Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato la legge cosiddetta Semplificazioni accompagnandola però con una lettera di osservazioni indirizzata ai presidenti del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, della Camera dei Deputati, Roberto Fico, e al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Nella missiva il Colle spiega di aver firmato “soprattutto in considerazione della rilevanza del provvedimento nella difficile congiuntura economica e sociale”. Ma ammonisce il Parlamento a “operare in modo che l’attività emendativa si svolga in piena coerenza con i limiti di contenuto derivanti dal dettato costituzionale” e invita il Governo “a vigilare affinché nel corso dell’esame parlamentare dei decreti legge non vengano inserite norme palesemente eterogenee rispetto all’oggetto e alle finalità dei provvedimenti d’urgenza”.

Il problema è che ii il testo modificato dalle Camere contiene norme che modificano 15 articoli del Codice della Strada e dunque “non risultano riconducibili alle finalità” del decreto spiegate nel preambolo, cioè “agevolare gli investimenti e la realizzazione delle infrastrutture attraverso una serie di semplificazioni procedurali”.

“La legge – n. 400 del 1988, legge ordinaria di natura ordinamentale volta anche all’attuazione dell’articolo 77 della Costituzione, annovera tra i requisiti dei decreti legge l’omogeneità di contenuto”, ricorda il capo dello Stato. “La Corte Costituzionale ha in più occasioni richiamato al rispetto di tale requisito. Nel caso in esame attraverso un solo emendamento approvato dalla Commissione di merito al Senato in prima lettura, si è intervenuti in modo rilevante su una disciplina, la circolazione stradale, che, tra l’altro, ha immediati riflessi sulla vita quotidiana delle persone. L’emendamento è stato quindi trasfuso nel più ampio emendamento interamente sostitutivo dell’articolo unico del provvedimento, testo sul quale il Governo, sia al Senato che alla Camera, ha posto la questione di fiducia”.

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