“Un fatto enorme e gravissimo che ricorda la vicenda di mio fratello Stefano”. Ilaria Cucchi, sorella di Stefano che fu arrestato da carabinieri che lo scorso novembre sono stati condannati per il suo pestaggio, commenta così l’indagine della Procura di Piacenza che coinvolge alcuni carabinieri accusati, tra l’altro, di traffico di droga, estorsioni e tortura. “Bisogna andare fino in fondo – ha aggiunto Cucchi – non si facciano sconti a nessuno come hanno dimostrato magistrati coraggiosi nell’indagine sulla morte di Stefano. Basta parlare di singole mele marce, i casi stanno diventando troppi. Il problema è nel sistema: mi vengono in mente i tanti carabinieri del nostro processo che vengono a testimoniare contro i loro superiori e mi chiedo con quale spirito lo facciano quando poi spuntano comunicati dell’Arma subito dopo la testimonianza come nel caso del loro collega Casamassima”.

Intanto l’Arma reagisce: “Sono reati gravissimi e per questo procederemo con il massimo rigore – ha detto ieri il comandante generale dei Carabinieri Giovanni Nistri al Tg1 i – Episodi come questi intaccano la fiducia nell’Arma ma io devo parlare a tutela dei 100mila carabinieri che ogni giorno e ogni notte espletano il loro dovere al massimo delle loro possibilità. Quest’anno abbiamo avuto mille feriti e durante l’emergenza Covid 10 vittime e 800 contagiati. Speriamo che quello che viene fatto dai più possa cancellare nella memoria il male che è stato fatto, se verrà accertato, da chi non è degno di indossare questa divisa” . Intanto due stazioni mobili e 8 carabinieri saranno il presidio nella città emiliana dopo il sequestro della Stazione carabinieri di Piacenza Levante. La decisione è stata presa dal Comando generale dell’Arma “nel rispetto dei provvedimenti adottati dall’Autorità giudiziaria” per “continuare a garantire senza soluzione di continuità la funzionalità del presidio al servizio di quella collettività e per la tutela della legalità”. Sì perché per la prima volta in Italia una caserma dei carabinieri è finita sotto sequestro.

Intanto la Procura Militare di Verona ha aperto un fascicolo d’indagine. “Al momento si tratta di atti relativi al fatto”, ha riferito il procuratore Militare, Stanislao Saeli, il quale ha aggiunto di aver “proceduto sulla base dei provvedimenti cautelari emessi dalla Procura della Repubblica di Piacenza, da cui sembrano già emergere estremi di reati militari. Agiamo in perfetta sintonia con i colleghi della Magistratura ordinaria per ottimizzare le attività di indagine“. La Procura militare di Verona ha competenza sui reati militari commessi nelle regioni Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino Alto-Adige, Veneto, Friuli Venezia-Giulia, Emilia-Romagna.

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