Lui, il ‘maritino d’oro’ non lo vincerà mai, qualsiasi elogio lei ne faccia. E lei non sembrerà mai una ‘soccer mom’, o una ‘suburban woman’, di cui cerca di (ri)conquistare il voto. Melania Trump è la moglie modella, la moglie trofeo, rigida e poco empatica, stranamente incapace di recitare e, quindi, in grado di smentire con il linguaggio del corpo quello che le sue parole dicono.

Melania e i figli delle altre mogli di Donald Trump difendono l’immagine del marito – la parola che ricorre più volte, nel discorso della first lady –, che “vuole solo il bene dell’America”, e del padre, vittima – dice Tiffany, la figlia di Marla, la seconda moglie – delle manipolazioni dei media. Eric, l’ultimo dei figli di Ivana, la prima moglie, accusa i democratici di “non sapere nulla di lavoratori e imprese”.

La ‘first lady’ meno amata del XX Secolo, che non sa fare le torte come Laura Bush e non è l’America solidale come Michelle Obama, ha una doppia ‘mission impossible’: fare apparire Donald come ‘uomo di famiglia’ e riscattare la sua gaffe della convention 2016, dove aveva fatto flop, con un discorso in parte copiato da quello fatto nel 2008 da Michelle Obama.

Questi alcuni dei passaggi ‘plagiati’: “La tua parola è un impegno. Se dici che farai una cosa, la devi fare. E tratti la gente con dignità e rispetto”. E ancora: “Abbiamo seguito questi valori e li abbiamo passati ai nostri figli, e vogliamo passarli alle generazioni che verranno, perché sappiano che l’unico limite alle loro conquiste è la forza dei loro sogni e la volontà di agire per realizzarli”. Meredith McIver, l’autrice del discorso, ammise le responsabilità, chiese scusa e si dimise.

Il riscatto le riesce, anche perché un elogio del genere di suo marito lo avrebbe potuto copiare solo da un discorso di suo marito. Il resto lo diranno i sondaggi fra alcune ore e il voto il 3 novembre. Ma i social non le sono feroci e non la ‘beccano’ – ingenerosamente – per l’accento inglese non sempre pulito, lei che parla correntemente cinque lingue.

Ma, questa volta, a creare apprensioni non è il discorso dal Giardino delle Rose della Casa Bianca, appena rinnovato: è un libro, l’ennesimo di una stagione editoriale ‘maledetta’ per i Trump. Melania sarebbe stata segretamente registrata mentre dice cose non lusinghiere sul conto del marito, di cui aveva appena ascoltato quelle che Donald definì “chiacchiere da spogliatoio” con il conduttore tv Billy Bush.

A mettere nelle peste Melania, è stata l’ex amica e confidente, Stephanie Winston Wolkoff, che, allontanata dalla Casa Bianca nel febbraio 2018, starebbe per rivelare in un libro come la first lady reagì al linguaggio maschilista del marito presidente e anche le relazioni non idilliache con Ivanka, sua figliastra, consigliera di Trump molto ascoltata, per molti la vera first lady di questa presidenza.

Il libro della Winston Wolkoff, intitolato Melania e io: ascesa e caduta di un’amicizia, sarà pubblicato il primo settembre da Simon and Schuster, che, dopo i volumi al curaro di John Bolton, ex consigliere per la Sicurezza nazionale, e di Mary Trump, la nipote di Donald, ha pure pronto quello dell’avvocato paraninfo Michael Cohen.

In quasi quattro anni alla Casa Bianca, Melania, 50 anni, non è divenuta un’icona americana: ha talora avuto gesti d’insofferenza verso il marito, ad esempio sulla questione dei figli degli immigrati separati dai genitori, o sul portare la mascherina, che lei adottò per tempo; e ha talora rifiutato ostentatamente sue premure pubbliche, come il prenderla per mano. Ma è sempre rimasta ai margini del dibattito pubblico.

Melania è più popolare di Donald, ma è difficile che diventi, di punto in bianco, l’arma segreta d’una campagna elettorale con l’handicap dello svantaggio nei sondaggi da recuperare.

La seconda puntata della convention reality scorre su due binari, senza effetti speciali: c’è l’appello al voto delle donne e contro la violenza che, ancore in queste ore, scuote l’Unione, dopo nuovi casi di uccisioni o ferimenti di neri da parte della polizia; e c’è l’esaltazione dell’impatto internazionale dell’Amministrazione Trump, con la commistione “inconsueta” – notano Cnn e molti altri media – tra ruoli pubblici e ruoli politici: Pompeo, che avrebbe ambizioni presidenziali nel 2024, è il primo segretario di Stato dal dopoguerra a rivolgersi a una convention.

Melania, con un tailleur verde marcio che evoca una sahariana e ha qualcosa di militare, si tiene lontana dai toni aggressivi del marito e della convention: vuole essere pacata e rassicurante, anche se risulta un po’ fredda e poco espressiva, le mani ferme, il busto che dondola un po’, gli occhi che cercano a destra e sinistra telecamere che non ci sono, perché l’inquadratura è sempre di fronte. Imperfezioni tanto più sorprendenti che il discorso è registrato.

Donald, al posto d’onore fra il pubblico nel Giardino delle Rose, la guarda compiaciuto, sulle labbra sempre un mezzo sorriso. E, alla fine, si alza e la bacia, tra l’ovazione degli astanti. Ma i due, l’uno accanto all’altro, danno un’impressione più d’imbarazzo che di sintonia.

La first lady trasmette a un messaggio di unità – “Non attacco i rivali perché ciò significherebbe dividere il Paese” – ed esalta l’immagine di un marito che ha a cuore solo il futuro degli americani, donne, bambini, veterani, lavoratori, imprese: “Mio marito si batte per voi, non importa quello che dicono i media… Mio marito non è un politico tradizionale, gli piace agire… E’ una persona autentica, ci tiene, ha a cuore il futuro dell’America”.

L’ex modella di origini slovene – Knavs all’anagrafe, poi germanizzata Knauss – veste pure i panni (controversi) dell’emigrata entrata legalmente nell’Unione, dice basta a disordini e vandalismi in nome della giustizia: “Invece di buttare giù le cose riflettiamo agli errori del passato“, afferma, riferendosi alla guerra contro le statue e i simboli di un passato colonialista e schiavista.

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