“Se entro il 24 agosto non arriveranno i dispositivi di protezione individuale necessari a noi medici, non potremo iniziare a fare alcun test”. A cinque giorni dall’avvio della campagna di somministrazione volontaria dei test sierologici sui docenti e bidelli per sapere se sono entrati in contatto con il Covid-19, a suonare il campanello d’allarme è Giacomo Caudo, il presidente della Federazione italiana medici di famiglia (Fimmg), il sindacato di categoria più rappresentativo. Ma non è solo. Il 18 agosto il Sindacato medici italiani ha partecipato ad un tavolo al ministero della Salute proprio sul tema dei test sierologici ponendo un ulteriore problema: “Noi”, spiega il presidente Ludovico Abbaticchio, “siamo disponibili ma a patto che l’eventuale sanificazione dei nostri studi in caso di paziente affetto da Covid sia fatta dalle Asl e così anche l’esportazione quotidiana dei residui del test”. Insomma, i medici non devono essere obbligati “ad aderire alla campagna sui test capillari”. Lo Smi ha rimarcato che “è preferibile sottoporre il personale scolastico a sierologia venosa, all’interno dei distretti più sicuri per pazienti ed operatori”. Dal ministero al momento però, non sono state indicate alternative.

I medici di base: “Siamo preoccupati, a pochi giorni dall’inizio dello screening non abbiamo nemmeno il kit” – La settimana prossima dovrebbe partire lo screening come previsto dalla circolare del ministero della salute emanata il 7 agosto scorso, ma ad oggi i medici, è la denuncia della Federazione, non hanno ancora ricevuto né il kit necessario all’esame né guanti, camici monouso e mascherine Ffp2. Una denuncia che ricorda i momenti più critici della pandemia, quando proprio gli stessi medici di base avevano messo in guardia sulle poche protezioni. “Noi siamo come sempre pronti”, continua Caudo, “a fare il nostro dovere. Si tratta di un aggravio di lavoro, ma non ci tiriamo certo indietro. E’ tuttavia evidente che abbiamo bisogno dei dispositivi di protezione che sono utili sia per i medici sia per proteggere gli assistiti qualora vi sia un sanitario contagiato. Non manderemo certo a casa nessuno senza test ma questa non può essere la nostra risposta. Siamo preoccupati. A pochi giorni dall’avvio dello screening non abbiamo ancora ricevuto nemmeno i kit. Inoltre è chiaro che dovremo avere dai dirigenti scolastici l’elenco degli insegnanti e non che decideranno di fare il test perché noi abbiamo solo una scheda sanitaria dei nostri assistiti e non sempre sappiamo le loro professioni”.

Acquistati due milioni di kit, ora la partita è nelle mani delle Regioni – La macchina del Commissario straordinario per l’emergenza Covid 19 insieme a quella del ministero della Salute e dell’Istruzione è al lavoro da settimane su questa partita. L’ordinanza del 24 luglio scorso firmata da Domenico Arcuri, prevedeva l’acquisto di due milioni di kit che sono stati distribuiti alle Regioni entro il 10 agosto scorso. Mentre secondo la circolare del ministero della Salute del 7 agosto scorso sono le Asl ad “assicurare ai medici afferenti alle stesse la fornitura di adeguati dispositivi di protezione individuale (guanti, camici monouso e mascherine), in aggiunta a quelli ordinariamente forniti”.

Anche in questo caso il Commissario ha predisposto l’acquisto e ha già fornito alle Regioni il materiale necessario. E ora le Regioni devono organizzarsi per far partire la mappatura. Arcuri inoltre ha dato il compito al ministero dell’Istruzione di fornire alla Ragioneria dello Stato (titolare del sistema tessera sanitaria) l’elenco dei nomi dei maestri, dei professori e del personale Ata delle scuole: attività già effettuata da viale Trastevere nelle scorse settimane.

Chi sono i lavoratori coinvolti e come funzionerà – Si tratta di una gigantesca operazione che coinvolge il personale dei nidi, delle scuole dell’infanzia, delle primarie e delle secondarie pubbliche, statali, paritarie e private. Tutto, stando agli annunci, partirà il 24 agosto prossimo: i test saranno effettuati dai medici di base sino ad una settimana prima dell’inizio delle attività didattiche. Chi vorrà farlo dovrà prenotare telefonicamente l’esame così da permettere al medico di organizzare il servizio. Chi, invece lavora fuori sede e non avrà la possibilità di recarsi dal proprio medico, potrà chiedere che il test venga effettuato presso il dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria locale del territorio dove si trova la scuola di servizio. Per il personale che prende servizio successivamente all’inizio dell’anno scolastico i test saranno effettuati prima della effettiva entrata in servizio.

A quel punto i medici di base trasmetteranno i dati relativi all’esito dei test sierologici effettuati sui propri assistiti ai Dipartimenti di prevenzione delle Asl che a loro volta, li dovranno trasmettere alla Regione o alla provincia autonoma di appartenenza, in forma aggregata, per genere e fascia di età (18-34, 35-50, 51 e oltre). Quest’ultime invieranno il tutto all’Istituto Superiore di Sanità che informerà anche la Direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della salute.

Nell’eventualità in cui un soggetto risulti positivo al test sierologico, il competente Dipartimento di prevenzione provvederà all’effettuazione del test molecolare, possibilmente entro le 24 ore, e comunque non oltre le 48 ore, dall’esito del test sierologico, e agli ulteriori adempimenti di competenza.

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