Grandi manovre nell’attesa, che si spera breve, del vaccino anti Covid. Ieri gli Stati Uniti hanno siglato un accordo da 2 miliardi di dollari con il colosso farmaceutico Pfizer per assicurarsi 100 milioni di dosi. Permetteranno di immunizzare al virus 50 milioni di americani, attraverso un trattamento strutturato in una doppia inoculazione . Il costo è quindi di 20 dollari a dose (18,4 euro), un valore che secondo gli esperti potrebbe diventare una sorta di benchmark per il costo del farmaco, a cui potrebbero fare riferimento anche altri produttori. Si tratta infatti del primo accordo in cui viene fissato un prezzo preciso per il vaccino, una volta che sarà disponibile. Il governo statunitense comunque verserà i soldi solamente una volta che il farmaco sarà disponibile e avrà passato tutti test che ne garantiscano efficacia e sicurezza, e ha un’opzione per richiedere fino a 500 milioni di dosi.

GLI ALTRI ACCORDI: Diversi governi hanno già stretto accordi con i produttori che sembrano essere più avanti nello sviluppo del vaccino, i cui tempi restano comunque incerti. La stessa Casa Bianca ha stretto accordi anche con Moderna e Johnson & Johnson, oltre che con AstraZeneca che sviluppa il farmaco insieme all’università di Oxford. In questo caso si tratta però di risorse stanziare per finanziare la ricerca e lo sviluppo, non per l’acquisto del prodotto finito. Sullo stesso sentiero si sono mossi in questi mesi anche Unione europea e singoli paesi del Vecchio Continente, tra cui l’Italia. La Commissione Ue ha raccolto un tesoretto da quasi 7,5 miliardi di euro da destinare a sviluppo, acquisto e distribuzione dei vaccini. Oggi la Gran Bretagna ha annunciato che investirà 100 milioni di sterline (114 milioni di euro) per costruire un laboratorio destinato allo sviluppo di farmaci anti-Covid. Governi, istituzioni e le stesse case farmaceutiche hanno ripetutamente assicurato che, qualora un vaccino dovesse arrivare sul mercato, non si creerà una situazione di sommersi e salvati, in cui i cittadini dei paesi ricchi potranno assicurarsi la cura mentre le popolazioni degli stati più poveri dovranno mettersi in fila e aspettare. Vedremo se alle belle parole seguiranno in fatti.

LA POLIZZA PER IL TRASPORTO – Nel frattempo il gruppo assicurativo Lloyd’s di Londra ha annunciato che inizierà a fornire coperture assicurative per il trasporto dei vaccini nei paesi a basso reddito. Il viaggio dei farmaci è infatti un passaggio molto delicato, con alti rischi che il prodotto si deteriori durante il tragitto a causa di temperature non conformi e altri errori procedurali. Secondo alcuni studi quasi 2 vaccini su 5 arrivano nei paesi destinatari avendo subito un errato trattamento termico con un’alterazione della cosiddetta catena del freddo. In molti casi questo pregiudica l’efficacia del medicinale.

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