronte a casi disperati: quando non si riesce a farli sopravvivere, ci preoccupiamo di dare agli animali una morte non dolorosa e dignitosa”. In caso di successo, c’è l’adozione internazionale: “Ora mandiamo i cani in Europa: Svezia, Finlandia, Germania, Austria e Svizzera. Le famiglie adottive ci forniscono un contributo per le spese”. Da precisare: “Evitiamo le sovrapposizioni fra tipologie di cani inviati dalla Romania e cani randagi del posto. Per esempio, se in un determinato Paese abbondano le taglie piccole, noi lì manderemo le grandi. E viceversa. Il meccanismo delle adozioni è da pensare con attenzione”.

Nel libro Turetta ripercorre le tappe che l’hanno portata dove si trova ora. Parte dagli inizi, nel 2002, l’anno del suo trasferimento a Cernavoda, dove vivrà per circa 17 anni. Qui incontra le ombre e le luci della società rumena, alla quale è ancora molto legata: “È stato difficile vedere la mancanza di empatia di alcune persone e la loro indifferenza verso chi soffre. Forse il segno di ferite pregresse, determinate dalla dittatura. I ricordi più belli invece me li hanno dati le donne: sono la spina dorsale del Paese e lavorano senza sosta, con umiltà”. Combatte per difendere il suo attivismo, considerato – a volte, da alcuni – di serie B perché focalizzato sui diritti degli animali, non umani: “Se ci concentriamo solo su un cane o su un gatto e lo isoliamo dal contesto circostante, finiamo per non vedere le connessioni che corrono fra sofferenza animale e malessere delle persone. Una società che maltratta i propri animali è una società che soffre, a tutto tondo. I due aspetti vanno sempre tenuti insieme”.

Ecco perché nel 2019 l’associazione si rivolge all’Italia e decide di aprire un altro progetto di sterilizzazioni gratuite in un canile non lontano dalla Terra dei Fuochi: “Per il 60% si tratta di animali di proprietà. La famiglia che li adotta non può permettersi di sterilizzarli e poi abbandona i cuccioli davanti ai canili o per strada. Per il 40% invece si tratta di randagi che le Asl non riescono a raggiungere. Stiamo cercando di agire in contrasto al randagismo e ai canili ‘lager’, purtroppo molto diffusi in Campania, al secondo posto dopo la Puglia”, spiega l’autrice.

Impossibile ricordare tutti i cani che ha incontrato nella sua vita, impossibile pensare al podio dei più cari. Alcuni di loro sono ricordati nel libro. Uno degli incontri più emozionanti è stato con Baba: “In rumeno significa vecchietta, nonnina. L’abbiamo trovata già in età e io tendo ad affezionarmi in modo particolare ai cani anziani. Mentre ero in viaggio si ammalò, ma non morì fino a quando non tornai per salutarla”, ricorda. “Gli operatori mi dissero: ‘Ti aspettava’”.

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