“Prima di Mike Bassett c’era Oronzo Canà”. Potremmo chiuderla qui. Dopo mesi di Kitikaka è evidente che qualcosa nel mondo del calcio, e del giornalismo sportivo, è cambiato. Il blasonato Guardian che si eccita solo di fronte a Twin Peaks cita L’allenatore nel pallone. E lo fa elogiandone le qualità comiche ed ergendolo a fonte d’ispirazione di un filmetto inglese che potete trovare perfino su Youtube gratuitamente: Mike Bassett – England Manager. Produzione del 2001 che vede protagonista Ricky Tomlison. Guarda caso un ometto tozzo, basso, goffo, grossolanamente alla Banfi/Canà. Quest’ultimo, ricordiamolo, proprio nel cult di Sergio Martino del 1984, mentre fa una dichiarazione d’amore paterno per Aristoteles sul treno in partenza, viene scambiato per omosessuale e appellato dal capotreno come “grass, pelato, brut, che schifo, culatun”.

Di elementi comuni tra i due film, a parte la stazza del protagonista, sembrano essercene pochi. Bassett, allenatore del Norwich, una squadra esistente (e non meravigliosamente inventata come la Longobarda) viene chiamato nientemeno che a dirigere la nazionale inglese perché il precedente mister ha avuto un infarto. Non ci sono, insomma, improvvise telefonate casalinghe, suocere canterine, eccentricità varie. Non ci sono Giginho e Bergonzoni (Gigi e Andrea), non c’è Mara Canà (Giuliana Calandra), ma una signora tutta compunta che un po’ si imbarazza parlando del marito ad un petulante giornalista televisivo. Ma soprattutto Tomlison/Bassett non è un comico d’impatto, devastante, tritatutto, di sfondamento e movimento in scena come il Banfi/Canà de L’allenatore nel pallone.

Inoltre la performance burrosa e statica di Tomlison non vale nemmeno un’unghia incarnita dell’armonioso saltellare di Banfi sulla panchina durante i match o nei tunnel per gli spogliatoi ad asciugarsi la “chepa”. Pensate: Bassett è uno che legge Kipling (e lo cita), e fa pure palleggi alla Maradona. Ma che scherziamo? E la bi-zona? E il 5-5-5? Qui nella versione inglese si scherza col fuoco enumerando un “4-4-fottuto-2”. Yawn, che sbadigli. Oronzo Canà, pur ispirato al vero Oronzo Pugliese, è una figura mitologica della comicità italiana proprio per la sua apparente inettitudine, per il suo prendersi sul serio anche se il presidente Borlotti l’ha voluto proprio per il contrario: contattare un allenatore mediocre per far tornare la squadra subito in B ed evitare costi eccessivi. Canà non ha il carisma del barone Liedholm, non ha la grinta del Trap, e vuole in diretta tv “picchiare” De Sisti (intraducibile in inglese quel “io picchio De Sisti”, dove il nome proprio dell’allenatore viola diventa verbo coniugato in prima persona).

E a proposito di intraducibilità. Nicky Bandini, l’autore del pezzo pubblicato dal Guardian, spiega che una vhs ha stazionato nell’archivio di casa sua per decenni, visto che quelle videocassette “sembravano giusto rappresentare l’entusiasmo di mio padre italiano per Goldie Hawn” e che il titolo è stato tradotto come L’allenatore sulla spiaggia (Trainer on the beach) perché l’espressione “nel pallone” era per l’universale lingua inglese impossibile da tradurre. “Nonostante tutti i suoi difetti – sessismo, omofobia, transfobia e un grossolano misunderstanding su un portatore di handicap – non posso negare di essere rimasto incantato quando l’ho rivisto per la seconda volta – ha spiegato Bandini – L’Allenatore nel Pallone è un film del suo tempo, ma ha anche saputo anticipare molti temi che poi si sono affermati successivamente, a partire dal porre i calciatori dalla loro vita reale alla sfera dell’intrattenimento come mai era accaduto prima”. Bandini fa poi riferimento ai cosiddetti “Carry On movies”, una serie di film comici britannici prodotti con regolarità seriale fin dal 1958 e imperniati su allusioni e doppi sensi, vagamente simili alla commedia sexy italiana che imperversò con successo popolare tra fine Settanta e inizio Ottanta.

Solo che davvero, L’allenatore nel pallone di fronte alla noia di Mike Bassett è un film da premio Oscar. Solo la folle escursione brasiliana alla ricerca di un talento, ma finita nella sala operatoria di un certo dottor Socrates (non il calciatore), autentica perla del film di Martino, nel film inglese diventa una serissima trasferta per i Mondiali. Competizione che peraltro vede gli inglesi di Bassett in semifinale. Quando invece Canà andando contro le scelte della presidenza faceva scatenare il bomber Aristoteles salvando la Longobarda dalla retrocessione. “Mi avete preso per un coglione?”. “Ma no sei un eroe”. “Mi avete preso per un coglione?”. “Ma no sei un eroe”. “Mi avete preso per un coglione! sotto la meno, mi fa male!”. Ora manca solo il restauro in 4k con relativa serata d’onore e red carpet al Festival di Cannes.

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