Centinaia di migliaia di euro che ogni anno finivano sui conti dei fratelli Leonardi, i re dei rifiuti siciliani arrestati a giugno dalla guardia di finanza. A pagarli, sotto forma di affitto, era il ministero della Giustizia che, per la sezione Lavoro del tribunale di Catania, usa gli immobili di proprietà della Leonhouse Immobiliare. La società è tra quelle sequestrate nel secondo troncone dell’indagine Mazzetta Sicula che ha scoperchiato il sistema di corruzione con cui Antonello e Salvatore Leonardi si sarebbero garantiti, grazie alla complicità di alcuni funzionari, la possibilità di abbancare i rifiuti in discarica senza rispettare le prescrizioni in maniera ambientale.

Stando ai dati diffusi a inizio anno dall’Organismo congressuale forense (Ocf), la Leonhouse incassa dal ministero oltre 35mila euro al mese per l’uso di parte dei locali situati in via Guardia della Carvana. Tra i proprietari dell’immobile ci sono anche la Femacar, la Leocam e la Centro Turistico La Scogliera, tutte società (non sequestrate, ndr) riconducibili ai Leonardi che, negli anni, hanno deciso di investire nel mattone e non solo nella gestione della spazzatura. Nel complesso, secondo i calcoli effettuati dall’Ocf, l’importo complessivo dell’affitto a carico del ministero supera i 740mila euro. La notizia del sequestro e della nomina di un amministratore giudiziario, che garantirà il prosieguo dell’udienze, riporta l’attenzione sul tema dell’uso delle locazioni di immobili privati da parte della giustizia catanese. In totale in città si spende più di un milione e mezzo all’anno, anche se le cose potrebbero cambiare dopo la costruzione della nuova cittadella giudiziaria di cui è stato già approvato il progetto.

Il caso di via Guardia della Carvana aveva già fatto discutere nel 2013. La scelta dell’immobile in cui trasferire gli uffici arrivò fino in consiglio comunale, dove si dibatté sull’opportunità di fare svolgere i processi in aule situate in un piano seminterrato. Qualche anno dopo, invece, al centro dell’attenzione finì il tentativo di sfratto operato proprio dai Leonardi, nel frattempo subentrati nella proprietà dello stabile. I re dei rifiuti, infatti, lamentavano l’eccessiva morosità del Comune, all’epoca incaricato a far fronte all’affitto per poi chiedere in un secondo momento il rimborso delle spese al ministero.

Ma il motivo per cui nei mesi scorsi la Leonhouse – e con essa anche la Eta Service, l’altra società posta sotto sequestro – è finita sotto la lente degli uomini del Gico è un altro: i mezzi dell’impresa sono stati notati all’interno della discarica. Anzi, dagli accertamenti è emerso che era proprio la Leonhouse a lavorare nelle fasi di abbancamento dei rifiuti. Un contributo che per i magistrati è stato determinante nella commissione dei reati ambientali di cui sono accusati i fratelli Leonardi. Ma c’è di più: il rapporto tra la Leonhouse e la Sicula Trasporti, titolare della mega-discarica di Lentini, sarebbe stato viziato da escamotage che avrebbero garantito alla seconda la creazione di fondi neri. “I servizi forniti dalla Leonhouse Immobiliare (trasporto e noleggio mezzi) sono risultati sovrafatturati di almeno il 30 per cento – si legge nel decreto – In questo modo, la Sicula Trasporti, contabilizzando costi fittizi con queste fatture gonfiate, ha potuto creare disponibilità occulte di denaro”. Somme che, secondo gli inquirenti, gli imprenditori avrebbero sfruttato anche per remunerare i funzionari corrotti. Sono due quelli che sono stati arrestati a giugno: un dipendente dell’ex Provincia e un funzionario in servizio all’Arpa, l’agenzia deputata alla protezione ambientale. Entrambi sarebbero venuti meno ai propri doveri, garantendo controlli blandi e comunicando in anticipo le date delle ispezioni nella discarica. A poca distanza da dove la guardia di finanza ha trovato interrato oltre un milione di euro in contanti.

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