I ghiacciai Pine Island e Thwaites, che insieme formano un’area di ghiaccio fluente delle dimensioni della Norvegia, stanno crollando a una velocità mai vista. A documentare il disastro nell’Amundsen Sea Embayment in Antardide sono le immagini satellitari dell’Agenzia spaziale europea (Esa), della Nasa e della United States Geological Survey (Usgs) che mostrano nell’arco temporale dal 2014 al 2020 i due ghiacciai più imponenti del polo Sud fratturarsi e indebolirsi più rapidamente che mai. “Il primo passo verso la disintegrazione di questi colossi di ghiaccio e dell’innalzamento del livello del mare”, spiega l’Esa. I due ghiacciai contengono abbastanza acqua per aumentare il livello globale del mare di oltre un metro.

In un post sul suo sito ufficiale, l’Esa rileva che entrambi i ghiacciai dell’Antartide “hanno cambiato nettamente la morfologia negli ultimi decenni insieme al cambiamento delle condizioni atmosferiche e oceaniche, con il riscaldamento degli oceani che ha causato lo scioglimento, l’assottigliamento e il ritiro delle piattaforme di ghiaccio”. Gli esperti dell’Agenzia Spaziale Europea evidenziano che “prevedere come si evolveranno nei prossimi anni questi ghiacciai è fondamentale per comprendere il futuro dei nostri mari e del nostro pianeta in via di riscaldamento”, ma che queste previsioni “sono ancora incerte, a causa di modelli computerizzati incapaci di tenere pienamente conto dei processi e delle proprietà dei ghiacciai nelle loro proiezioni”.

“Per rivelare cosa stia realmente accadendo a Pine Island e Thwaites, abbiamo analizzato i dati di imaging da una serie di satelliti diversi”, riferisce Stef Lhermitte della Delft University of Technology nei Paesi Bassi, autrice principale del nuovo studio. “Abbiamo riscontrato danni strutturali ai margini di taglio delle piattaforme dei ghiacciai, dove il ghiaccio passa da veloce a lento: grandi crepacci, spaccature e fratture aperte, che indicano come le piattaforme di ghiaccio si stiano lentamente lacerando”, spiega Lhermitte. “Attualmente, le piattaforme sono un po’ come un’auto lenta nel traffico: costringono qualsiasi cosa dietro di loro a rallentare. Una volta rimosse, il ghiaccio che si trova più all’interno accelererà, il che a sua volta farà salire il livello del mare ancora più velocemente”, aggiunge lo studioso.

Crepacci simili non erano mai stati visti nelle immagini dal 1997 e il danno è apparso molto meno diffuso nelle immagini del 2016, a dimostrazione che il deterioramento è accelerato negli ultimi due decenni ed è peggiorato significativamente negli ultimi anni. “Questa frattura sembra dare il via a un processo di feedback: è la precondizione della disintegrazione delle piattaforme di ghiaccio“, spiega il coautore Thomas Nagler di Enveo a Innsbruck, in Austria. “Quando i ghiacciai si fratturano nei punti deboli, questo danno accelera, si diffonde e indebolisce maggiormente le piattaforme di ghiaccio, causando un ulteriore deterioramento e rendendo più probabile che le piattaforme inizino a sgretolarsi ancora più velocemente” argomenta Nagler.

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