Preghiamo oggi per i governanti che hanno la responsabilità di prendersi cura dei loro popoli in questi momenti di crisi: capi di Stato, presidenti di governo, legislatori, sindaci, presidenti di regioni. Perché il Signore li aiuti e dia loro forza, perché il loro lavoro non è facile. E che quando ci siano differenze tra loro, capiscano che, nei momenti di crisi, devono essere molto uniti per il bene del popolo, perché l’unità è superiore al conflitto”. Con queste parole Papa Francesco ha voluto nuovamente pregare per i governanti durante la sua consueta messa mattutina celebrata nella cappella della sua residenza, Casa Santa Marta. Parole che arrivano a 48 ore dall’inizio della fase 2, quella della convivenza col coronavirus, e che suonano come un nuovo attestato di fiducia al governo Conte dopo il caso-Cei e soprattutto dimostrano un’unità di intenti con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che nel messaggio del Primo Maggio ha chiesto “una leale collaborazione tra le istituzioni e nelle istituzioni”.

Nella sua omelia, Bergoglio ha spiegato che “un momento di crisi è un momento di scelta, è un momento che ci mette davanti alle decisioni che dobbiamo prendere. Tutti, nella vita, abbiamo avuto e avremo momenti di crisi: crisi familiari, crisi matrimoniali, crisi sociali, crisi nel lavoro, tante crisi. Anche questa pandemia è un momento di crisi sociale”. E ha aggiunto: “Nella mia terra c’è un detto che dice: ‘Quando tu vai a cavallo e devi attraversare un fiume, per favore, non cambiare cavallo in mezzo al fiume’. Nei momenti di crisi, essere molto fermi nella convinzione della fede. Questi che se ne sono andati, ‘hanno cambiato cavallo’, hanno cercato un altro maestro che non fosse così ‘duro’, come dicevano a lui. Nel momento di crisi c’è la perseveranza, il silenzio; rimanere dove siamo, fermi. Non è il momento di fare dei cambiamenti. È il momento della fedeltà, della fedeltà a Dio, della fedeltà alle decisioni che noi abbiamo preso da prima. È anche il momento della conversione, perché questa fedeltà sì, ci ispirerà qualche cambiamento per il bene, non per allontanarci dal bene”.

Dopo il duro e inedito scontro tra l’esecutivo, che non ha dato ancora il via libera alle messe coi fedeli ma solo ai funerali con al massimo quindici parenti, e la Cei, Bergoglio aveva sconfessato l’episcopato italiano: “In questo tempo, nel quale si incomincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena, preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e della obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni”. Affermazioni alle quali sono seguite quelle del segretario generale della Cei, monsignor Stefano Russo, con lo scopo di ricucire lo strappo con Palazzo Chigi: “Il confronto e il dialogo con le istituzioni governative, anche in qualche passaggio dai toni forti, non è mai venuto meno, all’insegna di una reciproca stima”.

Proprio per definire i prossimi passi e indicare una linea comune, il Papa ha ricevuto in udienza il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti. “Noi cristiani – ha sottolineato Francesco – dobbiamo imparare a gestire momenti di pace e momenti di crisi. Ambedue. Qualche padre spirituale dice che il momento di crisi è come passare per il fuoco per diventare forti. Che il Signore ci invii lo Spirito Santo per saper resistere alle tentazioni nei momenti di crisi, per sapere essere fedeli alle prime parole, con la speranza di vivere dopo i momenti di pace. Pensiamo – ha concluso il Papa – alle nostre crisi: le crisi di famiglia, le crisi del quartiere, le crisi nel lavoro, le crisi sociali del mondo, del Paese. Tante crisi”.

Twitter: @FrancescoGrana

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