Il nuovo Primo presidente della Cassazione, Pietro Curzio, “saprà svolgere l’impegnativo incarico con consapevolezza e lungimiranza, contribuendo a promuovere quel rinnovamento nel governo autonomo di cui vi è necessità da tutti avvertita”. Usa parole precise il capo dello Stato Sergio Mattarella nel corso della plenum del Consiglio superiore della magistratura che ha dato il via libera alla nomina. La carica di Presidente aggiunto della Suprema corte, invece, va a Margherita Cassano. 64 anni, già a capo della Corte d’Appello di Firenze, è la prima donna a ricoprire un ruolo così elevato nella storia della Cassazione. La cerimonia si è svolta per l’occasione nel Salone delle feste del Quirinale e non poteva mancare, da parte del presidente della Repubblica, un nuovo richiamo alla correttezza delle toghe dopo lo scandalo delle correnti – emerso con il caso Palamara – che ha travolto il mondo della giustizia italiano.

“L’esercizio sapiente e corretto della discrezionalità amministrativa consente di selezionare tempestivamente, con cura e obiettività, i dirigenti degli uffici giudiziari“, ha aggiunto Mattarella nel corso del suo intervento. “Ad essi spetta un ruolo di rilievo nel percorso di rinnovamento perché compete loro promuovere moduli organizzativi efficaci attraverso i quali possono dare concretezza a principi di irrinunziabile autonomia e indipendenza della magistratura“. Il capo dello Stato ha poi fatto le congratulazioni a Pietro Curzio per il passaggio da presidente di sezione a primo presidente della Suprema corte, una proposta già deliberata dalla Quinta commissione del Csm e ratificata oggi durante il plenum. I consiglieri si sono espressi in modo quasi unanime: a entrambe le votazioni si è astenuto solo il consigliere laico della Lega Stefano Cavanna. “Desidero anche esprimere un sincero apprezzamento per il modo in cui il Consiglio superiore è giunto all’ampia condivisione della nomina”, ha commentato Mattarella che come di consueto si è astenuto dall’esprimere una preferenza fra i candidati.

Curzio subentra a Giovanni Mammone, primo presidente della Cassazione dal gennaio 2018 e prossimo alla pensione. A lui è andato il ringraziamento dell’inquilino del Colle “per l’impegno profuso nella sua lunga eccellente, apprezzata attività di magistrato” e per aver agito all’interno del Csm “senza alcun condizionamento e con equilibrio“. Proprio Mammone si è ritrovato ad affrontare la tempesta del caso Palamara all’interno del comitato di presidenza di Palazzo dei Marescialli (di cui fanno parte il vicepresidente del Csm, il Primo presidente della Cassazione e il Procuratore generale della stessa Corte). Apprezzamenti anche dalla seconda carica dell’organo di autogoverno delle toghe David Ermini, secondo cui Mammone è un “modello di magistrato lasciato ad esempio alle giovani generazioni”. Un giudice “pienamente collocato nel contesto europeo, consapevole della necessità del dialogo e della cooperazione tra le diverse Corti, nazionali e sovranazionali”.

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