I fratelli Gabriele e Marco Bianchi sono stati trasferiti dalle celle anti-Covid a quelle di isolamento precauzionale di Rebibbia, tra i detenuti accusati di reati sessuali o ex agenti a cui sono stati contestati reati relativi all’abuso di potere. Momenti d’aria e passaggi per loro si svolgeranno in orari diversi rispetto agli altri. “I due giovani reclusi sono stati trasferiti nel G9 sotto stretta sorveglianza”, dichiara il Garante per i detenuti del Lazio, Stefano Anastasia.

Era troppo pericoloso per loro condividere gli spazi comuni del carcere romano: la ferocia gratuita con cui nella notte tra il 5 e il 6 settembre avrebbero massacrato, fino a ucciderlo,Willy Monteiro Duarte nella piazza di Colleferro, è un comportamento considerato “indegno anche da chi è dietro le sbarre. Ma il pericolo sarebbe anche per gli altri detenuti. A quanto riporta un articolo de Il Messaggero il temperamento violento dei due fratelli di Artena si sarebbe manifestato anche nei primi giorni reclusione. Tanto che la figlia di un detenuto marocchino ha scritto all’associazione Detenuti liberi protestando per il trattamento ricevuto dal padre mentre i Bianchi raggiungevano i parlatori attraverso il corridoio: “Lo hanno aggredito”. D’altra parte, la direzione carceraria era già stata messa allertata dagli avvocati dei due fratelli, preoccupati per possibili ritorsioni nei confronti dei loro assistiti. E anche il garante per i detenuti del Lazio, Stefano Anastasia, aveva constatato la problematicità della convivenza con gli altri detenuti.

Intanto si è sdoppiata l’indagine relativa al pestaggio. Gli accertamenti che puntano a definire nei minimi dettagli cosa è accaduto quella notte nella zona della movida viaggiano paralleli a quelli della Guardia di finanza e che riguardano i risvolti patrimoniali dei quattro, al momento accusati di omicidio volontario. Lo stile di vita dei “gemelli” Bianchi, viene sottolineato, non è conciliabile con quello di semplici titolari di un banco di frutta. Auto sportive, viaggi in località esclusive, vestiti firmati: dalle foto postate sui social network dai due esperti di arti marziali emerge infatti una vita extralusso che da subito ha insospettito gli inquirenti. Già nell’interrogatorio di convalida dell’arresto il gip ha chiesto agli indagati se percepivano il sussidio ricevendo però risposta negativa. “Non l’abbiamo mai chiesto e non sappiamo neanche cosa sia“, hanno fatto mettere a verbale. Parole che alla luce dell’attività svolta dalle Fiamme Gialle potrebbe portare a nuove contestazioni e nuovi profili penali. Nel passato dei due, il cui difensore ha rinunciato al ricorso al Riesame, ci sono almeno otto precedenti penali relativi ad episodi di rissa e spaccio di sostanze stupefacenti.

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