Il 24 aprile leggo su Il Fatto Quotidiano l’interessante resoconto sull’accordo/disaccordo relativo al sostegno finanziario straordinario europeo, diventato indispensabile dopo il tremendo tsunami economico globale generato dalla pandemia del Covid-19.

E’ noto che molti italiani pensino ancora che tutta la colpa del nostro debito sia da attribuire al cambio iniziale della lira “troppo svalutata”. Gli economisti sanno che è vero il contrario. La svalutazione iniziale ci ha aiutato. Il problema è venuto dopo perché, con una moneta il cui cambio non poteva essere deciso da Roma ma da Bruxelles, gli altri guadagnavano dalle nostre merci svalutate, ma noi non potevamo più recuperare riallineando la nostra moneta che era anche la loro.

Questo piccolo, ma importante iniziale squilibrio, ha continuato a riprodursi e accumularsi, fino a diventare il grave peso che ci ritroviamo ora addosso.

Quindi se adesso i politici del Nord Europa accusano gli italiani di aver fatto le “cicale” mentre loro facevano sacrifici, fanno un grosso sbaglio. Hanno ragione solo se specificano che gli italiani sono stati guidati da politici “maldestri”, o succubi di ben celati “poteri forti”, ma questo riguarda i politici, non il popolo, che non sta certo finanziariamente meglio di chi ora li critica.

Essere deboli o creduloni non è una colpa grave per il popolo, se dall’altra parte (a Nord) chi critica non si vergogna di averne approfittato fino al giorno prima. E comunque, recentemente, l’Italia ha già prodotto una significativa e positiva svolta grazie alla vittoria politica, due anni fa, del Movimento 5 Stelle e alle sue politiche di rigore soprattutto intellettuale (che però in questo caso è persino più importante del rigore economico).

Tutta questa premessa è servita a liberare il tavolo dalla facili accuse fuori bersaglio. Continuando a pretendere la riduzione del debito senza individuarne e combatterne la vera causa non si farebbe altro che procrastinarne la sua presenza all’infinito. E con l’attuale pandemia globale che ha iniziato a dilagare, quel danno potrebbe addirittura crescere a dismisura.

Siamo già in piena recessione globale e qualcuno, come avevo già previsto il mese scorso, non ha perso l’occasione per far profitto con operazioni “short” estreme (come quella che ha fatto scendere il prezzo del petrolio fino al valore negativo di -37 dollari al barile) guadagnando quindi soldi a palate a danno di qualche sfortunato investitore (leggete se potete questo articolo di Bloomberg, perché quello che sta già accadendo in quel comparto petrolifero fa rabbrividire). E questi sono solo i primi lampi, la tempesta è appena iniziata.

Adesso sappiamo che i “falchi” del Nord Europa (specialmente Olanda, Germania e Austria) al bivio sulla scelta tra Eurobond e Mes, entrambi in discussione nel nuovo Recovery Fund europeo, non vogliono discutere di “sussidio” a fondo perduto. Per loro deve essere Mes, quindi un prestito a condizioni agevolate, ma che deve essere interamente restituito.

Un discorso che però sta bene in bocca ad avidi mercanti e banchieri, non a statisti illuminati. A confermare questo severo giudizio arriva anche lo stop sugli Eurobond, che sarebbero per la prima volta una Emissione rappresentativa dell’intera Europa, non di singoli Stati. Ma loro sono inopinatamente contrari anche a questo passettino avanti nella costruzione europea.

Ritorno quindi al mio post L’Europa dev’essere una famiglia, non una società per azioni, per ribadire che quando si pensa ad una Unione di Stati si deve dar più peso agli ideali che ai crediti.

Attualmente in campo finanziario globale abbiamo l’Euro, ma non l’Europa. Nei mercati finanziari esteri dicono Europa, ma pensano sempre di più “Germania”. E’ una anomalia pesante. Gli Eurobond perciò sarebbero non solo un incentivo contro la grave recessione che colpisce anche il nostro continente, ma anche un passo importante verso il perfezionamento dell’Unione Europea.

Chi vuole un Europa forte deve smetterla di sbirciare con l’occhio strabico il debito di questi o di quelli, siano essi spagnoli, francesi o italiani. Gli Stati Uniti d’America hanno 50 Stati ma il debito americano è unico. E la stessa cosa fanno anche tutte le altre Unioni o Federazione al mondo.

L’Europa può certamente avere maggiori problemi (lingue, cultura, storia, ecc.) ma non può rimandare all’infinito la necessità di completare le formalità di perfezionamento dell’Unione, perché il resto del mondo non aspetta. Alla fine di questa crisi o ci sarà l’Europa a competere con gli altri blocchi continentali, o verremo emarginati (perdendo quindi rapidamente anche tutte le conquiste sociali raggiunte nel secolo scorso).

Il maggiore indebitamento non può far paura perché lo stanno facendo tutti, persino più di noi europei. Il pericolo sarebbe non farlo. E sarebbe anche un grande pericolo pretendere di costruire una Europa dei popoli mettendo la palla al piede di quelli che pure ne sono tra i più importanti fondatori. Si arriverebbe, nel migliore dei casi, solo a spezzarla in due (come è già stato autorevolmente proposto da competenti economisti).

Se si vuole una Unione Europea il sostegno finanziario deve essere dato a fondo perduto (come sta facendo l’America con due trilioni di dollari e come si è fatto a lungo anche in Italia negli anni 70 e 80, gli anni migliori del dopoguerra in campo economico, con molte leggi che agevolavano diverse attività industriali, commerciali e anche agricole).

Quindi, per favore, chi vuole profittare della pandemia per mettere il cappio al collo degli altri la smetta di fingersi europeo. Europeo vero lo è solo chi accetta di esser parte di una patria più grande che si chiama Europa, senza mettere le catene agli altri.

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