Ai lettori del Fatto devo una risposta. Il post dell’11 aprile, nel quale descrivevo alcuni investimenti necessari nella Fase II (riapertura), lasciava in sospeso la fatidica questione (sollevata da molti nei commenti): dove trovare i soldi? La risposta è uscita il 17/4 sul Sole e su Braveneweurope.

Fa una strana sensazione vedere spagnoli e francesi assumere la difesa dell’Italia in Europa. I primi hanno interessi simili. I secondi si rendono conto che l’Italia – con le regole attuali – non può più sopravvivere nell’euro; e perdere l’Italia genererebbe molti dubbi sull’euro in tutta l’Europa.

Il governo italiano, intanto, discute appassionatamente di quisquilie: Eurobond, MES, ecc. Se qualcuno ha ancora dubbi dopo la lettura del mio pezzo sul Sole, legga Martin Wolf, Financial Times del 21/4: “The ESM seems irrelevant. Its firepower is far too small. So it matters only to the extent that it might trigger the ECB’s Outright Monetary Transactions programme… a common financial instrument (“coronabonds”)… will not happen… It is debt’s costs, not its levels, that determines sustainability”. Tradotto: siamo in mano agli strozzini; la Bce è l’unica banca centrale al mondo che lo consente; e a noi sembra andar bene così.

Il nostro problema di governance economica nasce, credo, da un micidiale mix di parziale incompetenza e ideologia. L’ideologia mette l’euro davanti agli interessi del Paese. Perciò, a livello politico, l’Italia non può chiedere all’Europa il minimo sindacale, che chiede Martin Wolf: una Banca Centrale che faccia il suo mestiere fino in fondo. Anzi!

L’ideologia s’inalbera nella retorica: “dove saremmo senza la Bce?”. Non so dove saremmo: forse, banalmente, dove sono la Polonia, la Svizzera, la Svezia, il Giappone, e gli altri paesi normali? Ma so che in questo modo finiremo legati mani e piedi nelle mani dei creditori. Sia chiaro: non si tratta per noi di uscire dall’euro a tutti i costi ed in qualsiasi modo, aggiungendo disastri a disastri. Si tratta di mettere sul tavolo tutte le opzioni, con la competenza necessaria per gestire in sicurezza i relativi passaggi.

L’improvviso fiorire di affollate, effimere, task-force governative evidenzia il fallimento della PA italiana nella valorizzazione del capitale umano. L’alta competenza strutturata – Policy Unit, nuclei tecnici autonomi – è stata sempre perseguitata, soppressa, e destrutturata. E ora? Meglio tardi che mai? Dopo la débâcle di febbraio/primi di marzo, il governo ha recuperato sull’emergenza sanitaria, affidandosi alla Scienza. Non sarà perfetta, la Scienza, ma sempre meglio dell’approssimazione dei tuttologi.

Resta però il dubbio sui ministri della Salute e dell’Economia, e della loro statura rispetto a una crisi epocale. Loro coordinano gli esperti, loro fanno domande giuste o sbagliate, loro decidono la strategia. Teniamoci stretto Conte, ma gli altri? Dopo il disastro sanitario (in Italia come altrove), l’impostazione negoziale in Europa sta per provocarne un altro di tipo economico (solo in Italia). Già lo so: di questo passo finirò in galera per “allarmismo”.

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