A Cuneo, quattro fratelli di 6, 11, 14 e 16 anni sono stati separati e rinchiusi in quattro differenti Case famiglia e i due maggiori hanno cominciato lo sciopero della fame perché vogliono tornare a casa dalla loro madre, accusata di alienazione parentale. Il terzogenito ha anche tentato la fuga dalla struttura perché voleva tornare a casa dalla madre e voleva vedere i fratelli. Il piccolo ha raccontato in una lettera la sofferenza per l’inspiegabile crudeltà della separazione dalla madre.

L’associazione Madri Unite contro la violenza ha promosso sui social una staffetta per lo sciopero della fame, alla quale hanno aderito Fiorella Mannoia e Veronica Giannone. I fatti sono stati presentati durante la conferenza stampa “Le ombre del sistema affidi. Il caso di quattro fratelli di Cuneo collocati in casa famiglia. Quando la legge diventa un mezzo per punire i minori e non per tutelarli” organizzata alla Camera dalla deputata Veronica Giannone. Era presente la madre dei ragazzi accompagnata dal suo avvocato, Domenico Morace del Foro di Bologna.

Aumentano ogni giorno le denunce pubbliche sul fallimento del sistema giustizia che sta naufragando e colpisce duramente le madri e i bambini che svelano violenze e maltrattamenti. A quanto mi sembra, lo Stato italiano non protegge più le vittime ma le punisce come accadeva nei decenni passati, quando i “panni sporchi” dovevano essere nascosti e il silenzio omertoso doveva calare tra le mura domestiche.

Quella che per me è l’evidente restaurazione del potere assoluto del padre si intreccia spesso a bassi interessi monetari. Durante la conferenza stampa, Veronica Giannone ha denunciato conflitti di interesse: “Stiamo lavorando ad una riforma del sistema. Ci sono consulenti tecnici che quando svolgono l’incarico di Ctu sostengono l’esistenza della alienazione parentale e quando svolgono l’incarico di Ctp ne negano l’esistenza. Ci sono tutori che chiedono ai genitori rimborsi spese di 1600 euro mensili anche se hanno visto i minori solo due volte; e ci sono curatori speciali, nel 99% dei casi avvocati, che nominano se stessi come legali dei minori e chiedono rimborsi allo Stato per il ruolo svolto come curatore e presentano fatture ai genitori in qualità di avvocati dei figli. Infine non c’è nessun controllo sula formazione e i requisiti dei servizi sociali”.

Il caso dei fratelli di Cuneo è “violenza dello Stato”, dice la deputata Giannone.

Questi i fatti. Nel settembre del 2018, una madre raccoglie la testimonianza della figlia che rivela di essere stata toccata nelle parti intime dal padre. Da quel momento comincia la via crucis per lei e i suoi figli. Una denuncia penale e un importante quadro accusatorio portano al divieto del padre di avvicinare i figli, una perquisizione nella casa paterna fa scoprire foto intime di uno dei ragazzi. C’è anche una confessione scritta dall’uomo sugli atti commessi nei confronti della figlia, eppure il tribunale civile di Cuneo, al quale la madre si è rivolta chiedendo l’affido esclusivo dei figli, nomina una Ctu per valutare la capacità genitoriali di entrambi i genitori.

L’iter si conclude con la diagnosi di alienazione parentale e il tribunale stabilisce che i bambini siano collocati a casa dei nonni paterni, ovvero dei genitori dell’uomo accusato di abusi sessuali. I ragazzi, racconta l’avvocato Domenico Morace, denunciano di subire pressioni di nonni paterni affinché ritrattino la loro testimonianza. Un carabiniere intervenuto una sera a casa dei nonni dice per sette volte ai ragazzi (c’è una registrazione) che “saranno allontanati dai nonni, separati e rinchiusi in Case Famiglia”.

E’ una profezia che si avvera a luglio: da allora sono chiusi in casa famiglia “senza possibilità di comunicare con pc o cellulari, senza libri, senza poter ascoltare la madre, come fossero al 41 bis”. La più piccola ha solo sei anni e nessuno di loro è mai stato visto o ascoltato dai giudici in violazione delle Convenzioni Internazionali e della legge 54/2006 che impone di ascoltare i maggiori di 12 anni e di valutare la testimonianza dei più piccoli.

Le conclusioni dell’avvocato Domenico Morace sono durissime: “E’ stato violato il diritto alla fratellanza di questi ragazzi. Chiedo pubblicamente al presidente dei tribunale dei minori del Piemonte e Valle d’Aosta se nel pregiudizio mostrato chiaramente dai magistrati che hanno deciso su questo caso abbia avuto un peso la stima per Don Domenico Ricca, cappellano del carcere minorile di Torino, nonché zio del sospetto pedofilo. Chiedo perché sia stata ignorata la richiesta che i ragazzi tornassero a casa con la madre fatta a maggio dal pubblico ministero Pietro Moscianese Santori che ha depositato una perizia della neuropsichiatria infantile. Questa relazione non ha ricevuto un rigo di risposta e il tribunale ha giustificato il provvedimento di allontanamento dei minori utilizzando tre note dei servizi sociali, datate gennaio 2020 ignorando totalmente la relazione della neuropsichiatria scritta nell’aprile 2020. Qual è lo scopo di questo provvedimento se non punire i ragazzi inducendoli a ritrattare?”

Ci sarà ancora l’ennesimo muro di gomma o lo Stato italiano rispetterà i diritti di questi ragazzi agli arresti chiusi in case famiglia facendoli tornare dalla madre? Perché nessuno ferma lo scempio di diritti che sta avvenendo nei nostri tribunali? Facciamo sentire la nostra voce, aderiamo allo sciopero della fame, sosteniamo questi quattro ragazzi che sono anche figli nostri.

@nadiesdaa

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