Cinema

In viaggio verso un sogno, una favola ritmata e sorprendente tra Huckleberry Finn e Rain Man – La clip

Il film, con Shia LaBeouf e Dakota Johnson, è uno di quei lavori che sulla carta ti fanno subito nascere il sospetto ricattatorio: c’è un ragazzo protagonista con la sindrome di Down, chissà quanta artificiosa ipocrisia sul tema. E invece no

di Davide Turrini

Un po’ Huckleberry Finn, un po’ Rain Man, e alla fine ne vien fuori un delicato e divertente buddy movie. In viaggio verso un sogno, titolo originale Peanut Butter Falcon, nelle sale quantomeno “virtuali” dei cinema italiani dal 15 giugno, è uno di quei lavori che sulla carta ti fanno subito nascere il sospetto ricattatorio: c’è un ragazzo protagonista con la sindrome di Down, chissà quanta artificiosa ipocrisia sul tema. Invece no. La materia delicata dell’handicap si stempera intanto in una omogenea ripartizione di caratteri in scena e nella costruzione di un’atmosfera peculiare e credibile.

Insomma, non c’è solo l’anelito bizzarro emancipatorio di Zack (Zack Gottsagen), un ragazzotto, rinchiuso in mezzo ad anziani non autosufficienti in una casa di cura, che vuole diventare un eroe del wrestling seguendo la scuola del suo campione preferito Salt Water Redneck, una specie di triste e scalcagnato Hulk Hogan in pensione. A orientare lo sguardo e la storia di In viaggio verso il sogno partecipano sinceramente alla fuga verso il sud, dalla Carolina del Nord alla Florida, in mezzo a paludi, capanni, piantagioni di canne da zucchero e pannocchie, anche Tyler (Shia LaBeouf), un pescatore di granchi psicologicamente alla deriva dopo la morte del fratello e pronto a provocare violentemente i dirimpettai concorrenti; ed Eleanor (Dakota Johnson), la bella volontaria del centro anziani dove è rinchiuso Zack costretta ad andare a recuperarlo.

Nello script vengono architettati intrecci, scontri, incontri casuali e curiosi, rimescolamenti di senso e prospettiva, tanto che la coppia, Zack e Tayler, diventerà un ulteriore stimolante terzetto proteso verso il desiderio semplice del ragazzo. Ne esce una favola bayou ritmata al suono di banjo, piedi scalzi e sudore sulla fronte, finale sottilmente sinistro sul ring con vecchie glorie apparentemente spompate del wrestling, con un LaBeouf superlativo a fungere da duro col cuore tenero (guardatelo quando sbircia da sotto il berretto la Johnson, così intimamente nudo, vulnerabile e innamorato) e Gottsagen emotivamente persuasivo. Quest’ultimo è stato individuato dai registi del film, Tyler Nilson e Mike Schwartz, in una scuola d’attori con disabilità e per lui hanno scritto questo sceneggiatura e organizzato il progetto. Peanut Butter Falcon è l’identità “misteriosa” che Zack assume con il costume da wrestler, sovrapposizione classica tra atleta e personaggio come per tutto il circo della lotta statunitense che ci ha accompagnato anche in Italia tra anni ottanta e novanta. Apparizione sorniona di Bruce Dern. La Johnson, comunque, ca va sans dire, finisce ammanettata anche in questo film.

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