Hanno cercato di lasciare l’Africa per arrivare in Europa, sono stati intercettati in mare e riportati in Libia. Poi, una volta sbarcati, hanno tentato di fuggire. La guardia costiera ha sparato: tre morti e quattro feriti. È la ricostruzione fornita dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) di quanto accaduto la scorsa notte a Khums, est di Tripoli, durante le operazioni di sbarco. A sentire l’Oim a perdere la vita sul luogo dello sbarco sono stati due migranti sudanesi, mentre un terzo connazionale è stato caricato su un’ambulanza della Croce Rossa, ma è morto durante il trasporto in ospedale. I quattro feriti, invece, sono stati portati in ospedali della zona, mentre la maggior parte dei sopravvissuti all’incidente è stata trasferita in centri di detenzione.

“Le sofferenze patite dai migranti in Libia sono intollerabili”, ha affermato Federico Soda, capo missione Oim, secondo cui “l’utilizzo di una violenza eccessiva ha causato ancora una volta delle morti senza senso, in un contesto caratterizzato da una mancanza di iniziative pratiche volte a cambiare un sistema che spesso non è in grado di assicurare alcun tipo di protezione”. L’Oim ha ribadito che “la Libia non è un porto sicuro” e lanciato nuovamente un appello all’Unione Europea e alla comunità internazionale “affinché si agisca con urgenza per fermare i ritorni in Libia di persone vulnerabili”. “È necessario mettere in atto – ha detto Soda in una nota – un sistema alternativo che permetta che le persone soccorse o intercettate in mare siano portate in porti sicuri. È altresì necessario che ci sia una maggiore solidarietà tra gli Stati europei e gli Stati mediterranei che si trovano in prima linea“.

Anche l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) “condanna la tragica perdita di tre vite e chiede un’indagine urgente sulla sparatoria”, si legge in una nota, contestualizzando il fatto che gli scontri sono avvenuti “dopo che oltre 70 persone erano scese da un’imbarcazione”. “Questo incidente sottolinea in modo evidente che la Libia non è un porto di sbarco sicuro”, ha dichiarato l’inviato speciale dell’Unhcr per la situazione nel Mediterraneo centrale, Vincent Cochetel. “C’è la necessità di aumentare la capacità di soccorso e di ricerca nel Mediterraneo, coinvolgendo anche navi delle ong, in modo da migliorare il livello delle operazioni di soccorso che permettano sbarchi in porti sicuri fuori dalla Libia. Inoltre serve una maggiore solidarietà tra gli Stati che si affacciano sul Mediterraneo”.

I numeri di questo esodo al contrario li ha forniti sempre l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Nei primi sette mesi di quest’anno, o almeno fino a ieri, sono stati 6.518 i migranti riportati in Libia dalla Guardia costiera del paese nordafricano: si tratta per la maggior parte di uomini (5.716), ma anche donne (462) e minori (340), tra cui 84 bambine. Questi dati sono contenuti nel bollettino settimanale dell’Oim diffuso su Twitter. In tutto il 2019 le operazioni libiche di recupero di migranti in mare avevano riportato in Libia 9.225 persone. Nel 2020 gli annegamenti sulla “rotta mediterranea centrale”, quella che dalla Libia porta all’Italia, sono stati finora 101 e 168 i migranti dati per dispersi, riferisce ancora la grafica Oim. In tutto l’anno scorso, nello stesso braccio di mare, i morti erano stati 270 e 992 i dispersi, ricorda l’agenzia Onu.

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