Nel giorno in cui il Consiglio superiore della magistratura presieduto dal capo dello Stato Sergio Mattarella nomina il nuovo Primo presidente di Cassazione e la sua vice (per la prima volta una donna), il mondo della giustizia italiano è in fibrillazione anche per altre due decisioni. Domani il gip di Perugia è chiamato a valutare l’eventuale trascrizione di oltre 200 intercettazioni telefoniche dell’ex presidente dell’Anm Luca Palamara, al centro di un’inchiesta per corruzione. Se dovesse dare il via libera, gli audio potrebbero confluire in un eventuale fascicolo processuale. Intanto sempre il Csm ha deciso di ricollocare in servizio l’ex capo del Dipartimento di amministrazione penitenziaria Francesco Basentini, dimessosi dall’incarico dopo le polemiche legate alle scarcerazione dei boss mafiosi a causa del coronavirus. Una vicenda di cui si era dibattuto molto nel corso della trasmissione televisiva Non è l’arena condotta da Massimo Giletti. E proprio il giornalista fa sapere di essere stato citato in giudizio da Basentini. Nell’attesa di chiarirne le motivazioni, il magistrato – che prima di arrivare al Dap era in forze alla procura di Potenza – tornerà a vestire i panni di pm presso la procura di Roma.

Per quanto riguarda il caso di Luca Palamara, c’è grande attesa su quello che deciderà il Gip al termine di mesi di polemiche riguardanti gli incontri dell’ex leader della corrente Unicost con magistrati e politici e le chat pubblicate sui giornali. L’accusa ha chiesto di trascrivere circa 100 audio, compresi una ventina realizzati grazie al famoso trojan inoculato nel cellulare di Palamara. Altrettante sono quelle per cui sollecita la trascrizione l’ex pm romano, ora sospeso dalle funzioni e dallo stipendio. La difesa in realtà ha presentato al giudice una memoria per chiedere un rinvio dell’udienza, ritenendo che non sia stato “messo a disposizione tutto il materiale intercettato, specie quello con il trojan”. Ma non è detto che il gip deciderà di accoglierla. In aula è stata annunciata la presenza dello stesso Palamara.

Sul fronte del Csm – istituzione terremotata dallo scandalo scoperchiato dalle chat delle toghe – la conferma del reintegro di Basentini in realtà è arrivata dal plenum un po’ a sorpresa. Il 24 giugno scorso la pratica era stata bloccata, e rinviata in terza commissione, dopo la trasmissione a Palazzo dei Marescialli di una nota firmata dal senatore Michele Giarrusso. Nel documento in sostanza si chiedeva ai consiglieri di valutare l’eventuale compatibilità di Basentini con la procura di Roma (dove oggi è stato indirizzato), a fronte delle “notizie di stampa” a suo carico. Dopo gli approfondimenti richiesti “non sussistono ostacoli al ricollocamento in ruolo”, come ha spiegato in plenum la presidente della terza commissione la togata Paola Braggion.

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