È rimasto con la coda impigliata nelle reti. Da due giorni la Guardia Costiera e alcuni biologi stanno cercando di liberare un capodoglio di dieci metri intrappolato nelle reti da pesca illegale al largo delle Eolie. L’avvistamento è stato fatto l’altro ieri, grazie alla segnalazione di alcuni diportisti. E le operazioni per liberarlo vanno avanti da domenica. “È particolarmente agitato – aveva detto ieri il biologo Carmelo Isgrò – e l’operazione è rischiosa. Dopo le 24 ore riteniamo che accuserà un po’ di stanchezza e quindi faremo in modo di liberarlo”. Dall’inizio dell’anno è stata molto intensa l’attività operativa della Guardia Costiera nel contrasto alla pesca illecita, soprattutto in specifiche aree dove il fenomeno risulta più accentuato. Dal mese di gennaio 2020 a oggi in quel tratto di mare la Guardia Costiera ha eseguito in totale 30 missioni, che hanno portato al sequestro di oltre cento chilometri di reti irregolari, analoghe a quella in cui è rimasto impigliato il capodoglio.

“Un altro capodoglio vittima di una rete, il secondo al largo delle Eolie”, ha scritto Greenpeace in un comunicato, “è inaccettabile che questa specie sia minacciata da reti che sono illegali in Italia da circa 20 anni, ma che alcuni continuano a usare impunemente. Il periodo in cui solitamente vengono usate è cominciato da poche settimane e abbiamo già due vittime – spiega Greenpeace – Proprio in questo periodo l’anno scorso una madre e un piccolo erano stati ritrovati morti intrappolati al largo di Ventotene. È ora che la ministra Teresa Bellanova si attivi per vietare tutte le reti derivanti, ed evitare che una falla legislativa copra ancora l’uso di questi strumenti fuori legge”.

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